Svizzera

‘Molte famiglie devono tirare la cinghia. Premiamole con l'Avs’

L'economista Wolfram Kägi sposa la proposta di legare la rendita pensionistica al numero di figli, idea parecchio dibattuta su stampa e social

In sintesi:
  • ‘Chi non ha figli dovrebbe avere la possibilità di versare più denaro nel fondo pensione o nel terzo pilastro’
  • In base a uno studio Ubs, una coppia senza prole spende un milione di franchi in meno al raggiungimento dell'età pensionabile rispetto a una coppia con due figli
Quando sbarcare il lunario diventa un problema
(Ti-Press)
18 luglio 2023
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Molte famiglie fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e non possono permettersi un terzo pilastro, mentre con i loro figli garantiscono un sistema pensionistico che avvantaggia chi di prole non ne ha. Lo afferma l'economista Wolfram Kägi, che prende posizione sulle critiche mosse alla sua proposta di legare le rendite Avs al numero di figli messi al mondo, un'idea parecchio dibattuta in questi giorni sulla stampa e sui media sociali.

"Innanzitutto non voglio adornarmi di piume altrui: la mia proposta è stata ispirata dall'economista Hans-Werner Sinn", esordisce Kägi in un'intervista pubblicata dal Tages-Anzeiger, dopo aver gettato il sasso nello stagno con dichiarazioni rilasciate alla Nzz am Sonntag. "Il mio obiettivo è quello di suscitare un dibattito, perché credo che l'idea valga la pena di essere esaminata. Ma mi sembra chiaro che un simile cambiamento di sistema dovrebbe essere valutato e calcolato con molta attenzione. Una graduazione della pensione in base al numero di figli dovrebbe ovviamente essere differenziata in base al reddito, cioè tenendo conto delle persone con un reddito basso".

Al giornalista che gli chiede se lui personalmente riceverebbe la rendita piena, l'accademico risponde di essere relativamente ben messo, avendo due figli. "Ma ci sono famiglie che contribuiscono al finanziamento dell'Avs molto più di noi. E vorrei anche aggiungere: come molte famiglie, siamo molto grati di avere dei figli e siamo molto contenti di loro. Le considerazioni di carattere finanziario non hanno avuto alcun ruolo nel decidere se desideravamo dei bambini".

"Non sono un sociologo e non posso dire perché esattamente qualcuno voglia mettere al mondo dei discendenti", prosegue il direttore della società di consulenza renana Bss. "Ma non credo che qualcuno faccia dipendere il proprio orientamento da un'eventuale normativa sull'Avs: nessuno decide a 25 anni di avere quattro figli per avere poi una bella pensione. Quello che mi preoccupa è che molte famiglie oggi riescono appena a sbarcare il lunario e che alcune probabilmente non hanno la possibilità di costruirsi un terzo pilastro. Queste famiglie fanno però molto per garantire che il sistema sociale funzioni a lungo termine: dare loro un integrativo è quindi ai miei occhi molto importante".

"Abbiamo concretizzato l'idea in un documento di lavoro, anche se con esempi molto semplificati. I pensionati con un reddito superiore alla media e senza figli riceverebbero solo la metà della pensione Avs. Abbiamo poi ipotizzato che le persone senza figli potessero risparmiare altri 1'000 franchi al mese per compensare la perdita della pensione", spiega l'esperto. "Un tale cambiamento non può essere introdotto da un giorno all'altro. Deve essere annunciato a lungo termine e realizzato gradualmente nell'arco di diversi anni. Chi non ha figli dovrebbe avere la possibilità di versare più denaro nel fondo pensione o nel terzo pilastro".

Però la mancanza di prole – osserva il cronista della testata zurighese – non è sempre intenzionale, spesso è anche una questione di destino: molte persone senza figli potrebbero quindi percepire la riduzione della rendita Avs come un'ulteriore punizione. "Sì, e capisco quindi che alcune reazioni alla proposta siano state molto emotive", risponde l'intervistato. "Allo stesso tempo, va anche detto che le persone senza figli che guadagnano bene hanno la possibilità di mettere da parte più soldi rispetto alle famiglie con figli".

I single, dal canto loro, si lamentano che pagano molte più tasse degli altri – insiste il giornalista – e che hanno costi della vita più elevati rispetto a coloro che possono condividere le spese. "In realtà, bisognerebbe fare un calcolo per tutte le possibili costellazioni di famiglie e di reddito", osserva Kägi. "Sarebbe necessario esaminare da vicino quali tipi di famiglie – differenziate per numero di figli e reddito – contribuiscono alla spesa statale e ai sistemi sociali. C'è uno studio di Ubs secondo il quale una coppia senza prole spende un milione di franchi in meno al raggiungimento dell'età pensionabile rispetto a una coppia con due figli. Ma naturalmente ci sono famiglie con figli che pagano poche tasse perché hanno un reddito basso e nel migliore dei casi ricevono un sostegno statale, ad esempio per l'assicurazione sanitaria o l'assistenza esterna ai bambini".

Lo specialista respinge invece le critiche di chi sostiene che una volta ancora la pressione venga posta sulle spalle delle donne. "Naturalmente, non è così che deve essere. Uomini e donne sono coinvolti in egual misura. La pensione verrebbe calcolata non solo per le donne, bensì anche per gli uomini in base al numero di figli".

Ma in ultima analisi, per far fronte all'aumento del numero dei pensionati non sarebbe più semplice aprire nuove fonti di finanziamento per l'Avs? "Le proposte in merito ci sono già", fa presente Kägi citando per esempio l'innalzamento dell'età pensionabile. "Una pensione dipendente dal numero di figli potrebbe però essere un piccolo contributo accanto ad altri vari elementi per garantire l'Avs a lungo termine", conclude.

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