Bellinzonese

Inchiesta targhe: intascati da Orlandi 30mila franchi

L’ex funzionario della Circolazione teneva per sé il 60%. Intanto l’agente della Polcom ha esposto al sindaco la propria posizione: per ora nulla di penale

La cifra complessiva ammonta a circa 50'000 franchi (Ti-Press)
27 agosto 2021
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È di poco superiore ai 30’000 franchi la cifra imputata dal Ministero pubblico a Simone Orlandi, l’ormai ex funzionario del Servizio immatricolazioni alla Sezione cantonale della circolazione (licenziato questa settimana dal Consiglio di Stato) finito sotto inchiesta per aver indebitamente smerciato una dozzina di targhe automobilistiche, dotate di numeri interessanti, con la complicità di un assicuratore del Luganese in contatto con gli acquirenti privati. La cifra complessiva ricostruita dagli inquirenti coordinati dal procuratore generale Andrea Pagani ammonta finora, come già emerso nei giorni scorsi, a circa 50’000 franchi. Stando a quanto appreso dalla ‘Regione’, in un rapporto di 40-60 fra i due oltre la metà veniva dunque intascata dall’ex funzionario 36enne che ha immediatamente rassegnato le dimissioni da presidente dell’Udc di Bellinzona e Valli e da consigliere comunale della Turrita, carica assunta questa primavera. Il fatto che il 60% della presunta appropriazione indebita finisse nella disponibilità di Orlandi, patrocinato dall'avvocato Davide Ceroni, rafforza la gravità del suo coinvolgimento e di quanto illegalmente orchestrato e ammesso davanti agli inquirenti. Come si ricorderà, a suo carico si ipotizzano anche i reati di corruzione passiva (subordinatamente accettazione di vantaggi), abuso di autorità, riciclaggio di denaro e acquisizione illecita di dati, questa per aver sfruttato gli account informatici di due colleghi ignari del suo agire.

Attività inopportuna?

Altro capitolo della vicenda: sulla base del nostro articolo pubblicato ieri (giovedì 26), il sindaco di Bellinzona Mario Branda ha interpellato l’agente della Polizia comunale interrogato in Procura come persona informata sui fatti essendo entrato in contatto con uno o entrambi gli indagati nell’ambito della compra-vendita di targhe. In attesa che l’inchiesta del Ministero pubblico faccia il suo corso, non emergono al momento elementi che possano indicare il sergente maggiore come penalmente coinvolto. In un rapporto scritto il diretto interessato ha chiarito la propria posizione illustrando l’attività da lui svolta in privato. Tutto ciò sarà, se necessario, ulteriormente approfondito dall’Esecutivo. Fra i quesiti che teoricamente potrebbe porsi – sempre che la posizione dell'agente nel frattempo non si aggravi – vi è quello dell'opportunità, per un addetto alle forze dell'ordine, di operare privatamente nel settore delle targhe. Settore in cui bazzicano acquirenti disposti a spendere svariate migliaia di franchi pur di ottenere il numero desiderato. Un'attività legale (sempre che non sia svolta col metodo messo in piedi dai due indagati) ma caratterizzata, come detto, da consistenti giri di denaro.

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