Luganese

I soldi svizzeri del monsignore: in Appello pena aumentata

Tre anni a monsignor Nunzio Scarano accusato del tentativo di far rientrare illegalmente in Italia dalla Svizzera 20 milioni di euro depositati a Lugano.

17 febbraio 2019
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La terza Corte d’appello di Roma ha condannato a tre anni di reclusione monsignor Nunzio Scarano. Era finito sotto processo perché accusato del tentativo di far rientrare illegalmente in Italia dalla Svizzera 20 milioni di euro depositati a Lugano. La Corte d'Appello ha anche confermato le condanne a un anno e otto mesi di reclusione pronunciata in primo grado per l’ex agente dell’Aisi (servizi segreti italiani), Giovanni Maria Zito e per il broker Giovanni Carenzio. Il prelato era un funzionario dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) e fu arrestato nel giugno 2013. Gli investigatori ritengono che avrebbe versato 400mila euro all’ex agente segreto per organizzare il rientro del denaro che però non è avvenuto. L'indagine iniziò nel 2012 dopo alcune intercettazioni telefoniche. Il trasferimento di denaro sarebbe stato organizzato dettagliatamente, gli inquirenti ritengono che l'agente segreto si sarebbe recato a Lugano per predisporre il tutto, ma per motivi mai chiariti alla fine tutto saltò. In primo grado il tribunale di Roma, il 18 giugno 2016, condannò monsignor Scarano a due anni per calunnia assolvendolo dall'accusa corruzione, ma il giudice d'Appello non è stato dello stesso avviso ed ha aumentato la pena. Nel corso dell'inchiesta c'è stata anche rogatoria internazionale verso la Santa Sede. Le indagini inizialmente furono condotte dalla Procura della Repubblica di Salerno poi la competenza territoriale è passata a Roma. I soldi da riportare in Italia sono di proprietà di una famiglia di armatori ed erano depositati su un conto di una banca di Lugano.

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