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Pompieri di Bellinzona: ‘Abbandoni precoci ma nessuna emergenza’

L'incendio scoppiato a Claro mostra che i militi a disposizione sono sufficienti. Il comandante Samuele Barenco: ‘Le partenze vengono sempre compensate’

Il sogno di molti bambini, ma non solo
(Ti-Press)
25 agosto 2023
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Fare il pompiere è il sogno di molti bambini (e non solo). Un sogno che però spesso rimane tale, visto che si tratta di un’attività di volontariato difficile da conciliare con l’attività lavorativa. «Per vari motivi circa il 20% di coloro che iniziano, smettono nel giro di due anni», afferma a ‘laRegione’ Samuele Barenco, comandante del Corpo pompieri di Bellinzona. Un tasso di abbandono «non trascurabile», ma che non preoccupa particolarmente: «Non riscontriamo una situazione di emergenza, visto che ogni anno riusciamo sempre a compensare le partenze». Insomma, i militi a disposizione sono sufficienti per intervenire in caso di emergenza, come è accaduto nella notte tra mercoledì e giovedì in via In Brescerìni a Claro, dove è bruciato un fienile.

L’odore del denso fumo è stato sentito a chilometri di distanza

Il rogo scoppiato verso l’una di notte non ha provocato feriti, ma ha generato un denso fumo (segnalatoci da diversi lettori del Bellinzonese, anche per il cattivo odore che si è propagato a seguito del fieno bruciato) che ha costretto la polizia a raccomandare a chi abita in zona di tenere chiuse porte e finestre, così come di spegnere la ventilazione e l’aria condizionata. Il Corpo pompieri di Bellinzona è prontamente intervenuto sul posto con cinque mezzi e dieci uomini. L’incendio è così stato circoscritto, ma le operazioni di spegnimento e bonifica sono proseguite anche per tutta la giornata di ieri. Al momento, le cause dell’incendio sono ancora sconosciute e saranno oggetto di un’inchiesta.

Al via un’altra campagna di reclutamento in tutto il cantone

Attualmente una quindicina di aspiranti pompieri sta terminando la formazione, per poi entrare in servizio a tutti gli effetti nel 2024. E proprio in questi giorni sarà lanciata una campagna di reclutamento cantonale, come è già avvenuto l’anno scorso: «Abbiamo deciso di unire le forze per essere più efficaci nel reclutare nuovi volontari». In seguito martedì 12 settembre ogni caserma che cerca militi proporrà una serata informativa: «Sarà l’occasione per presentarci e per fornire tutte le informazioni del caso: ad esempio cosa vuol dire fare il pompiere volontario e cosa bisogna fare per diventarlo».

‘Permanenza sempre più breve’

L’auspicio di Barenco è quello di «riuscire a reclutare una quindicina di pompieri urbani e una decina di montagna, in modo da sostituire i partenti che ogni anno si attestano attorno al 10%». Più che quest’ultima percentuale, a far riflettere è il fatto che «rispetto al passato la permanenza nel Corpo è sempre più breve». Verosimilmente questo è dovuto, fra l’altro, al fatto che «si cambia lavoro più spesso e di conseguenza anche il domicilio». Inoltre, «cambiando impiego, varia anche la disponibilità di tempo che può mutare, ad esempio, anche dopo la nascita di un figlio». Ovviamente poi ci sono anche quelli che «si rendono conto che non è la loro strada, sottostimando l’impegno». Gli abbandoni precoci possono rappresentare non solo un problema a livello di effettivi, ma anche a livello di «investimento di tempo e risorse, anche umane, nell’ambito della formazione».

Difficoltà nel conciliare volontariato e lavoro

Essendo il pompiere un’attività volontaria, la risorsa più importante è proprio il tempo che è, per vari motivi, sempre più scarso. «In quest’ambito – sottolinea il comandante – siamo abbastanza esigenti. Una volta incorporata la persona è vincolata a periodi od orari ben precisi: turni di picchetto obbligatori, formazione continua e così via. Insomma, bisogna fare degli sforzi. In ogni caso cerchiamo di organizzare le attività in modo che siano sostenibili dai volontari». Volontari che devono anche trovare la disponibilità dei datori di lavoro: «Non è scontato che permettano ai loro dipendenti di assentarsi in caso di emergenza. Oggi infatti molte aziende (anche pubbliche o parapubbliche) sono costrette a impiegare meno personale rispetto al passato. Di conseguenza l’eventuale mancanza di un collaboratore è ancora più sentita». Tuttavia, non vi è «una mancanza di collaborazione da parte dei datori di lavoro, ma è proprio una questione di contingenza. Insomma è già difficile trovare volontari ed è ancora più difficile trovare persone che possano mettersi a disposizione per interventi diurni durante i giorni feriali». Un aiuto in questo senso arriva dalla Città: «Ci sono parecchi dipendenti comunali che sono anche pompieri», spiega Barenco. La sinergia con il Comune dunque funziona, «ma si può ancora migliorare. In ogni caso sono soddisfatto dei passi che sono stati fatti: la maggioranza dei pompieri che garantiscono la prontezza d’intervento durante il giorno sono collaboratori della Città».

Nuova caserma, un tema ‘importante e prioritario’

Per rendere l’attività di pompiere più attrattiva il comandante auspica anche che si facciano passi avanti verso una nuova caserma: «L’attuale sede in via Mirasole (dove ci troviamo da quasi 50 anni) ci limita un po’ in un’ottica di sviluppo e crescita futura, visto che nel frattempo le esigenze sono mutate rispetto al passato». Si tratta dunque di un tema «importante e prioritario» che permetterebbe di «migliorare a livello logistico, così come l’efficienza, la qualità e l’attrattività della nostra attività». Ricordiamo che in questo senso, il Municipio sta considerando l’ipotesi di inserire la nuova caserma dei pompieri nel comparto ex Birreria a Carasso. Tuttavia, se questa diventasse effettivamente la strada da percorre, per la realizzazione si dovrà attendere ancora tra i 7 e i 10 anni.

Fra roghi, salvataggi, assistenza tecnica e inquinamento

Ma concretamente cosa fa il pompiere? «Oltre a lottare contro incendi e danni della natura (alluvioni, frane ecc.), ci occupiamo anche di salvataggi di persone o animali e, in casi urgenti, forniamo anche assistenza tecnica a privati (porte bloccate, tubi dell’acqua rotti e così via) quando non possono intervenire terzi (in giorni festivi o di notte), così come ai soccorritori in caso di incidenti stradali, mettendo in sicurezza il luogo o permettendo, ad esempio, di raggiungere un ferito bloccato in un veicolo. Interveniamo pure in caso di inquinamento del terreno o dell’acqua». In quest’ambito, i pompieri di Bellinzona sono anche responsabili per il Sopraceneri in caso di «incidenti che coinvolgono sostanze chimiche, biologiche o radioattive che minacciano la popolazione». Un tema di stretta attualità, visto che intervengono ad esempio nel caso in cui deragliasse un treno che trasporta materiale pericoloso. In generale, in media, i pompieri di Bellinzona (120 urbani e 80 di montagna) effettuano circa 400 interventi all’anno.

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