Svizzera

Economiesuisse augura lunga vita alle centrali atomiche

Stando a uno studio del Politecnico di Zurigo, l’esercizio prolungato e un nuovo impianto rafforzerebbero la sicurezza dell'approvvigionamento energetico

La centrale nucleare di Gösgen, nel Canton Soletta
(Keystone)
12 settembre 2023
|

Zurigo – Una nuova centrale nucleare dal 2040 e periodi di attività più lunghi per gli impianti esistenti rafforzerebbero la sicurezza dell'approvvigionamento energetico: è la conclusione cui giunge uno studio del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) commissionato da Economiesuisse.

Con la legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili (atto mantello) in discussione in parlamento durante l'attuale sessione autunnale si vuole potenziare fortemente la produzione indigena di elettricità da fonti rinnovabili.

La federazione delle imprese svizzere, si legge in una sua nota odierna, ha incaricato l'Energy Science Center dell'ETHZ di verificare se ciò basterebbe per garantire l'approvvigionamento. In base al cosiddetto "atto mantello", tale produzione dovrebbe salire a 35 terawattora (TWh) entro il 2035 e a 45 TWh entro il 2050. Nello scenario di riferimento il limite d'importazione in inverno verrebbe aumentato ad al massimo 10 TWh.

Minori costi per 11 miliardi di franchi

Stando allo studio, periodi di attività più lunghi per le centrali atomiche esistenti – 65 o 80 anni – permetterebbero di ridurre i costi del sistema energetico di 11 miliardi di franchi fino al 2050. Secondo Economiesuisse ciò consentirebbe di finanziare tre volte le misure di promozione previste dalla legge sul clima approvata dal popolo alle urne lo scorso giugno. Inoltre, entro tale anno verrebbe eliminata l'impasse nell'approvvigionamento durante i mesi invernali.

Anche una soluzione con un nuovo impianto nucleare operativo dal 2040 sarebbe migliore dello scenario di riferimento contenuto nell'atto mantello: i costi del sistema energetico scenderebbero di 12 miliardi e anche il deficit nella stagione fredda verrebbe colmato.

Nello studio non sono però stati considerati i costi d'investimento per la costruzione della nuova centrale, in quanto, secondo Economiesuisse, sussistono incertezze e sono possibili sia spese minori che maggiori.

Doppia rinuncia impossibile

Stando all'organizzazione, altri confronti mostrano che nella sicurezza dell'approvvigionamento in inverno sono utili anche grandi centrali elettriche a fonti rinnovabili. Impianti fotovoltaici sui tetti non basterebbero assolutamente: servirebbe energia prodotta da centrali nucleari nuove od operative più a lungo.

In alternativa si potrebbe prendere in considerazione un potenziamento equivalente di impianti solari ed eolici su superfici libere nelle regioni alpine. Il programma di finanziamento federale "Solarexpress" e il progetto sull'accelerazione delle procedure di autorizzazione di impianti eolici non basterebbero lontanamente. Economiesuisse conclude, quindi, che non è possibile rinunciare allo stesso tempo alle centrali atomiche e ai grandi impianti a energia rinnovabile.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE