Luganese

L'ex primario vede il Cardiocentro nell'Ente ospedaliero

Il professor Francesco Siclari commenta con noi la transizione che sta interessando l'istituto

8 settembre 2018
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Al tavolo dei relatori c’è il fondatore, Tiziano Moccetti, il professore Tiziano Cassina, c’è l’ex paziente, il giornalista Andrea Leoni. E poi, naturalmente, ci sono i politici, del Mendrisiotto come Edo Bobbià e soprattutto di Lugano, come il sindaco Marco Borradori. Tutti nel gruppo ‘graziecardiocentro.ch’ che ieri ha lanciato l’iniziativa popolare volta a scongiurare il previsto assorbimento dell’istituto nell’Ente ospedaliero cantonale. Il testo è stato pubblicato sul Foglio ufficiale, in concomitanza con la conferenza stampa di lancio. Oggi parte la caccia alle firme, 7mila, necessarie per portare alle urne la cittadinanza ticinese.
Gli argomenti degli iniziativisti ricalcano quelli già sentiti negli scorsi mesi. Una storia di successo, come quella del Cardiocentro, verrebbe interrotta e soffocata dentro i pesanti meccanismi burocratico-gestionali dell’Ente ospedaliero cantonale. Cuore e amore, come nelle vecchie canzoni italiane si fondono con l’orgoglio di chi ha creato praticamente dal nulla questa struttura, evitando ai ticinesi i viaggi della speranza, per motivi cardiaci, oltre Gottardo. Infatti abbondano gli ex pazienti frai sostenitori del Cardiocentro. Uno fra tutti, Andrea Leoni: «Bisogna essere stati qui, fra la vita e la morte, per capire».

‘Sale operatorie e cure intense in comune, questo è spezzare, io non ci sto’

Tecnicamente, l’iniziativa propone l’inserimento di un nuovo articolo (4 bis) nella Legge sull’Ente ospedaliero cantonale. Il 22 dicembre 2020 l’attuale fondazione cesserebbe di esistere, col passaggio del suo patrimonio all’Eoc, ma la ‘Nuova Fondazione’ ne riprenderebbe il testimone garantendo servizi, rapporti di lavoro e contratti in essere. La ‘Nuova Fondazione Cardiocentro Ticino’ sarebbe composta da 7 membri: 3 proposti dall’ultimo Consiglio di fondazione del Cardiocentro, 2 dal Consiglio di amministrazione dell’Eoc, uno in rappresentanza del mondo accademico “selezionato per meriti scientifici”, e un membro proposto dalla commissione del personale dell’istituto. In seguito le nomine avverrebbero per cooptazione, con l’unanimità dei membri. Nell’immediato però questa formula garantirebbe una sorta di maggioranza a favore degli attuali responsabili del Cardiocentro e dei suoi dipendenti, così da garantire quell’autonomia tanto desiderata.

È un estremo tentativo di evitare l’accorpamento del Cardiocentro all’interno dell’Ente ospedaliero, fatto peraltro già previsto fin dal momento della sua nascita, nel 1996, possibile, si ricorderà, grazie al lascito di Eduard Zwick. Sulla base di quell’accordo col Cantone, tutta la struttura dovrebbe passare nelle mani dell’Eoc nel 2020. Il professor Tiziano Cassina assicura che tentativi di mediazione sono stati fatti, inutilmente. «Sale operatorie e cure intense in comune con l’Eoc, così si spezza il Cardiocentro, io non ci sto» aggiunge Tiziano Moccetti, che all’epoca architettò l’operazione col supporto del suo paziente Zwick. E Marco Borradori? Il sindaco che porta la sua adesione (e la sua firma) ha detto, a titolo personale, è convinto pure lui che i patti di vent’anni fa, visti da un giurista, siano superati dalla nuova situazione, «rebus sic stantibus», insomma c’è materia anche per gli avvocati.

‘Ma il progetto dell’Eoc è quello giusto’

Arrivato al Cardiocentro nel 1999, fu suo il primo intervento al cuore su suolo ticinese. Il professor Francesco Siclari, cardiochirurgo, è stato protagonista della grande crescita dell’istituto, di cui era primario. Lo ha lasciato nel 2014 per prestare la sua opera alla prestigiosa clinica Hirslanden di Zurigo, e alla Moncucco di Lugano. Lo abbiamo interpellato, per avere un suo parere sulla delicata fase di transizione che sta toccando il cosiddetto ‘Ospedale del cuore’ di Lugano. Intanto: perché Siclari se ne andò?
«A dire la verità me ne andai perché, anzitutto non ero particolarmente d’accordo con la gestione del Cardiocentro, secondo alcuni aspetti. Poi naturalmente c’erano la proposta della clinica Hirslanden, e altre cose che non sto a menzionare» ci dice oggi Siclari.

Meno centrati sul paziente

Quali erano i motivi di disaccordo? «La cosa più importante è che la clinica stava portando avanti un discorso non più unicamente centrato sul paziente, come era invece all’inizio. Si pensava di poter portare avanti un discorso legato alla ricerca. Io ho sempre pensato che il Cardiocentro, per la sua posizione geografica e per le sue dimensioni, non fosse il posto più adatto per la ricerca, che drenava diverse risorse le quali magari, se fossero state convogliate nella clinica, sarebbe stato meglio».

Era forse un tentativo di profilarsi, in vista della lotta contro l’assorbimento nell’Eoc? «Non so effettivamente quale fosse il progetto nella mente del professor Moccetti. Non lo posso sapere. Però io penso che tutto sommato quando a suo tempo venne fatto questo accordo, oltre alla riconoscenza personale verso il professor Moccetti il signor Zwick volle dare un riconoscimento al Ticino che lo aveva accolto al suo arrivo dalla Germania, in condizioni difficili. Dal mio punto di vista era una cosa abbastanza chiara. Oggi vedo che ci sono delle polemiche, e faccio fatica a capire il senso di tutto ciò».

Nel merito della questione, lei crede che l’assorbimento nell’Ente ospedaliero porterebbe danni al Cardiocentro?

«Bisognerebbe distinguere tra quella che è la gestione economico-finanziaria, e quella che è l’attività clinica. Perché se i collaboratori che attualmente sono al Cardiocentro passano in toto all’Ente, dal punto di vista clinico non mi aspetto una grande differenza in quella che può essere la qualità del centro. Il controllo a livello di gestione, finanziario e amministrativo è un altro aspetto, e bisognerebbe vedere se sarebbe un peggioramento rispetto a oggi».

Interessante il progetto dell’Ente

Insomma, nessun rammarico da parte sua in caso di entrata dell’Istituto nell’Ente?
«Al momento, così su due piedi, penso che l’attività del Cardiocentro sicuramente è stata molto importante. Però non è che l’istituto va a scomparire. Verrà integrato in una struttura, e da quello che ho letto nel programma dell’Ente ospedaliero, si intende accorpare la chirurgia vascolare con quella toracica. Mi sembra una cosa molto sensata, che parlerebbe a favore di questa integrazione. I numeri in Ticino sono quelli che sono: abbiamo 350mila abitanti, e quindi separare le attività in diversi centri sicuramente non aiuta. Le competenze possono essere mantenute se c’è una adeguata esposizione a diverse patologie in un unico centro. Da questo punto di vista, mi è sembrato un programma molto interessante».

Fin qui il professor Siclari. Bisogna aggiungere che l’Ente ospedaliero non ha voluto ancora esprimersi sull’iniziativa popolare lanciata ieri. «Vogliamo accordarci il tempo necessario per esaminare il testo dell’iniziativa» ci ha risposto ieri il portavoce dell’Eoc Mariano Masserini. Per ora vige dunque il ‘no comment’ ma probabilmente le reazioni non si faranno attendere troppo a lungo.

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