Andrea e Franco spiegano il loro compito ai Mondiali al servizio della Federazione e tornano sulla relegazione del loro Kloten
Chi almeno una volta nella vita si è recato a Kloten in qualità di giornalista avrà sicuramente conosciuto o perlomeno intravisto Andrea e Franco Rutschmann. I due simpatici protagonisti della nostra intervista, oltre a fare coppia nella vita, fanno coppia sulle tribune delle piste da hockey e si occupano delle statistiche. E quest’anno Franco e Andrea sono impegnati pure ai Mondiali di Copenhagen.
Quale mansione svolgete esattamente qui ai Mondiali?
Andrea: "Teniamo le statistiche di entrambe le squadre. In particolare i tiri scagliati in porta, quelli bloccati, quelli a lato e il tempo di gioco".
Come siete arrivati a questo incarico?
Franco: "Grazie alla nostra attività in seno al Kloten siamo entrati in contatto con la Federazione elvetica. Noi lavoriamo dunque per Swiss Ice Hockey qui a Copenhagen. Le statistiche dei match della Svizzera vengono pubblicate sul sito ufficiale della Federazione, mentre le altre vengono usate dallo staff tecnico per preparae la sfide future".
Insomma, tante partite e molto lavoro.
Andrea: "È faticoso, durante il match è necessario essere concentrati al massimo, ma siamo abituati. E comunque ci rimane del tempo libero per visitare Copenhagen".
Evidentemente i due hanno dovuto prendere vacanze dal proprio datore di lavoro per essere qui.
Franco: "Sì, ma per noi è bello e gratificante essere qui. È piacevole far parte della nostra Nazionale, sebbene siamo solo una parte piccolissima. E poi appunto, tutte le attrazioni della città le abbiamo viste, pure la Sirenetta".
Chi è la vostra persona di riferimento all’interno della Federazione?
Andrea: "Qui a Copenhagen è indubbiamente Raeto Raffainer. Poi ci sono altre persone dietro le quinte, come ad esempio Corinne Züger che si occupa della logistica".
RIcevete una remunerazione?
Franco: "L’alloggio ci viene messo a disposizione gratuitamente da Swiss Ice Hockey e poi riceviamo un piccolo indennizzo giornaliero".
Ora però voglio cambiare argomento e purtroppo non vi piacerà. (Il mutamento d'espressione nei volti di Franco e Andrea dicono tutto, sanno che voglio parlare del Kloten).
Allora, digerita la relegazione?
Andrea: "Fa ancora male, una parte di delusione è rimasta eccome, ma adesso bisogna guardare in avanti. È importante il futuro e non il passato che non si può più cambiare. I dirigenti adesso dovranno lavorare duramente e cercare di costruire una squadra. Anche noi ora siamo senza contratto e dopo il Mondiale parleremo con i responsabili al fine di capire le loro intenzioni".
Da parte vostra c’è la volontà di continuare? Trasferte lontane a Visp o Porrentruy in una Lega cadetta non sono certo le prospettive più sexy. Magari preferite in futuro starvene maggiormente sul divano di casa o andare al cinema?
Franco: "Io collaboro da 30 anni per il Kloten, da 22 mi occupo delle statistiche e con Andrea siamo sposati da 23. Sono una persona fedele. Non potrei mai ad esempio cambiare sponda e lavorare per lo Zsc. Il mio cuore è a Kloten, in questo club ho vissuto tutte le emozioni possibili: dal titolo, alla vittoria in coppa, le sconfitte in finale, ecc.. Mi mancano solo due cose. Un titolo di Swiss League e una promozione. Ecco, oltre al cuore questa è la motivazione per continuare a lavorare per gli Aviatori".
Ma la retrocessione in fin dei conti ve l’aspettavate oppure no?
Andrea: "Abbiamo capito presto l’andazzo. Seguendo il club da molto tempo e avendo una visione assai interna c’era la sensazione che potesse capitare. La speranza era però l’ultima a morire, ma devo ammettere che al più tardi nello spareggio contro il Rappi ho avuto molta paura e timore di dover lasciare la National League".
Quando Mosimann con la sua rete all’overtime di gara-7 ha sancito la relegazione, che sensazione si è provata?
Franco. "Dapprima una veloce sensazione di vuoto. Ho poi concluso il mio lavoro come al solito, non so nemmeno come. Ero in trance. Come se nulla fosse ho inviato i vari rapporti tramite e-mail, la solita routine. In seguito ho riordinato il mio posto in tribuna stampa dalle cartacce e ho spento il computer, Mi sono veramente reso conto di cosa fosse successo in quell'istante. I giocatori e i tifosi del Rappi festeggiavano. Li ho realizzato, è tutto finito, siamo retrocessi».