Luganese

‘Mezhde deve restare’: consegnate le firme contro l’espulsione

Le sorelle della 32enne curda che rischia di lasciare la Svizzera con il marito e i figli hanno consegnato a Palazzo delle Orsoline le oltre 1’000 firme

Una delle sorelle, con il cancelliere di Stato Arnoldo Coduri
(Ti-Press)
16 febbraio 2023
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Mille volte ‘Mezhde e la sua famiglia devono restare’. Tante sono le adesioni raccolte nelle scorse settimane dalle sorelle della 32enne curda irachena che con il marito e i figli di 8 e 4 anni rischia di essere espulsa dalla Svizzera. Le firme sono state portate oggi a Bellinzona, a Palazzo delle Orsoline, e consegnate al cancelliere di Stato Arnoldo Coduri, alla presenza di alcuni politici che hanno abbracciato la causa. Tra questi: Anna Biscossa, Fabrizio Sirica e Yannick Demaria (tutti Ps), nonché Samantha Bourgoin (Verdi).

Più in Svizzera che in Iraq

In estrema sintesi, ricordiamo che la donna ha trascorso diciassette dei suoi trentadue anni di vita a Lugano. I primi dodici (dal 2000 al 2012, fra i 9 e i 21 anni d’età) dopo essere fuggita assieme a tutta la famiglia durante il regime di Saddam Hussein. Essendo nata in un campo profughi in Iran durante la Guerra del Golfo non è in possesso di un regolare atto di nascita e questo è uno dei motivi per i quali non è diventata svizzera, come le sorelle. Nel 2012 rientra nel Kurdistan iracheno dove si sposa, ma nel 2017 fugge col marito e il figlio maggiore, dopo che il compagno sarebbe diventato oggetto di minacce, anche di morte. Ritorna a Lugano, città dove è cresciuta e si è formata e dove è rimasta a vivere la famiglia, ma le motivazioni della richiesta d’asilo non vengono credute dalla Segreteria di Stato della migrazione (Sem).

Una chiara integrazione

La decisione negativa della Sem del 2020 viene impugnata dalla famiglia, rappresentata dalla legale Immacolata Iglio Rezzonico, e a fine 2022 il Tribunale amministrativo federale (Taf) di San Gallo conferma la decisione della Sem stabilendo l’espulsione. Nel frattempo la famiglia si è però integrata: la 32enne e il marito lavorano, il figlio va alle scuole elementari e da tre anni gioca a pallacanestro nei Viganello Caimans e un secondo figlio è nato in Ticino. Tanto basta per chiedere il caso di rigore, richiesta alla quale l’Ufficio della migrazione cantonale ha preannunciato di voler dare preavviso negativo a Berna. Un’intenzione contestata dalla famiglia e dall’avvocata, e da chi li supporta, di fronte alla chiara integrazione dei richiedenti e in particolare al lungo periodo trascorso in Svizzera dalla 32enne.

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