Bellinzonese

La colonna sonora del Rabadan? Un ‘work in progress’

Viaggio dietro alle quinte del villaggio del Carnevale con Alessandro Delmuè, uno dei deejay delle numerose tendine

Alessandro alla consolle
22 febbraio 2023
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Da ‘Gianna Gianna Gianna’ di Rino Gaetano a ‘Brasil (La La La La)’ e chi più ne ha più ne metta. Le abbiamo ballate (e pure cantate, magari a squarciagola) quasi tutte, canzoni sempreverdi che da una tendina all’altra, da un Carnevale all’altro, sono parte integrante della colonna sonora di queste giornate di bagordi. «Per preparare una ‘playlist’ per una serata di Carnevale ci vanno un paio di giornate di lavoro», ci racconta Alessandro Delmuè, uno dei molti animatori-deejay che si sono alternati alla consolle delle tendine del ‘villaggio’ del Rabadan numero 160. Edizione che è stata anche quella del suo... battesimo dall’altra parte della consolle, nella quarta serata di bagordi, domenica, all’interno della tendina dell’Fc Moderna, in Piazzetta ex Mercato, davanti al Municipio. «Avevo già suonato a diverse feste, fra cui quella dei ventenni ad Ambrì, nell’ambito delle giornate autogestite del Liceo di Bellinzona, o ancora alla festa delle Elementari di Bellinzona e in Golena, come pure a qualche compleanno, ma questa era la mia prima volta al Carnevale. Essendo nato e cresciuto a due passi da Bellinzona, al Rabadan ci ero già stato, due anni fa, prima dello stop della pandemia, ma unicamente come frequentatore».

Lavoro improvvisato sì, ma non in senso letterale

Come ci si prepara per una serata dietro a una consolle in una tendina di Carnevale? «Prima di tutto occorre avere presente il tema della serata; domenica, visto che a curare l’animazione era lo Sci Club Bellinzona, il tema portante era quello dell’‘après-ski’. Per cui ho selezionato tutta una serie di pezzi tipici dei ritrovi pubblici delle stazioni sciistiche, in particolare in tedesco, mixandoli con quelli immancabili che rappresentano i classici tormentoni che vengono suonati un po’ in tutti i carnevali invitando le folle a ballare». Tutto lavoro fatto in anticipo: «Sì, il grosso viene fatto a casa; dapprima scegli i brani più appropriati, poi cerchi di capire quale sia il momento ideale per entrare o uscire con un pezzo, come ‘sfumarlo’ nel modo migliore», racconta il 20enne di Camorino. Il lavoro di un bravo deejay però non finisce qui... «Affatto. Anzi, quando ti ritrovi dietro alla consolle con tutta la gente che aspetta di ballare inizia la parte ancora più impegnativa. Ma anche stimolante. Devi saper cogliere le reazioni della platea, intuirne i gusti e le reazioni al tipo di musica che stai proponendo: è solo tastandogli il polso che puoi capire se il tuo uditorio è con te; se una canzone piace, ad esempio, la tieni un po’ più a lungo, altrimenti, se che la gente non sta ballando, anticipi il suo cambio. Insomma, è una sorta di... work in progress: non ci sono playlist o scalette prestabilite. Diciamo che, pur non essendolo nella sua accezione letterale, è tutto ‘improvvisato’». C’è spazio anche per qualche richiesta? «Nello specifico, domenica non ne ho ricevute, ma nelle altre serate che avevo animato ce n’erano già state diverse e, nel limite del possibile, si cerca sempre di soddisfarle».

L’ansia della prima? ‘Un po’ c’è sempre, specie a un evento così’

Una non-stop di quattro ore, dalle 20 a mezzanotte, in cui Alessandro ha alternato alla consolle i grandi classici ‘evergreen’ del Carnevale a pezzi più recenti, in particolare anni Ottanta e Novanta. Come è andata? «È chiaramente un ambiente diverso, sia per il tipo di musica che devi proporre, e che la gente si aspetta da te, sia per l’età di chi viene ad ascoltarla. In tutta franchezza non mi aspettavo nemmeno così tanta gente: considerando che quella di domenica, da tradizione, è la serata più ‘stanca’ del Rabadan dopo i bagordi del sabato sera, mi sarei aspettato un’affluenza più modesta. Invece, sarà per le temperature un po’ più primaverili, sarà per la voglia di tornare a far festa dopo due edizioni cancellate dal Covid, domenica la tendina era sempre piena».

Cosa si prova prima di mettersi dietro alla consolle per animare una serata con migliaia di persone? C’è agitazione? O un po’ di apprensione? «Beh, le sensazioni variano a seconda del pubblico che ti trovi di fronte. Alla festa dei ventenni mi ero ovviamente sentito un po’ più a mio agio, trattandosi bene o male di coetanei, e dunque ero anche più consapevole di cosa mettere. In una tendina del Carnevale, per contro, hai un pubblico di tutte le età e dunque prima di ‘attaccare’ un po’ di timore di non riuscire soddisfare tutti con quanto hai selezionato c’è. Ma sono bastati un paio di brani per capire che la serata stava prendendo la piega giusta, anche perché a me piace variare, pure parecchio, il mio repertorio, proprio con l’intento di accontentare il maggior numero possibile di persone. Sicuramente ha aiutato il fatto che nelle sere precedenti avevo potuto farmi un’idea delle musiche facendo un giro per le varie tendine e il capannone del Rabadan».

Buona la prima dunque. «Sì, tutto sommato è andata benone: questa prima volta mi ha senza dubbio lasciato un’ottima impressione, anche perché a fine serata mi sono arrivati diversi complimenti per la mia scelta musicale, tanto da parte dei responsabili della tendina, quanto da chi l’ha frequentata alla ricerca di un po’ di spensieratezza». Dunque un’esperienza da rifare? «Assolutamente sì. Mi piacerebbe vestire i panni del deejay anche in occasione delle prossime edizioni del Rabadan!».

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