Luganese

Ricostruita la rapina. 'L'arma? Era una pistola giocattolo'

Processo ai rapinatori di Monteggio: 8 valigette con complessivi 3 milioni aperte con una mazza. I malviventi sono riusciti a disarmare il portavalori

Bottino da 3 milioni
(TI-PRESS)
29 ottobre 2020
|

«L'arma? Era una pistola giocattolo, si vedeva, era di plastica». Così il 46enne siciliano, l'unico dei tre imputati in aula a Lugano che ha deciso di parlare e che ha ammesso le proprie responsabilità nella rapina al portavalori avvenuta il 5 luglio 2019 a Molinazzo di Monteggio a pochi metri dalla banca Raiffeisen, ha fatto luce su uno dei particolari salienti del colpo. Non così tuttavia ha riferito a verbale la vittima durante l'inchiesta, che ha spiegato invece come la pistola fosse autentica: una revolver scura nera. A puntarla contro il portavalori sarebbe stato uno dei latitanti, lo stesso che avrebbe disarmato la vittima della sua pistola di sicurezza.

Versioni contrastanti sul malloppo. Macchiato dall'inchiostro 'antifurto'? 

E i tre milioni? Il 46enne ha spiegato che fra tutti i componenti della banda sono stati spartiti equamente 10 mila franchi. I tre milioni, a dire del siciliano, non erano utilizzabili, perché durante l'apertura delle valigette le banconote si sono macchiate di liquido blu. Si tratterebbe dell'inchiostro antifurto di sicurezza che fuoriesce dai sensori presenti nelle valigette al momento dell'apertura, in assenza dei necessari codici. La pp Marisa Alfier ha intanto dichiarato di non credere a questa versione, sostenendo invece che l'ingente somma è stata presa dalla banda. 

Il ruolo degli altri due imputati: il 63enne, secondo l'accusa, avrebbe garantito l'auto - risultata rubata - per raggiungere Molinazzo di Monteggio dall'Italia. Il 40enne, l'imputato che si è costituito, avrebbe ricoperto il ruolo di conducente.

Il portavalori è stato caricato sul furgone e tenuto sotto la minaccia dell'arma, mentre uno dei componenti gli ha chiesto come aprire le 8 valigette, poi in parte aperte dalla banda con l'uso di una mazza. La vittima è stata abbandonata all'interno del furgone, legata con laccetti. Quindi la fuga dei malviventi. 

Nel pomeriggio parola alla pp Marisa Alfier per le richieste di pena, quindi agli avvocati difensori. 

 

 

 

 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔