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‘Si tagliano i sussidi senza badare a storia e produzione’

Finanziamenti cantonali decurtati per il Teatro delle Radici di Lugano. Una decisione che sta mobilitando il mondo della cultura

Cristina Castrillo durante l’incontro pubblico
(Ti-Press/Benedetto Galli)
4 maggio 2023
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A lanciare l'appello pubblicamente è stata Cristina Castrillo, fondatrice del Teatro delle Radici di Lugano nel 1980, che mercoledì ha voluto organizzare un incontro pubblico per discutere la decisione della Commissione Culturale Cantonale di decurtare il sostegno all'attività e di privilegiare, dai prossimi anni, i sussidi verso progetti non gestiti da persone in età pensionabile (mettendo di fatto a rischio la sopravvivenza della sala del Teatro). Una decisione che ha smosso l'intero ambiente culturale. «Siamo molto provati – ci dice Cristina Castrillo –. Siamo in parecchi e questa decisione, che pretende di aiutare le nuove generazioni, tocca tutti. Vedere così tante persone mi ha dato una sensazione di conforto in mezzo alla bagarre, perché ho visto spettatori che ci seguono da molto tempo e tante altre persone di teatro». A questo si aggiungono «lettere di sostegno e appoggio di colleghi e spettatori e a suo tempo abbiamo raccolto delle firme». Il sentimento comune, sottolinea Castrillo, è che «venga tolto qualcosa per darlo a qualcun altro, e vediamo se verrà dato, senza badare alla storia e alla produzione e con questi termini». La decisione di togliere il sostegno economico dopo più di 40 anni «mette a dura prova la nostra capacità di capire quale disegno di cultura rappresenti un principio che si sostiene sulla discriminazione dovuta all'età e non sulla storia». La prima decisione cantonale portava a una riduzione del 50% del sostegno. Decisione in parte rivista, ma senza modificarne i termini, dopo l'intervento del Teatro. Sono diverse le domande che, per Cristina Castillo, sono rimaste inevase. «Come è possibile che gente di cultura non abbia opposto resistenza, cercato altre vie o ci abbia convocato per spiegarci la situazione? Una cultura che non ascolta, non partecipa e non lotta per la cultura di tutti non può essere considerata tale». Dalla lettera firmata dall'ex Consigliere di Stato Manuele Bertoli ricevuta a marzo, il Teatro non ha più avuto contatti con Bellinzona. «Dopo il cambio istituzionale, sappiamo però che la signora Carobbio sta per indire una riunione con gli addetti ai lavori culturali», conclude Cristina Castrillo.

Demarta: ‘Troviamo insieme un modo per sbloccare la situazione’

L'ideatrice, fondatrice e direttrice di Poestate Armida Demarta ha voluto schierarsi pubblicamente con Cristina Castrillo. Era infatti presente alla serata di mercoledì e ha parlato della situazione inerente la politica culturale cantonale nel corso della presentazione della prossima edizione di Poestate, in programma dall'1 al 3 giugno. «Da anni siamo confrontati con una pessima politica culturale che crea un danno alla produzione globale – spiega Armida Demarta raggiunta da ‘laRegione’ –. Siamo in molti a sostenerlo, anche se chi preferisce non parlare perché ha paura di perdere anche quel poco che riceve, perché il problema è grosso e va affrontato». Questo perché in Ticino «ci sono tante attività in tutte le produzioni artistiche, indipendenti e non, e andando avanti così non si farà altro che peggiorare la situazione». I contributi, aggiunge Demarta, «devono essere distribuiti in basso perché il rischio è che diverse produzioni culturali vadano a morire perché molta gente lascia». A questo si aggiungono le sponsorizzazioni, «che privilegiano chi ha già i milioni», e anche i media che «danno grandissima visibilità a quegli entourage e pochissima agli altri». L'appello di Armida Demarta è quindi quello di «trovare insieme un modo per sbloccare questa situazione: non possiamo più andare avanti così perché già la situazione complessiva che stiamo attraversando non è buona. Ed è soprattutto imbarazzante e inaccettabile che in un settore come quello della cultura si venga a parlare di età, come è successo al Teatro delle Radici, quando abbiamo personalità arrivate fino a 80-90 anni che possono dare ancora molto al mondo della cultura».

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