Bellinzonese

Fusione Quinto-Prato: ‘Contrari perché cambierebbe poco o nulla’

Durante l'ultima serata pubblica in vista del voto si è alzata la voce critica del gruppo del Centro. La replica: ‘Un primo passo necessario’

In sintesi:
  • Per il gruppo politico in Consiglio comunale un'aggregazione da 1'400 abitanti è troppo piccola per fare la differenza 
  • La commissione di studio difende il progetto
Alle urne il 26 novembre
(Ti-Press)
12 ottobre 2023
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Anche se minuta, è un'aggregazione che porterebbe a un miglioramento, soprattutto a livello di servizi e organizzazione dell'amministrazione comunale. Potrebbe inoltre essere un primo passo per dare impulso a una futura unione di tutta l'alta valle, con anche l'adesione di Airolo, Dalpe e Bedretto. Si può riassumere così la posizione dei membri della commissione che hanno elaborato lo studio per la fusione tra i comuni di Quinto (970 abitanti) e Prato Leventina (380), proposta sulla quale i cittadini saranno chiamati a esprimersi in votazione popolare il prossimo 26 novembre. Ieri sera nell'aula magna delle Scuole medie di Ambrì, in occasione dell'ultima serata pubblica rivolta alla popolazione, per la prima volta si è sentita la voce critica del gruppo del Centro in Consiglio comunale a Quinto. Insieme ai colleghi di Quinto ’21 (partito che rappresenta l'ala destra del plenum), lo scorso giugno aveva votato contro il progetto aggregativo; il preavviso del Legislativo alla fusione con Prato era risultato favorevole per un solo voto (9 contro e 8), in virtù del sostegno dei consiglieri del Plr (partito di maggioranza con 12 seggi su 21).

‘Unire l'intera l'alta Leventina per un vero cambiamento’

«L’aggregazione per un vero cambiamento è quella dell'intera alta Leventina», ha esordito ieri sera il capogruppo del Centro Luca Pedrini, secondo cui l'unione con Prato è troppo piccola e non porta valore aggiunto a Quinto. «L'abbiamo detto tante volte: bisogna guardare ad Airolo. Magari anche egoisticamente, rispetto all’ottimismo generale che osserviamo, siamo un po’ più realisti, o qualcuno dirà pessimisti. La presentazione della commissione – ha proseguito Pedrini portando l'attenzione sugli indici finanziari – ci dice che con questa fusione ci sarà la possibilità di fare davvero politica ed essere propositivi, ma con 700mila franchi di possibilità di investimenti all'anno e 10 milioni di debito pubblico bisogna essere realistici e far capire alla gente che cambierà davvero poco. L'aumento delle risorse a disposizione non consentirà di permettersi chissà che cosa», ha aggiunto il capogruppo del Centro, dell'opinione che, per quanto riguarda la realtà di Quinto, anche il prospettato rinforzo dell'amministrazione comunale e della squadra esterna non porterà a grandi miglioramenti. «Abbiamo dunque ritenuto che per il nostro comune, questa fusione non sia così interessante e necessaria».

‘Le cose potranno solo migliorare’

A replicare in prima battuta Davide Gendotti: «Prendiamo atto che prima o poi bisognerà arrivare lì», ha detto il sindaco di Prato Leventina riferendosi allo scenario dell'aggregazione di tutta l’alta valle (auspicio nuovamente ribadito ieri sera anche dall'ex sindaco di Quinto Valerio Jelmini), «ma abbiamo anche la coscienza che oggi non possiamo farlo. Secondo questa commissione, l’opportunità è evidente: non sarà un'aggregazione che risolverà tutti i problemi e porterà chissà quante famiglie o posti di lavoro, ma sarà un passo che ci porterà a essere più concreti e pronti, anche nelle eventuali discussioni per un'aggregazione più forte di tutta l'alta Leventina». Ancora Gendotti: «Con questa aggregazione potremo investire 2,2 milioni, e non sono noccioline. L’ottimizzazione dei servizi, credeteci, sarà reale. La verità è che oggi facciamo fatica ad andare avanti e con questa aggregazione le cose potranno solo migliorare. Anche di poco, ma miglioreranno». Gendotti ha poi ricordato come a inizio 2022 Quinto e Prato Leventina abbiamo chiesto agli altri tre comuni se fossero interessati a un'aggregazione dell'alta valle. «Dalpe e Bedretto hanno detto di no per evidenti questioni fiscali e finanziarie, mentre Airolo ha detto che non era il momento opportuno». Secondo il sindaco di Quinto Aris Tenconi – che nella prima parte della serata ha presentato il progetto e risposto alle domande dei presenti – è questo il momento giusto per fare un primo piccolo passo, fermo restando che quella di 15 anni fa è stata un'occasione mancata. «Oggi saremmo un passo avanti in quanto a servizi e amministrazione».

Sulle motivazioni sollevate da Pedrini (durante la serata nessun intervento di esponenti del gruppo Quinto ’21), a nome della Commissione Gendotti non ha nascosto che si aspettava qualche appunto più puntuale. Della stessa opinione gli abitanti che in seguito hanno preso la parola, tra chi ritiene giusto fare un primo passo per poi magari coinvolgere anche Airolo e chi ha ritenuto deludenti gli argomenti dei contrari. «Non c'è alcun motivo di fondo che dice che questa fusione nuoce e quindi non si deve fare. Non sono un sostenitore della politica dei piccoli passi, ma è così che funzioniamo ormai da qualche secolo». È quindi intervenuta Daniela Baroni, responsabile dei progetti alla Sezione degli enti locali del Dipartimento del territorio, che ha sottolineato come negli ultimi decenni siano stati molteplici gli obiettivi di aggregazione concretizzati a tappe, da Mendrisio a Collina d'Oro, passando per Lugano e Faido, seguendo i dovuti tempi e spesso ribaltando le aspettative iniziali.

La municipale del Centro si distanzia dal capogruppo

Dagli esponenti del Centro anche una critica velata sul fatto che la commissione di studio abbia avuto al suo interno unicamente esponenti politici del Plr (i due sindaci e i due presidenti delle commissioni di gestione). «Si spera che non si vada a votare seguendo un principio politico ostruzionista, ma con il cuore e dopo essersi fatti una propria idea sul progetto – ha voluto intervenire il capogruppo Plr Curzio Guscetti, nonché presidente della Gestione e quindi membro della commissione di studio –. Fino ad oggi a Quinto, ma penso anche a Prato, i partiti hanno sempre lavorato insieme per il bene dei cittadini. Spero dunque che non si arrivi a prendere una posizione partitica per compiere un gesto ostruzionistico». Si è sentita in dovere di dire la sua anche la municipale del Centro Daniela Marveggio, distanziandosi dalla posizione esposta dal capogruppo. «Questa fusione va fatta: dobbiamo essere propositivi, tener conto del previsto miglioramento dei servizi e dell'amministrazione».

In caso di esito positivo alle urne il 26 novembre, la legislatura corrente durerà un anno in più per permettere al Gran Consiglio di esprimersi sul messaggio governativo e ai servizi locali di preparare l’unione a due che verrebbe siglata nel 2025 con la nascita del nuovo Comune.

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