Svizzera

Ps sotto i riflettori, il ruolo di seconda forza pare blindato

Il ritiro di Alain Berset garantisce visibilità al Partito socialista. I sondaggi lo confortano, ma al Consiglio degli Stati rischia di perdere peso

In ripresa anche nei cantoni, dopo una prima parte di legislatura piuttosto difficile
(Keystone)

Berna – Il PS dovrebbe confermare senza particolari patemi d'animo la propria posizione di secondo partito svizzero alle Elezioni federali del prossimo ottobre. I socialisti sono dati in leggero rialzo dai sondaggi, ma sembrano soffrire di una certa mancanza di visibilità in tempi di crisi.

Secondo l'ultimo barometro della SSR, pubblicato di recente, il PS ha un cuscinetto di tre punti percentuali di vantaggio sul PLR. Dovrebbero quindi esserci tutti i presupposti affinché resti il secondo partito preferito dagli svizzeri dietro l'inarrivabile UDC, il che metterebbe in cassaforte la seconda poltrona in Consiglio federale.

Senza Berset

Sicuramente una buona notizia per i socialisti, che dovranno affrontare la campagna consci che la loro locomotiva Alain Berset, influente e popolare, lascerà il governo in dicembre, liberando un seggio al quale Verdi e Verdi liberali potrebbero ipoteticamente anche fare un pensierino.

L'addio dopo dodici anni del friburghese potrebbe indebolire il PS nell'esecutivo. L'altra rappresentante in Consiglio federale, Elisabeth Baume-Schneider, non ha certo lo stesso peso del navigato Berset. La giurassiana, ancora relativamente nuova in questa veste, deve farsi le ossa, ma è già uno dei bersagli prediletti dell'UDC.

Tuttavia, non tutto viene per nuocere. La corsa alla successione di Berset, che attende di entrare nel vivo, permetterà ai socialisti di prendersi le luci della ribalta. Una visibilità che può sicuramente tornare comoda.

In ombra durante le crisi

Il PS si sta dando da fare su più fronti per marcare presenza. Di recente ha per esempio lanciato un'iniziativa popolare sugli asili nido per garantire a tutti i bambini una custodia extrafamiliare, senza dimenticare il referendum contro la riforma del secondo pilastro. Altri testi saranno poi prossimamente sottoposti a votazione, vedasi l'iniziativa per una 13esima rendita AVS e quella per premi di cassa malati meno onerosi.

Nel corso della legislatura ormai al tramonto, il PS ha ottenuto vittorie su temi sociali quali il congedo paternità e fiscali come il no all'abolizione della tassa d'emissione. Non sono mancate però le sconfitte: cocente quella sull'innalzamento dell'età pensionabile delle donne a 65 anni, pronosticabile quella sull'imposizione minima delle multinazionali.

Riguardo agli argomenti più scottanti degli ultimi tempi, i socialisti non sono riusciti a emergere particolarmente nei dibattiti parlamentari sull'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Il partito ha fatto del potere d'acquisto una delle sua priorità politiche, ma è spesso accusato di eccessive spese pubbliche. In generale, la sensazione è che, durante le crisi, agli occhi dei cittadini al PS manchi qualcosa a livello di credibilità rispetto al campo borghese.

Parità non scalda

Una delle colonne portanti della campagna dei socialisti è sicuramente l'uguaglianza. Il problema è che, stando al già citato barometro elettorale, uno svizzero su due si dice infastidito dal dibattito sulla parità di genere. Già un altro sondaggio del mese di maggio aveva evidenziato come meno di un quinto della popolazione considerasse questo tema urgente.

Insomma, l'occhio di riguardo del PS per la parità non sembra in grado di conquistare l'elettorato. Il partito ha perlomeno messo in atto tale concetto per i propri vertici, scegliendo una presidenza bicefala con un uomo (Cédric Wermuth) e una donna (Mattea Meyer). Visto che si tratta di due svizzero-tedeschi, il rischio è però quello di pagare pegno in Romandia.

Interessante infine notare che sebbene a livello nazionale il secondo posto appaia blindato, il PS ha arrancato non poco sul piano cantonale. Stando ai dati dell'Ufficio federale di statistica, tra il 2019 e il 2023 quasi 40 seggi sono andati in fumo nei vari parlamenti. Un presupposto che renderebbe tutto sommato notevole un eventuale buon risultato fra tre mesi e mezzo. Senza dimenticare le probabili perdite al Consiglio degli Stati, con il partito che si trova nella scomoda posizione di dover sostituire diversi ‘senatori’ di lungo corso che non solleciteranno un nuovo mandato.

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