Locarnese

‘Guardone e sporcaccione’, chiesti 30 mesi di detenzione

Quindici mesi sospesi è invece la pena massima per la difesa del 65enne accusato di aver commesso atti sessuali con due minorenni (tra cui la figliastra)

26 febbraio 2024
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«Guardone e sporcaccione». È così che la procuratrice pubblica Pamela Pedretti ha definito il 65enne del Sopraceneri accusato, tra le altre cose, di aver abusato in più occasioni (tra il 2010 e il 2013) della figliastra e in un episodio di un'altra ragazza, entrambe minori di 16 anni all'epoca dei fatti.

«L'imputato ha sempre parlato bene della figliastra, fino al momento in cui quest'ultima si è rivolta (lo scorso maggio, ndr) alla polizia. Da allora, non ha fatto altro che insultarla e screditarla, non solo opponendosi alla sua versione dei fatti, ma dandole della bugiarda e minacciandola».

La pubblica accusa ha poi sottolineato come l'altra giovane, chiamata in causa dagli inquirenti, «è stata costretta a riaprire una ferita e a rievocare fatti che aveva messo nel dimenticatoio», ma che quando ha capito di chi si trattava (riferito all'accusato), ha subito ricordato. Tra le confidenze mai esternate prima di allora – ma ritrovate anche in un suo diario – anche quella che "diceva (sempre il 65enne, ndr) che se avessi fatto sesso con lui, non mi avrebbe fatto male, che era bravo".

Pedretti ha proseguito affermando di non avere dubbi su «a chi credere. A due ragazze che hanno fornito dichiarazioni genuine e non a un uomo che ha sempre e solo provato a screditare le sue giovani vittime», seguendo una «strategia» e senza smuoversi «di un centimetro dalla sua posizione», dimostrando così «di non avere empatia nei loro confronti».

La pp ha quindi parlato, dal profilo oggettivo, di colpa medio-grave dell'accusato, attenuata «unicamente dalla tipologia di atto sessuale, non la più invasiva»; dal punto di vista soggettivo, ha invece definito grave la sua colpa, essendo l'imputato «maturo e consapevole delle sue azioni» e non avendo quindi «mezza attenuante». Per questo, nei suoi confronti ha chiesto una pena detentiva di 30 mesi, di cui 18 sospesi con la condizionale per un periodo di 5 anni, «una spada di Damocle più incisiva del carcere». A ciò si aggiunge una pena pecuniaria e l'interdizione a vita da svolgere qualsiasi attività che implichi un contatto regolare con minorenni.

‘Non ha fatto i conti con la dignità della vittima, che non ha accettato di essere il suo giocattolo’

«Si tratta di una storia squallida e allo stesso tempo di grandissima dignità e coraggio da parte di una ragazzina di poco più di 14 anni che ha deciso di dire basta, anche a costo di mettere a repentaglio la sicurezza economica raggiunta venendo in Svizzera con la propria madre», ha dal canto suo affermato l'avvocato Carlo Borradori, patrocinatore della principale vittima, che ha poi sottolineato come «l'imputato ha una singolare e perversa concezione del volontariato e della solidarietà, ma aiutare finanziariamente delle persone non significa arrogarsi il diritto di fare ciò che vuole di esse, con disprezzo per la loro persona e la loro cultura».

L'avvocato – più volte interrotto dal 65enne, cosa che ha costretto il giudice a fermare per una decina di minuti la sessione – ha poi chiesto alla Corte di non farsi «ingannare dall'atteggiamento dell'imputato in aula, non è un simpatico e ingenuo buontempone, bensì un uomo che sa essere feroce e prevaricatore», citando anche gli agenti intervenuti presso la sua abitazione, che hanno testimoniato delle minacce e degli insulti razzisti rivolti tanto alla moglie quanto alla figliastra.

«Ma l'imputato ha fatto male i suoi calcoli, perché davanti si è trovato una ragazzina intelligente, che non ha accettato di farsi trattare come il suo giocattolo», ha concluso Borradori, sottolineando il disagio e le sofferenze vissuti dalle due vittime, chiedendo per la sua assistita un risarcimento simbolico per torto morale.

‘Un tipo stravagante, ma non socialmente pericoloso’

Il difensore (d'ufficio) dell'imputato, Stefano Stillitano, ha dapprima sottolineato come il suo assistito ­– più volte scoppiato a piangere durante il discorso del suo patrocinatore – sia «un tipo stravagante, affetto da decenni da sofferenze psichiatriche e dal 1996 inabile al lavoro al cento per cento». Anche in ragione di quest'ultima condizione, ha potuto dedicare «parte della sua vita ad attività di volontariato. Ma non è vero che si è nascosto dietro a queste per recarsi nei paesi del terzo mondo per compiere malefatte, anche perché la maggior parte di queste attività le ha svolte in Ticino».

L'avvocato ha in seguito passato in rassegna (e nella maggior parte dei casi confutato) le varie accuse, dalla discriminazione razziale (ha parlato piuttosto di stato confusionale in occasione dell'intervento della polizia) alla violazione del dovere d'assistenza o educazione. Per quel che riguarda gli atti sessuali con fanciulli ripetuti, ha chiesto in sostanza di "diminuire" sia il numero di episodi, sia lo spazio temporale in cui sarebbero avvenuti, mentre per l'accusa più pesante, ossia la coazione sessuale (per quanto accaduto in Italia), la difesa ha in particolare sottolineato le differenti versioni fornite dalla vittima e ne ha, perlomeno in parte, contestato i fatti (così come la perizia psichiatrica, «inquinata da considerazioni giuridiche che vanno ben oltre i compiti del perito»).

Da qui, definendo il suo assistito «non socialmente pericoloso», ha richiesto una pena totalmente sospesa per due anni «che ritengo possa attestarsi sui 15 mesi». E nel caso in cui «la Corte dovesse riconoscere un rischio di recidiva, chiedo che il mio cliente venga sottoposto a un trattamento ambulatoriale e non stazionario».

La sentenza è attesa per mercoledì pomeriggio.

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