Svizzera

L'uso dell'asterisco? Non convince tre svizzeri su quattro

La questione dell'uguaglianza di genere, nonché i dibattiti sulla ‘cancel culture’, sembrano interessare solo una piccola minoranza di persone

In sintesi:
  • Secondo lo studio di Tamedia e del 20 Minuten le più sensibili alla tematica sarebbero le donne 
  • Per la maggior parte dei cittadini elvetici ci sarebbero problemi più urgenti; come i costi della salute, le pensioni e il cambiamento climatico
(Depositphotos)
22 maggio 2023
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Il linguaggio inclusivo non attecchisce in Svizzera: solo quasi un quarto dei partecipanti a un sondaggio dell'editore Tamedia e del giornale gratuito 20 Minuten ritiene che la questione sia importante e ammette di prestarvi attenzione durante la stesura di testi scritti o nel parlato.

Lo studio, pubblicato oggi, mette in evidenzia come la questione dell'uguaglianza di genere, nonché i dibattiti della "cancel culture" e del movimento "woke", non sembrino interessare che una piccola minoranza in Svizzera.

Il primo movimento, quello della "cultura della cancellazione", promuove la colpevolizzazione e il boicottaggio di personaggi pubblici o aziende che avrebbero detto o fatto qualche cosa di offensivo o politicamente scorretto. Il termine "woke" – che in inglese significa "sveglio" – caratterizza una cultura in voga in questo momento che pone l'accento sullo stare all'erta (o, appunto, svegli) nei confronti delle ingiustizie sociali o razziali.

Per la maggior parte dei cittadini elvetici – l'ottanta per cento circa –, tali tematiche sono ben distanti dall'essere dei problemi urgenti: preoccupano piuttosto i costi della salute, le pensioni e il cambiamento climatico.

Le donne sono più propense a porre attenzione all'inclusione sul piano linguistico quando scrivono o parlano: queste rappresentano il 18% che, nonostante sia meno di un quinto dei partecipanti, è una quota tripla rispetto a quella dei maschi. La fascia d'età che si è mostrata più aperta verso l'uso del linguaggio inclusivo è quella degli intervistati tra i 18 e i 34 anni d'età, quella più restia è invece rappresentata dagli "over" 65.

All'89% dei partecipanti al sondaggio non sembra piacere l'idea secondo cui l'uso di un linguaggio neutro dal punto di vista del genere debba influenzare la valutazione nelle scuole e nelle università.

Il maschile generico – che si trova, ad esempio, in formulazioni quali "l'essere umano" riferite sia a maschi che a femmine – resta ampiamente usato: il 23% delle persone che si sono prestate al sondaggio lo usa accanto alla denominazione di entrambi i generi, come nel caso emblematico di "signore e signori". A optare per la riformulazione, ovvero la scelta di un sostantivo che non sia declinato né al maschile né al femminile, è il 16% dei parlanti.

Al sondaggio sulla lingua, il sesso e la discussione culturale di marzo 2023 hanno partecipato 30'754 persone da tutta la Svizzera ed è stato svolto in collaborazione con l'istituto lucernese di indagini politiche e sociali LeeWas. Non sono presentati dati relativi alle regioni geografiche e linguistiche specifiche.

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