Svizzera

Più gestione del paesaggio, meno incendi di grandi dimensioni

Uno studio evidenzia come anche l’evoluzione dell'uso del suolo gioca un ruolo fondamentale nel prevenire frequenza e intensità del fuoco

In sintesi:
  • Un algoritmo genera i possibili percorsi di propagazione di un fronte di fiamma in base alla pendenza del terreno e alla distribuzione della copertura boschiva
  • Si osserva una correlazione molto alta e significativa tra la lunghezza mediana dei percorsi di propagazione del fuoco e la percentuale di eventi
Nel Gambarogno nel 2022
(Ti-Press)
13 marzo 2024
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I cambiamenti climatici influenzano la frequenza e l'intensità con cui le foreste svizzere potrebbero bruciare in futuro. Ma non solo: anche l’evoluzione dell'uso del suolo gioca un ruolo fondamentale. In un nuovo studio gli specialisti degli incendi boschivi dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (Wsl) di Cadenazzo hanno evidenziato queste interazioni.

La statistica dell’area bruciata al Sud delle Alpi mostra a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso una regolare e continua tendenza alla diminuzione. Un’evoluzione dovuta essenzialmente a una prevenzione sempre più efficace e al miglioramento dell’organizzazione antincendio, con in particolare una formazione specifica dei pompieri sugli incendi boschivi, l’impiego tempestivo e sistematico degli elicotteri e la sempre più capillare presenza nel territorio di infrastrutture antincendio come le vasche per il pescaggio dell’acqua.

Ciononostante, episodicamente avvengono ancora incendi di grandi dimensioni, ossia eventi di forte intensità che imperversano su vaste superfici dopo essere sfuggiti al primo tentativo di controllo da parte dei pompieri. Si tratta di solito di incendi che si sviluppano in situazioni meteorologiche estreme (prolungata siccità combinata a giornate di forte vento) e lungo versanti scoscesi e densamente boscati. Fra i casi esemplari si ricordano gli incendi di Leuk in Vallese nel 2003, di Mesocco del 2016 o del Monte Gambarogno del 2022. In queste condizioni risulta molto difficile, se non proibitivo per i pompieri, sia accedere alla zona in fiamme, sia affrontare le termiche ascensionali generate dall’incendio stesso.

Un algoritmo

Purtroppo, per il futuro i cambiamenti climatici in corso lasciano presagire un aumento delle situazioni meteorologiche estreme favorevoli allo sviluppo di incendi molto intensi. In queste condizioni, la probabilità che il fuoco possa sfuggire al controllo e propagarsi su vaste superfici dipende sostanzialmente dalla velocità di propagazione e dall’intensità del fronte di fiamma, aspetti che solitamente lungo i pendii e in presenza di un forte carico di combustibile sono più sfavorevoli alla lotta.

Al fine di testare questa ipotesi, i ricercatori hanno sviluppato un algoritmo che genera i possibili percorsi di propagazione di un fronte di fiamma in base alla pendenza del terreno e alla distribuzione della copertura boschiva, interrompendoli laddove questi incontrano zone aperte (pascoli, coltivi o altro) o pianeggianti.

Si osserva una correlazione molto alta e significativa tra la lunghezza mediana dei percorsi di propagazione del fuoco e la percentuale degli incendi boschivi di grandi dimensioni (nel nostro caso > 5000 m2). In particolare, nelle regioni più colpite dall’abbandono delle attività agricole tradizionali e dall’avanzata dell’area boschiva, vale a dire nelle Alpi Centrali occidentali (Vallese) e soprattutto in quelle meridionali (Svizzera sudalpina), buona parte degli incendi (rispettivamente il 27,6 e 38,5%) hanno un’estensione superiore al mezzo ettaro. Ovviamente la propensione a essere percorsi da incendi di grandi dimensioni aumenterebbe in modo significativo in tutta la Svizzera (ad eccezione dell’Altipiano) qualora si verificasse la remota ipotesi di un abbandono completo delle attività agricole e un passaggio a una copertura forestale continua.

Tale risultato mette in luce la grande importanza della gestione agricola del territorio, non solo al fine di preservare la diversità dei paesaggi, che è sinonimo di ricchezza ecologica e culturale, ma anche per il mantenimento degli spazi aperti, che costituiscono le aree tagliafuoco più efficaci lungo i versanti delle montagne svizzere.

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