Luganese

Boccaccio 2020: liceali dal lockdown... alle librerie

Dieci novelle a distanza: è sfociata in una pubblicazione editoriale l'attività scolastica ispirata al Decameron dell'ex IIB dell'Elvetico di Lugano

In alto, da sinistra: Catherine, Virginia, Caterina, Zoe, Tanja, Anastasia, Giorgia, Claudia. In basso, da sinistra: Axel, il professor Alberto Introini, Michele.
20 febbraio 2021
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Nel Trecento si chiamavano Ser Ciappelletto, Lisabetta da Messina o Andreuccio da Perugia. Oggi sono Alex e Chicco, Mimì da Mendrisio o Silvio Pasticcio. I puristi della letteratura non si offendano, non è certo nostra intenzione mancare di rispetto al Decameron. Ma piuttosto, dar notizia di un'interessante ed elogiabile attività scolastica svolta l'anno scorso dagli allievi della IIB del Liceo Elvetico di Lugano e sfociata in una pubblicazione editoriale: ‘Boccaccio 2020, 10 novelle a distanza’. Una raccolta di racconti, nove realizzati dagli studenti e l'ultimo dal loro insegnante, scritti durante il lockdown del 2020 e che, vista la loro validità, si è concretizzata a fine novembre in una pubblicazione edita da Pietro Macchione di Varese e acquistabile su diverse piattaforme online. Nell'attesa che la pandemia permetta una presentazione fisica del libro anche in Ticino, ne abbiamo parlato con il docente di italiano dei ragazzi, che ha ispirato e condotto l'attività: il professor Alberto Introini.

Far scrivere agli allievi novelle basandosi su Boccaccio: come le è venuto in mente?

È successo in maniera naturale. A marzo è iniziato il lockdown e abbiamo iniziato a fare lezione a distanza. Con il programma di letteratura eravamo arrivati proprio a Boccaccio e mi ero accorto che leggere le sue novelle in videolezione funzionava. Già generalmente è una lettura che ai ragazzi piace, ma visto il contesto ha fatto ulteriormente presa. Fare delle verifiche scritte di letteratura che contemplassero lo studio, a distanza, era difficile. Quindi ho pensato a un'altra attività: inventare una novella. Un'attività di scrittura, che tenesse però conto dei parametri boccacciani: realismo, ironia, amori a lieto fine, scherzi. Ho chiesto loro di scrivere fra le 5 e le 10'000 battute, con due settimane di tempo. Nel frattempo, anche io mi sono dedicato a scriverne una: mettersi in gioco è un modo sia per dare l'esempio che per invogliare gli allievi. Ho storpiato i nomi di alcuni alunni realmente esistenti, ambientando il racconto fra dieci anni, immaginando che tre ragazzi si facciano dispetti per conquistare una ragazza: ha un taglio molto ironico. Tuttavia, non ho fatto leggere loro la mia novella prima, per evitare di orientare le loro scelte tematiche e narrative.

E il salto da attività scolastica a iniziativa editoriale com'è avvenuto?

Ho valutato le novelle secondo parametri scolastici: originalità dell'idea, fluidità di scrittura, correttezza linguistica. E mentre le stavo correggendo, effettivamente ne ho trovata qualcuna che mi sembrava molto valida. Così, in estate le ho ripulite un po' da un punto di vista espressivo e poi ho bussato alla porta di alcuni editori finché non ne ho trovati alcuni interessati. Abbiamo scelto Macchione (editore del Premio Chiara, ndr) e con lui ne abbiamo selezionate dieci: nove più la mia. Umanamente le avrei pubblicate tutte e ventiquattro, abbiamo valutato quelle che ci sembravano più adatte. Un progetto di scrittura scolastica è diverso da uno di editoriale: alcune erano scritte bene, ma dal profilo editoriale erano meno adatte e quindi a malincuore sono state fatte delle scelte. Ci tengo a evidenziare che è stato un progetto molto ‘democratico’: non sono stati selezionati a priori gli allievi con il profitto più elevato. Sono stati scelti quelli che hanno saputo combinare la creatività al saper scrivere. Certo, fra questi ce ne sono alcuni anche molto bravi scolasticamente, ma altri lo sono meno. E questo è anche uno dei compiti che la scuola ha: far scoprire ai ragazzi le loro abilità e in definitiva la loro strada. Magari non diventeranno scrittori, ma scopriranno una vena creativa che potranno utilizzare in vari campi.

Qual è stata, a suo giudizio, la prova più difficile per i ragazzi?

Credo che una cosa molto difficile, soprattutto per chi non ha esperienza come loro, è il saper prendere le distanze dai personaggi creati. Da questo punto di vista sono stati molto bravi. Ad esempio, i protagonisti della storia ‘Tra le valli della Loira’ sono negli Stati Uniti e devono rientrare in Francia per una questione ereditaria, mentre quelli di ‘Oltre oceano’ si recano in Australia: Paesi agli antipodi dalla nostra regione. Non è una questione solo geografica, ma anche tematica: in ‘Diario d'amore’ non si parla di una storia d'amore adolescenziale, come si potrebbe presupporre pensando alla giovane autrice, ma di un legame fra due anziani che sono stati assieme per tutta la vita. E poi sono state svolte anche delle ricerche. Ad esempio per ‘E burro fu’: il ragazzo che l'ha scritta è un appassionato di cucina, e pertanto gli ho consigliato di pensare a un racconto che avesse a che vedere con quel mondo lì e ne è venuta fuori una bella storia riguardante un pasticcere di Venezia che in epoca medievale ha scoperto l'utilizzo del burro. Si tratta di un racconto anche verosimile dal profilo storico.

Che lezione pensa abbiano tratto i suoi studenti da quest'attività?

Credo che Boccaccio sia stato l'autore giusto, nel momento giusto. Come sappiamo, il ‘Decameron’ è ambientato ai tempi della Peste del 1348, ma nei suoi racconti questa viene raramente menzionata, proprio perché l'intento era quello di intrattenere. Credo che con quest'attività si sia raggiunto un obiettivo simile. Mi hanno detto infatti che è servita loro per allentare la tensione del lockdown. Ma soprattutto, credo abbiano imparato a cercare di sviluppare le proprie capacità. Gli adolescenti non hanno bisogno di adulti lamentosi, ma di qualcuno che li aiuti a trovare la propria strada. E quando si trova la chiave giusta per motivarli, si riesce a far fare loro cose incredibili.

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