Grigioni

Il dottor Rey torna in aula per lesioni colpose gravi

Seconda puntata alle Assise Correzionali di Lugano, la Corte deve valutare se convocare nuovi testi, come hanno richiesto i difensori del medico

Il dottor Rey coi suoi legali, gli avvocati Rossi e Galfetti (foto Ti-Press)
20 settembre 2018
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Il dottor Piercarlo Rey torna oggi in aula alle Assise correzionali di Lugano. Il ginecologo è stato condannato dal procuratore pubblico Paolo Bordoli per lesioni colpose gravi e falsità in documenti con un decreto d’accusa. Il medico si è opposto alla condanna (120 aliquote, circa 50mila franchi e una multa di 3mila franchi) dichiarandosi innocente e chiedendo di approfondire eventuali corresponsabilità della clinica.

Oggi il giudice Amos Pagnamenta dovrà pronunciarsi su un’istanza presentata a giugno dai legali del medico, gli avvocati Renzo Galfetti e Tuto Rossi: l’interrogatorio in aula di vari testimoni. «Il dottor Rey non era solo in sala operatoria, c’erano altri professionisti che vanno sentiti» aveva affermato Rossi. E fra le persone da sentire anche i responsabili della clinica (il legale: «Hanno tenuto per mano il medico ma non si sono mai scottati»). Per il procuratore pubblico Bordoli ciò non sarebbe necessario. Per l’accusa infatti a sbagliare è stato Rey, che prima di operare non verificò l’identità della paziente. Scrive Bordoli nel decreto di accusa: «Ha disatteso specifiche norme di diligenza desunte dalla sua funzione di medico chirurgo, prima di iniziare l’intervento ha omesso di verificare l’identità della paziente, che invece gli era possibile e doveroso fare, procedendo immediatamente per errore ad una mastectomia bilaterale, prevista per un’altra paziente».

Attorno a questo e altri nodi si articolerà oggi la seconda tappa del processo iniziato a metà giugno.

Ricordiamo che il medico luganese, nel luglio 2014 alla clinica Sant’Anna di Sorengo, asportò i seni – per un errore di identità – alla paziente sbagliata. Una donna allora 63enne, che doveva incidere un piccolo tumore dietro il capezzolo, si risvegliò senza entrambi i seni.

Alla paziente, per oltre 4 mesi, venne taciuto l’errore, noto a medico, operatori sanitari, direzione medica e amministrativa. Nessuno le disse subito che c’era stato uno scambio di pazienti.

Malgrado il silenzio generale, alla donna venne qualche sospetto, così a fine ottobre 2014 segnalò il suo caso alla Commissione di vigilanza sanitaria. Dopo un mese, la donna viene convocata dal dottor Rey che, alla presenza dell’avv. Fulvio Pelli (nel Cda del gruppo), ammette il grave errore. La verità viene faticosamente a galla e la donna denuncia il dottor Rey.

Durante le indagini emerge che non sono state eseguite le verifiche da parte

del chirurgo Rey per accertare chi avesse davvero sotto i ferri. Al momento dei fatti, alla Sant’Anna non c’era una procedura di identificazione del paziente in sala operatoria standardizzata e valida per tutti. Era a libera discrezione del chirurgo. Si tratta di verifiche prima e dopo l’intervento raccomandate (ma non obbligatorie) dall’Organizzazione sanitaria mondiale dal 2009 per evitare proprio questi errori. In seguito vennero implementate.

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