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Acqua contaminata, Sant’Antonino pronto a dar battaglia

Il Municipio chiede 1,8 milioni per filtri anti Pfas e mira al risarcimento. Attesi riscontri dall’inchiesta Ffs sull’ex cantiere AlpTransit

La centrale di captazione Boschetti
9 dicembre 2023
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In attesa che le Ffs concludano le indagini avviate per ricostruire le responsabilità della contaminazione della falda freatica verificatasi fra il 2008 e il 2020 sul cantiere AlpTransit di Camorino con la dispersione di sostanze chimiche Pfas a catena corta, denominate Pfba, il Municipio di Sant’Antonino corre ai ripari affiancato dal Laboratorio cantonale e dalla Sezione protezione aria, acqua e suolo del Dipartimento del territorio. Come preannunciato in novembre presentando il Preventivo comunale 2024, nei giorni scorsi l’Esecutivo locale ha firmato due messaggi con clausola d’urgenza. Al Consiglio comunale, riunito il 18 dicembre, chiede di stanziare 1,82 milioni di franchi per posare un grosso impianto di filtrazione a carbone attivo e sterilizzazione con lampade a ultravioletti (efficacia almeno del 99%) vicino al pozzo di captazione Boschetti; e di stare in lite contro ignoti in vista di un’eventuale vertenza giuridica con richiesta di risarcimento.

‘La concentrazione può aumentare’

L’inquinamento, ricordiamo, è emerso quest’anno a seguito di una campagna di rilevamento avviata nel 2022 su scala nazionale ed è stato reso pubblico in autunno dalle autorità cantonali e comunali. La situazione logicamente preoccupa: da una parte perché i rilievi svolti in aprile indicano una presenza nell’acqua potabile di Sant’Antonino di più Pfas, in particolare la Pfba pari a 0,29 microgrammi per litro (ammessi oggi 0,5); dall’altra perché il Cantone ha già imposto alle Ffs di posare subito un filtro per l’acqua di scolo in uscita al portale nord del tunnel del Ceneri, cui si sono aggiunti l’immediato avvio di un’inchiesta Ffs e la costituzione di un gruppo di lavoro formato da Ferrovie, Cantone e Comune.

La situazione preoccupa, ma i valori si situano nei limiti dell’ordinanza federale. L’acqua captata ai Boschetti, il pozzo situato fra Scuola elementare e dell’infanzia che pompa annualmente 300mila metri cubi servendo gran parte del comune, è e rimane infatti potabile. «Lo è sicuramente in questo periodo», assicura il capodicastero e vicesindaco Ivan Zufferey. Interpellato dalla redazione specifica che «i dati, sulla base di rilevamenti costanti, indicano una concentrazione di Pfas nei limiti di legge. Ma i tecnici ci hanno spiegato che la presenza può variare nel tempo. Può dunque purtroppo anche aumentare». Inoltre nel messaggio municipale viene specificato che “la fonte della contaminazione non verrà eliminata né totalmente né immediatamente” attraverso processi naturali.

La Svizzera forse come l’Ue

Perciò, considerato anche che la Confederazione sembra intenzionata ad adeguarsi nel 2026 agli standard europei che dal gennaio 2024 ridurranno a 0,1 microgrammi per litro la soglia massima ammessa per la somma delle venti Pfas finora note, «si rende obbligatorio posare subito a nostre spese il nuovo sistema di filtri, in attesa di capire chi abbia causato il guaio ed esigere da esso la copertura dei costi». I quali saranno nell’immediato caricati sull’utenza incrementando la tassa base di 20 franchi e il costo dell’acqua potabile (oggi di 60 centesimi al metro cubo) di circa 40 centesimi: «Ma si tratta di una stima, il calcolo non è ancora definitivo. A ogni modo l’adeguamento – puntualizza il vicesindaco – s’inserisce in un’ampia e generale revisione del tariffario della nostra Azienda acqua potabile impostaci dall’autorità di sorveglianza dei prezzi».

L’unica falda toccata dal problema

Curioso il fatto che la presenza di Pfas sia stata rilevata nel pozzo distante un chilometro e mezzo dall’ex cantiere AlpTransit: «Anche questo è stato verificato. Emerge che la falda in questione si estende ai piedi della montagna da Camorino verso ovest, verso il nostro comune. Ma non va invece a toccare altre zone di captazione presenti sempre a Sant’Antonino e sul Piano di Magadino, come ad esempio quelle usate privatamente dalle aziende agricole per irrigare i campi o l’abbeveraggio degli animali». Bene da una parte, male dall’altra. Anche perché non è noto quale andamento abbia avuto dal 2008 (avvio cantiere) a oggi la concentrazione di Pfas nella falda. In teoria – ma appunto non vi è certezza – la concentrazione potrebbe essere stata più elevata rispetto ai dati attuali. Come sta reagendo la popolazione? «Siamo toccati da un problema di cui avremmo fatto volentieri a meno – risponde Zufferey – e bisogna reagire rapidamente. Personalmente continuo a bere l’ottima acqua del rubinetto perché i dati sono nei limiti di legge. Vero è che qualcuno in paese al momento preferisce evitare e la compra in bottiglia». Quanto alla vertenza giuridica, il Municipio è in contatto con lo studio legale e notarile Collegal di Lugano (avvocati Lorenzo Anastasi, già presidente del Tribunale amministrativo cantonale, e Flavio Canonica), che prevede spese legali di almeno 50’000 franchi per la procedura civile di risarcimento del danno ambientale, eventuale procedura di allocazione delle spese di risanamento ambientale secondo la legislazione federale sulla protezione delle acque, attività di coordinamento con le autorità cantonali eccetera.

Polvere, vibrazioni, crepe...

Le Pfas, viene spiegato in un allegato indirizzato al Cc, sono sostanze usate in vari ambiti per le loro funzioni impermeabilizzanti. Sono definite anche come ‘Forever chemicals’ a causa della loro stabilità chimica che ne impedisce il degrado in ambiente e il conseguente bio-accumulo. Una nuova grana dunque per gli abitanti di Sant’Antonino, la cui zona più vicina al cantiere AlpTransit, ossia la parte orientale del quartiere Nosetto, dal 2010 ha più volte reclamato per la polvere, le detonazioni, le vibrazioni e le crepe verificatesi nelle abitazioni. Situazioni poi sanate privatamente, ma che per lungo tempo hanno surriscaldato gli animi, con le autorità locali insistenti nell’esigere da AlpTransit il rispetto degli accordi sottoscritti in precedenza. Fra i temi approfonditi prima dell’avvio del cantiere, ricorda l’attuale vicesindaco, c’era anche quello della falda freatica.

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