Luganese

Picchiò un ubriaco, agente condannato

In Appello, parzialmente accolto il ricorso del 34enne che dopo i fatti era stato tolto dalla strada e attribuito al controllo abitanti di Lugano.

(Ti-Press)
24 giugno 2019
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La gravità della colpa è rimasta tale e quale. Del resto, lo stesso agente di 34 anni della Polizia della Città di Lugano, aveva riconosciuto di aver sbagliato. Non avrebbe dovuto mettere le mani addosso a un ubriaco, anche se quest’ultimo non si è comportato come avrebbe dovuto. Nei suoi confronti, la sentenza di secondo grado ha commutato la condanna detentiva a pena pecuniaria con la riduzione da tre a due anni del periodo di sospensione condizionale. Traducendo, significa che al 34enne sono state inflitte 270 aliquote (di 160 franchi l’una) e dovrà pagare una multa di 5’000 franchi.

La Corte di appello e revisione penale riunita a Locarno ha parzialmente accolto il ricorso della difesa sostenuta dall’avvocato Marco Bertoli che aveva chiesto di ridurre e di cambiare il tipo di pena. La giudice Giovanna Roggero Will ha tenuto conto del fatto che l’imputato era incensurato, per cui non c’erano motivi per dubitare che non pagasse una pena pecuniaria, qualora fosse chiamato a doverlo fare. Inoltre, per i reati considerati di media gravità, la giurisprudenza dà la precedenza alle pene pecuniarie rispetto a quelle detentive. In primo grado, lo ricordiamo, il presidente della Corte della Assise correzionali di Lugano Mauro Ermani, condannò l’agente a nove mesi di detenzione sospesi con la condizionale per un periodo di prova di tre anni riconoscendolo colpevole di abuso di autorità.

L’agente, come detto, ha riconosciuto di aver sbagliato e si è pentito. La vicenda è quella avvenuta nella notte dell’8 maggio del 2016, quando l’agente di polizia fermò un giovane ubriaco, cittadino svizzero, che aveva urinato contro un distributore di sigarette di una discoteca di Lugano e aveva reagito al fermo sbraitando e insultando i poliziotti. Il sott’ufficiale lo tradusse in centrale, dove – come si evince dalle immagini raccolte dalla pubblica accusa –, mentre era ammanettato in un locale, lo colpì con calci e colpi al volto. Il tutto alla presenza di altri tre agenti, tra cui una donna. Nell’udienza svoltasi a Locarno martedì 11 giugno, l’avvocato di difesa Marco Bertoli ha richiesto durante la sua arringa una riduzione sensibile della pena rispetto a quella pronunciata in primo grado. Il legale ha spiegato ai giudici di non ritenere proporzionata la pena rispetto ad altri casi simili giudicati anche recentemente dalle Corti ticinesi.

Il procuratore generale Andrea Pagani, in aula in sostituzione dell’ex pg John Noseda, titolare dell’inchiesta e del processo di prima istanza svoltosi il 22 febbraio 2018 – quando aveva evidenziato: «l’uso della forza non è mai giustificabile, in questo la giurisprudenza è tassativa» –, si è rimesso alla decisione della Corte ma in via principale aveva ribadito la conferma della condanna di 9 mesi di detenzione sospesi con la condizionale per tre anni. L’agente lavora a tutt’oggi come agente di polizia a Lugano, ma dopo i fatti, è stato relegato all’ufficio controllo abitanti. Alle luce della sentenza della Corte di appello inviata alle parti venerdì, il Municipio di Lugano dovrà decidere sul futuro professionale del 34enne.

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