Svizzera

‘La neutralità svizzera evolve col tempo’

È il parere degli storici. Secondo Georg Kreis serve ‘una maggiore flessibilità con questo termine’

Lo storico Kreis
(Keystone)
1 maggio 2022
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Sullo sfondo di una situazione mondiale fondamentalmente cambiata, lo storico emerito di Basilea Georg Kreis si aspetta che cambi anche la definizione di neutralità svizzera.

La mutata situazione internazionale non significa che la Svizzera debba rinunciare alla sua neutralità, ma piuttosto che serve "una maggiore flessibilità con questo termine", dice Kreis in un’intervista alla Nzz am Sonntag.

"Bisogna cambiare tutto affinché non cambi niente", afferma lo storico basilese, citando Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Per Kreis, occorre distinguere tra il concetto di neutralità e la politica di neutralità. La politica di neutralità è sempre stata gestita in modo flessibile, ma principio e pratica spesso divergono.

Quando Christoph Blocher era ministro della Giustizia, la Svizzera ha collaborato strettamente con gli Stati Uniti nella guerra al terrorismo. Nessuno nel campo di Blocher vedeva un problema con la neutralità. "Ciò mostra una costante storica: la domenica si canta l’inno della neutralità, mentre il giorno dopo bisogna fare i conti con la realtà", prosegue Kreis.

Anche lo storico emerito Hans-Ulrich Jost dichiara in un’intervista alla SonntagsZeitung che la neutralità della Svizzera è sempre stata malleabile come una gomma da masticare. Da un lato, è stato creato un mito intorno alla neutralità, ma dall’altro il termine rimane astratto.

Ci sono innumerevoli esempi di una politica ambigua riguardo alla neutralità. In questo contesto, Jost cita il famoso storico svizzero Jean Rudolf von Salis, secondo il quale la Svizzera ha avuto un atteggiamento schizofrenico nei confronti della neutralità. Jost si dice d’accordo. Bisogna valutare le dichiarazioni di una persona dalle sue azioni. Questo vale anche per un Paese, afferma.

Le forniture di armi non sono possibili senza violare la neutralità. Il presidente dell’Alleanza del Centro Gerhard Pfister dovrebbe essere onesto quando chiede un tale passo. La Confederazione si era già trovata in una situazione simile durante la Prima guerra mondiale, quando la Svizzera fornì armi alla Francia e alla Gran Bretagna, ricorda Jost.

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