Grigioni

Iniziativa Udc: più successo nel Moesano che in Ticino

Dalle urne il sì è uscito in maniera più netta con oltre il 61% di preferenze. Secondo alcuni esponenti politici, preoccupa soprattutto il mercato del lavoro

29 settembre 2020
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Un sì molto convinto all’iniziativa che chiedeva di annullare l’accordo sulla libera circolazione con l’Unione europea (Ue): il Moesano si è distinto nel corso della domenica di votazioni federali appena lasciata alle spalle per aver votato diversamente dal resto del Canton Grigioni per quanto riguarda l’iniziativa popolare Udc “Per un’immigrazione moderata”. A colpire è soprattutto il fatto che la media dei sì nella Regione Moesa ha superato di molti punti percentuali quella del vicino Ticino (unico cantone in cui l’oggetto è passato): 61,48% di sì contro il 53,13% ticinese. È stata l’unica regione di tutto il Grigioni ad aver approvato l’iniziativa, con una media del 61,48% a fronte di una partecipazione al voto del 60,6%. Nel confronto tra i Comuni di Mesolcina e Calanca emerge come in 10 su 12 il sì ha vinto senza esitazioni. Il record lo ha registrato Rossa, in cima alla Val Calanca, dove l’iniziativa è stata sostenuta dal 71,88% dei votanti, superato solo da Isone (73,64%) e Bedretto (73,21%) in un confronto con il sud delle Alpi. Uniche voci fuori dal coro i Comuni di Castaneda (52,14%) e Calanca (55,45% di no).

Per cercare di ipotizzare i motivi che hanno spinto i votanti di Mesolcina e Calanca a esprimersi in maniera così netta ne abbiamo parlato con alcuni sindaci e granconsiglieri della zona. Il presidente della Regione, nonché sindaco di Mesocco, Christian De Tann, ritiene che il motivo sia da ricercare soprattutto alla comunicazione effettuata in Ticino. «A differenza di Bregaglia e Poschiavo (la prima 64,22% di no, la seconda 52,72%, mentre Brusio spicca per il 58,86% di sì, ndr.), dove viene seguita la stampa del Nord delle Alpi, nella nostra regione si fa uso di mass media ticinesi che hanno dunque un influsso sull’opinione pubblica».

Timore per i posti di lavoro

Secondo il granconsigliere retico e sindaco di Grono Samuele Censi il motivo è da ricondurre sì all’influsso dei media, ma anche ad altri elementi. Cita il «timore per la perdita di posti di lavoro, in particolare alla luce dell’attuale situazione economica difficile, ma potrebbe anche essere stata una reazione di chiusura visto che siamo una zona storicamente un po’ più conservatrice rispetto ad altre regioni. Inoltre siamo una minoranza nel Cantone che a sua volta è una minoranza in Svizzera, anche questo potrebbe aver influito». Per quanto riguarda il confronto con il Canton Ticino, Censi aggiunge che probabilmente ad aver abbassato le preferenze del Ticino (che nel 2016 per l’iniziativa contro l’immigrazione di massa aveva espresso il 68,17% di sì) potrebbe aver contribuito il sentimento di perdita di credibilità dopo il fatto che non è stato messo in pratica quanto la gente si aspettava. Il sindaco di Grono cita poi anche il fatto che la Moesa è sempre stata restia all’apertura nei confronti dell’Ue.

Della stessa opinione la collega di Gran Consiglio e sindaca di San Vittore Nicoletta Noi-Togni: «Alla popolazione non piacciono i ricatti e le imposizioni dell’Europa. Personalmente non tollero che si possa ad esempio parlare di “clausola ghigliottina”, un termine decisamente fuori luogo». Se una piccola parte potrebbe averla avuta il Covid e con esso il timore che i frontalieri attivi nel Moesano portassero il virus, secondo Noi-Togni la paura della perdita del lavoro è stata la motivazione principale all’origine dei risultati alle urne. «Paura che si sente in particolare dove sono attive industrie come a San Vittore, Comune che conta circa 150 frontalieri. Inoltre la popolazione non si sente tutelata da Coira e questo genera insicurezza», sottolinea, aggiungendo che i politici dovranno riflettere su questi risultati e pensare a come generare più sicurezza nei cittadini.

Per quanto riguarda i posti di lavoro, il presidente della Regione De Tann, fa notare che attualmente non giungono segnali preoccupanti da parte delle industrie attive in valle. «È stata una buona estate ma sarà importante monitorare la situazione anche il prossimo anno per capire come si evolve». Dal canto suo il sindaco di Roveredo Guido Schenini si dice stupito per le preferenze emerse dalle urne domenica. Cercando una spiegazione, motiva così: «Una delle cause potrebbe essere il fatto che da noi non ci sono partiti a parte quello liberale. L’Udc di fatto non esiste praticamente più alle nostre latitudini e quindi non si tratta di preferenze espresse a sostegno di tale partito. A differenza del Moesano in Ticino potrebbe avere influito la campagna per il no portata avanti da partiti e movimenti politici come Ps e Verdi. In ogni caso è un segnale che il sistema in Ticino e da noi non è ben tollerato». Infine a Rossa, Comune di circa 150 abitanti, abbiamo chiesto al sindaco Graziano Zanardi come mai è emerso un sostegno così netto all’iniziativa Udc (come detto addirittura il 71,88%). «È difficile trovare una spiegazione. Nel nostro caso trattandosi di una comunità piccola potrebbe aver influito il passaparola», spiega Zanardi citando anche lui i sentimenti di insicurezza e paura che sono emersi nei Comuni limitrofi.

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