Svizzera

Lotta senza confini alle neofite

La Confederazione vuole obbligare i privati a ‘eseguire o tollerare’ interventi sui loro fondi. L’avamprogetto governativo fa discutere.

(TiPress)
10 agosto 2019
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Prendiamo la Pueraria lobata. Grazie alla crescita estremamente rapida (fino a 26 centimetri in un giorno) e ai suoi lunghi rami, questa liana originaria del sud-est asiatico – nota come ‘Kudzu’, una delle 40 specie esotiche invasive inserite nella Lista nera di Info Flora (cfr. a lato) – può arrampicarsi e coprire in breve tempo intere superfici, scalzando la flora autoctona e danneggiando le infrastrutture. In Europa la sua presenza è nota solo in alcune parti d’Italia e in Ticino, per lo più vicino ai laghi (di recente però è stata ritrovata anche in località più discoste). Con ogni probabilità – indica Info Flora, il Centro nazionale dei dati e delle informazioni sulla flora svizzera – è stata introdotta di proposito quale pianta ornamentale, poi è sfuggita dai giardini. «Aspettare anche un solo anno vuol dire ritrovarsi con una vasta superficie invasa», dice alla ‘Regione’ Mauro Togni, coordinatore del Gruppo di lavoro organismi alloctoni invasivi, istituito nel 2009 dal Consiglio di Stato ticinese.

Sforzi ‘inadeguati e inefficienti’

Pueraria lobata, Ambrosia, Poligono del Giappone, Panace di Mantegazzi: a queste e ad almeno altre tre dozzine di piante neofite invasive la Confederazione promette una lotta senza confini. Con una modifica della legge sulla protezione dell’ambiente, in consultazione fino al 4 settembre, il Consiglio federale vuole obbligare anche i privati (proprietari, ma pure inquilini, gestori ecc.) a eseguire o tollerare misure di sorveglianza e di lotta (isolamento, trattamento o distruzione) sul loro fondo (giardini, così come boschi, piazzali, particelle di terreno edificabile non edificate oppure aree industriali dismesse). Obiettivo: contenere un’ulteriore diffusione nell’ambiente delle specie alloctone invasive.

Il bilancio degli sforzi intrapresi sin qui non è entusiasmante. “Attualmente – scrive l’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) nel rapporto che accompagna l’avamprogetto – una lotta contro gli organismi alloctoni invasivi puntuale, non coordinata (oltre i confini comunali, cantonali e nazionali) e in parte anche non corretta è ancora prassi corrente in molti luoghi. Per questo motivo, malgrado ingenti spese di lotta si registrano solo lievi diminuzioni degli effettivi o casi di ricolonizzazione da parte di effettivi provenienti da territori confinanti”. “Gli sforzi si rivelano inadeguati e inefficienti”, scrive ancora l’Ufam. «La problematica non è ancora conosciuta da tutti, i soldi non abbondano e mancano le basi legali: portare avanti un discorso di lotta non è facile», spiega Brigitte Marazzi, responsabile dell’antenna sudalpina di Info Flora.

Autorità con le mani legate

I risultati insoddisfacenti ottenuti sin qui in diversi cantoni (non in Ticino, però, nonostante le limitate risorse a disposizione) sono dovuti anche all’impossibilità di coinvolgere i privati. La legge attuale impedisce di farlo. Eccezion fatta per l’Ambrosia, contro la quale anni fa è stata decretata una lotta obbligatoria che sta dando buoni frutti, oggi il detentore di un fondo invaso da questi organismi può opporsi – per ragioni estetiche o affettive – a un intervento esterno. Le autorità hanno le mani legate. E spesso è proprio a partire da questi fondi che le neofite invasive si propagano. Un domani, invece, se la modifica di legge andrà in porto, proprietari e inquilini non potranno più mettersi di traverso.

Il progetto – che riguarda anche specie animali – è «coraggioso, perché interessa un ambito delicato come quello della proprietà privata», osserva Marazzi. La botanica lo vede «di buon occhio»: i cambiamenti «dovrebbero permettere di affrontare la questione in modo più comprensivo, meglio coordinato» rispetto a oggi. «Ovviamente – puntualizza – bisognerà usare il buon senso e gli interventi dovranno essere proporzionati».

“Proporzionati” a più d’un titolo. Anzitutto, per quanto riguarda le specie da combattere. A fungere da riferimento sono la Lista nera e la Watch list di Info Flora. Si tratterà di definire dei criteri in modo da classificare le specie elencate, dalle più pericolose alle meno pericolose. A ciascun grado di pericolosità corrisponderanno specifiche misure di lotta, più o meno incisive a seconda della gravità del rischio. Anche le possibilità di intervento delle autorità (i cantoni: spetta a loro il compito di attuare le nuove disposizioni) andranno definite con cura. “Presto arriva l’ispettore del giardino”: così giorni fa la ‘Nzz’ ha titolato un articolo sul tema. E l’Associazione svizzera dei proprietari fondiari ha già fatto sapere di ritenere il progetto “sovraccarico e unilaterale”. A far discutere saranno anche le sanzioni previste (pene pecuniarie o detentive fino a tre anni).

‘Preoccupazione’ per i costi

Altro capitolo aperto: i costi. Circa 25 dei circa 90 milioni di franchi all’anno di costi supplementari iniziali saranno a carico dei detentori privati. Per la Confederazione e i cantoni resterà quindi una spesa supplementare complessiva pari a circa 65 milioni all’anno. Di questi, 5 saranno messi sul tavolo dalla Confederazione per finanziare i controlli al confine, il coordinamento delle misure intercantonali, l’elaborazione di strategie di lotta specifiche per singole specie nonché misure di sensibilizzazione. I restanti 60 milioni dovrebbero sobbarcarseli i cantoni.

Ma sull’ammontare complessivo della spesa, così come sull’esatta ripartizione dei costi tra gli attori coinvolti, pesano ancora parecchie incognite. I cantoni su questo punto non dovrebbero mancare di far sentire la loro voce. «Condividiamo l’impostazione del progetto. Abbiamo però qualche preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda il finanziamento degli interventi», afferma Mauro Togni.

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