Svizzera

La penuria di medicinali continua a preoccupare

Da un anno all’altro la situazione non è mutata di molto: alcuni preparati continuano a scarseggiare. Il problema, soprattutto per gli anziani, è serio

In sintesi:
  • Scorte ai minimi in particolare per antibiotici, calmanti, benzodiazepine, antidolorifici, vaccini per bambini, ma anche farmaci per diabetici
  • Al lavoro congiuntamente con l'Unione europea per trovare una soluzione al problema
Attenzione alle scorte
(Keystone)
27 dicembre 2023
|

Il problema è noto. Le sue cause molteplici. Le possibilità di una soluzione a corto-medio termine: piuttosto scarse. Stiamo parlando della penuria di molti farmaci in Svizzera, medicinali ormai difficilmente ottenibili o addirittura non reperibili.

Il fenomeno si delinea dallo scorso inverno. E stando agli esperti rappresenta un problema serio, soprattutto per la popolazione più anziana. La lista dei medicinali mancanti, pubblicata sulle piattaforme specializzate, è lunga. Il database drugshortage.ch elenca al momento 786 prodotti per i quali vi sono difficoltà di approvvigionamento, tra i quali 386 principi attivi. Anche consultando la farmacia online Zur Rose, oppure l’elenco redatto dall’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del Paese (Ufae), la situazione appare piuttosto allarmante. A scarseggiare sono, tra gli altri: antibiotici, calmanti, benzodiazepine, antidolorifici e vaccini per bambini. Ma anche farmaci per diabetici come l’Ozempic, noto poiché impiegato pure da chi non è affetto dal diabete, per via delle sue ‘proprietà dimagranti’.

“Abbiamo due collaboratori che lavorano a tempo pieno per cercare alternative per colmare le carenze di approvvigionamento”, dichiara Pascal Bonnabry. Il capo farmacista dell’ospedale universitario di Ginevra (Hug) parla di un’involuzione “preoccupante”, che interessa l’intero Paese. “A partire dallo scorso inverno, che è stato particolarmente difficile, la situazione ha raggiunto un elevato livello di scarsità e riguarda tutte le classi di medicinali”, aggiunge. “In generale, negli ultimi 10-15 anni la situazione è peggiorata passo dopo passo”.

Forte dipendenza da Cina e India

Christoph Amstutz, responsabile del settore Agenti terapeutici all’Ufae, sottolinea la “forte dipendenza europea” dal mercato asiatico, in particolare dalla Cina e dall’India per quanto concerne i principi attivi. La chiusura di centri di produzione e la delocalizzazione di questi ultimi negli scorsi 15 anni è da considerarsi un “grave errore”, ha affermato. Dopo la pandemia di Covid-19 e il conflitto in Ucraina, il mondo si trova ad affrontare seri ostacoli per quanto riguarda la produzione, il confezionamento e il trasporto dei principi attivi nonché dei farmaci stessi.

La situazione è “più drammatica che mai”, deplora il responsabile della comunicazione della farmacia online Zur Rose, Simon Marquard: “La penuria riguarda soprattutto i farmaci comuni a basso costo o i generici. Ad esempio antidolorifici, antibiotici, sciroppi per la tosse, farmaci antitumorali, ma anche anticoagulanti, ansiolitici o medicinali contro l’insonnia”. A farne le spese sono soprattutto gli anziani e coloro che sono abituati a ricorrere a calmanti o ansiolitici, ai quali vengono talvolta somministrati antipsicotici, ovvero farmaci decisamente più potenti.

Pochi produttori

All’inizio del mese, la Commissione europea ha pubblicato un elenco di oltre 200 sostanze e diverse centinaia di farmaci considerati ‘critici’ per l’Ue e per i quali intende rafforzare l’autonomia europea. La Svizzera starebbe tentando di negoziare con Bruxelles per trovare una soluzione, ha dichiarato Amstutz. Ma il fatto che la Confederazione non faccia parte dell’Ue potrebbe complicare le cose.

Altro problema: l’elevata concentrazione del settore. Ad esempio, un terzo dei principi attivi dei farmaci generici destinati al mercato statunitense è prodotto in un unico sito, per lo più in India o in Cina, stando al database Cortellis Generics Intelligence di Clarivate Analytics. Per quanto riguarda l’Europa, un altro studio di MundiCare ha rilevato che il 70% dei farmaci generici prodotti in Europa e Giappone contiene principi attivi provenienti dalla Cina. Secondo lo studio, negli ultimi 15-20 anni l’Occidente ha massicciamente esternalizzato la propria produzione.

Svizzera mercato poco interessante

Anche le dimensioni ridotte del mercato svizzero spiegano la carenza di alcuni farmaci. “Per i produttori, ad esempio, la Svizzera è meno attraente rispetto ai nostri vicini più grandi”, spiega il fornitore Zur Rose, le cui attività in Svizzera sono di proprietà di Migros. “Alcuni farmaci potrebbero scomparire dal mercato svizzero, se non lo hanno già fatto”, dichiara il responsabile della comunicazione Simon Marquard. C’è una forte pressione sui prezzi. E quando i farmaci diventano sempre più economici, “arriva un momento in cui per il produttore di prodotti il cui brevetto è scaduto non vale più la pena proporli”.

Il processo di omologazione è esigente e complesso e la procedura di autorizzazione separata richiesta dalla Svizzera non sempre vale la pena di essere intrapresa, viste le piccole quantità in gioco sul mercato elvetico. L’Ufae indica poi un’altra difficoltà: la necessità di tradurre tutti i bugiardini in tre lingue, un requisito che non esiste nei Paesi confinanti.

Finché la causa del problema non sarà risolta, la task force per gli agenti terapeutici – istituita della Confederazione per far fronte alla penuria con misure mirate – raccomanda di dispensare quantità sfuse dei farmaci che scarseggiano. Ciò significa che i medicinali – quando ce ne sono... – vengono tolti dalla loro confezione e distribuiti in quantità limitate. ATS/SG

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔