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La Mater Christi di Grono licenzia: ‘Per non fallire’

Casa anziani in difficoltà a causa del Covid: occupati 36 letti su 50, saltano 5 dipendenti. Il presidente: riorganizzazione interna. Interviene il Vpod

Il presidente del Consiglio di Fondazione, Riccardo Tamoni (Ti-Press)
30 gennaio 2021
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Brutto momento per la casa anziani Mater Christi di Grono dove nei giorni scorsi sono stati decisi e comunicati alcuni licenziamenti che hanno innescato l’intervento del sindacato Vpod, pronto a dar battaglia. A cominciare da una prima riunione virtuale convocata per lunedì sera 1° febbraio su Zoom. Come si apprende dal volantino distribuito sul piazzale della struttura, ad alcuni collaboratori sarebbe stato chiesto di ridurre il grado di occupazione, per altri sarebbe stata ventilata la cessazione del rapporto d’impiego. Il tutto a causa di una sottoccupazione della struttura. “Siamo sorpresi – sottolinea il Vpod – che nella situazione attuale la Direzione non abbia nemmeno pensato di confrontarsi con i sindacati, cosa che in passato con la ‘vecchia’ Direzione era invece sempre avvenuta”. L’incontro di lunedì permetterà al personale di descrivere l’aria che tira. A ciò si aggiunge l’intervento, datato lunedì 25 gennaio, dell’Ufficio cantonale per la formazione professionale che lamenta l’assenza di un responsabile per gli apprendisti, i quali sarebbero costretti a colmare i posti vacanti svolgendo il lavoro del personale diplomato. “Tanto che – scrive Coira – la formazione subisce delle conseguenze e gli apprendisti si sentono sempre più in difficoltà e non seguiti”. Una situazione “ingiustificata per la formazione professionale di base”. In attesa di chiarimenti con i responsabili della casa anziani, il Cantone ha comunicato di aver sospeso l’autorizzazione alla formazione, con la conseguenza peraltro che non verranno approvati nuovi contratti di tirocinio.

‘Dopo gli applausi li lasciano a casa? Indignato’

Interpellato dalla ‘Regione’ il segretario aggiunto del Vpod, Stefano Testa, si dice indignato: «Mi preoccupa molto il metodo utilizzato dai vertici dell’istituto, che hanno escluso completamente l’ipotesi di consultarci. In passato, quando direttore era Marco Chiesa (ndr: nel frattempo eletto agli Stati e designato l’anno scorso presidente dell’Udc svizzera) una cosa del genere non sarebbe mai successa. Con lui c’erano talvolta discussioni animate, ma sempre orientate a chiarire la situazione. Ora, temo che ci sia stato un cambiamento in peggio. Un malandazzo, stando a quanto mi viene raccontato, che richiede tutta la nostra attenzione». Quanto ai licenziamenti, obietta Stefano Testa, «ritengo assurdo che una Fondazione lautamente finanziata dagli enti pubblici proceda in questa direzione. Dopo gli applausi e le pacche sulle spalle date per l’impegno dimostrato durante la pandemia, l’ultima cosa che bisogna fare è licenziare il personale curante, professionisti che sanno fare molto bene il loro mestiere. Se il problema, come parrebbe essere, è davvero la temporanea sotto-occupazione dei letti dovuta al Covid, è facilmente immaginabile che fra uno o due anni le strutture per anziani saranno di nuovo piene».

‘Situazione finanziaria molto grave’

Dal canto suo Riccardo Tamoni, presidente del Consiglio di fondazione, conferma alla redazione, e anche in una comunicazione interna inviata ieri al personale, la decisione di licenziare cinque collaboratori, pari a tre unità lavorative a tempo pieno. «La situazione finanziaria in cui versa la struttura è molto grave ed è direttamente legata alla crisi pandemica che ha causato una forte contrazione dell’occupazione dei letti», spiega Tamoni rilevando di aver ricevuto in autunno dal Cantone Grigioni l’incarico di gestire provvisoriamente la Direzione dopo la partenza di Chiesa in ottobre. Attualmente vi sono 36 letti occupati su 50, «e basta solo questo dato per far capire quanto sia delicata la situazione, ben descritta in un preventivo finanziario 2021 che indica una disavanzo di 400mila franchi. Attualmente stiamo tirando le somme del 2020, e la maggiore uscita che si delinea è pure molto importante. Questo per noi significa dover risparmiare. In caso contrario rischiamo il fallimento».

Letti vuoti, diversi perché

Diversi i motivi a monte della sotto-occupazione: se da una parte vi è stato un solo decesso per Covid, dall’altra durante la prima ondata vi è stato lo stop generalizzato per nuovi ricoveri in tutte le case per anziani; parallelamente non poche famiglie si sono organizzate con mezzi alternativi (cure a domicilio in primis) per evitare di portare i loro cari nelle strutture dove rischiavano di non poterli più vedere in caso di altri lockdown; in terzo luogo nel Sopraceneri, durante gli ultimi anni, sono stati realizzati nuovi istituti, ciò che ha comportato un significativo minor travaso di pazienti (e relativi finanziamenti comunali) verso la Mesolcina. 

Lavoro ridotto, pure il salario

La prima misura adottata alla Mater Christi è stata il lavoro ridotto introdotto in ottobre e che per decisione della Confederazione potrà essere esteso fino al 30 giugno; a fine marzo – rileva Tamoni – il Consiglio di Fondazione deciderà se prolungarlo o meno. A partire da febbraio anche i collaboratori che lasceranno la struttura effettueranno lavoro ridotto fino al termine del rapporto di lavoro previsto dal loro contratto. I risparmi, in questo contesto, toccheranno i salari: mentre lo Stato copre l’80% della paga in regime di lavoro ridotto, finora la Fondazione ha mantenuto il livello salariale al 100%, ma da febbraio (fra pochi giorni quindi) verrà corrisposto il solo il 90%, come permette la legge. A metà gennaio peralto Tamoni aveva caldeggiato volontari per un’autoriduzione dell’occupazione, richiesta tuttavia accolta da sole due persone. Conseguenza: si licenzia.

Da lunedì nuove direttrice e capo-cure

Il tutto compensato dalla partenza volontaria, negli ultimi due mesi, di tre dipendenti pari a 2,3 unità lavorative. In partenza, verso altri impegni professionali, c’è la vicedirettrice e capo cure Anna Beroggi, che viene ringraziata dal Consiglio di Fondazione per la professionalità dimostrata nei suoi 15 anni d’impiego; da lunedì 1° febbraio sarà sostituita dalla nuova capocure Antonella Peruzzo proveniente dalla casa anziani di Biasca. Dirigerà invece la Mater Christi Claudia Collu Ponzio. Quanto ad altri licenziamenti, vengono esclusi almeno fino a metà anno. Da notare, infine, che da settembre la retta giornaliera è stata aumentata di 10 franchi, pari a una media del +5,7%. Parallelamente prosegue la riorganizzazione generale interna, anche orientata al contenimento della spesa, mentre per il problema legato agli apprendisti Riccardo Tamoni assicura che la situazione è stata chiarita con Coira: al momento continueranno a essere seguiti da due formatori.

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