Svizzera

‘No-paddle zone’, pro e contro

Lo sport acquatico crea occasionali conflitti alle Bolle. Ma l’idea di una zona cuscinetto non convince

(Ti-Press/Crinari)
3 gennaio 2019
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Si sta in piedi su una tavola simile a quella del surf e si rema con una pagaia. Lo stand up paddle (sup) è sulla cresta dell’onda. Va per la maggiore anche in Ticino (dov’è praticato tra l’altro a Magadino, Tenero, Locarno, Agno, Magliaso e Riva San Vitale) e nel resto della Svizzera. Agli uccelli però risulta sgradito, perfino a notevole distanza. Ora gli esperti della Stazione ornitologica di Sempach raccomandano di vietarlo in luoghi d’importanza per gli uccelli d’acqua, istituendo zone cuscinetto di oltre un chilometro intorno a essi (cfr. sotto). In pratica, significherebbe ad esempio rendere off-limits l’intero Golfo di Locarno. Mettendo fuori gioco chi offre l’opportunità di praticare il sup in quest’area.

L’idea non dispiace alla Fondazione Bolle di Magadino (Fbm). «Il problema si pone quando qualcuno non rispetta il divieto d’accesso ai canneti. Parliamo di un po’ più di una manciata di casi l’anno», dice alla ‘Regione’ il suo direttore nonché responsabile scientifico Nicola Patocchi. Per il biologo, con una zona cuscinetto di un chilometro attorno alle Bolle – o perlomeno con una che coincida con la porzione di lago che rientra nella zona protetta, a est di una linea retta che va dal campanile di Vira al porto Mappo, a Minusio – «la protezione degli uccelli diventerebbe più efficace».

Le Bolle di Magadino, iscritte dal 1982 nella Convenzione di Ramsar, sono un luogo di sosta di particolare importanza per gli uccelli di palude e un sito di nidificazione per uccelli acquatici e altre specie. I periodi «più delicati», spiega Patocchi, sono quelli della nidificazione (aprile-fine giugno) e della migrazione (marzo-giugno e agosto-ottobre), in particolare quando il livello del lago si abbassa lasciando affiorare banchi di sabbia «molto importanti per gli uccelli in migrazione, che patiscono l’avvicinamento di persone e imbarcazioni».

In prossimità delle ‘Bolle’, tavole per il ‘paddle’ possono essere noleggiate al Lido di Magadino (Toucan Club). Anche il Centro sportivo nazionale di Tenero (Cst) offre da anni l’opportunità di praticare (tra maggio e fine settembre) lo sport acquatico. «Ogni tanto capita che qualche monitore si avvicini troppo alla zona rossa, soprattutto quando il lago è basso e si formano degli isolotti alla foce del Ticino», ammette Bixio Caprara, direttore del Cst. I monitori «in genere sono attenti, ma qualcuno lo è un po’ meno», gli fa eco Patocchi. I monitori di sup «sono sensibilizzati alla problematica del rispetto della zona di protezione», assicura Caprara. Inoltre, i contatti con la Fondazione Bolle di Magadino sono «costanti». Patocchi conferma: «Ogni anno cerchiamo di coordinarci e di far capire ai monitori che non possono avvicinarsi ai canneti».

Una zona cuscinetto di un chilometro risolverebbe tutto. Caprara però è scettico. «Capisco la preoccupazione, ma allora a rigor di logica bisognerebbe vietare anche il surf. Non vedo una particolarità del ‘paddle’ rispetto ad altri sport acquatici, se non che in genere lo si pratica più vicino alla riva. Un divieto nel raggio di un chilometro attorno ai luoghi d’importanza per gli uccelli mi sembra eccessivo. Come la metteremmo con le barche a motore che vanno avanti e indietro dal porto in zona campeggio Campofelice, a un centinaio di metri dalle Bolle?». Improbabile che si arrivi a tanto. Del resto, anche alle Bolle «il problema sarebbe risolto se riuscissimo a sorvegliare al meglio l’accesso alla ‘zona tampone’», dice Patocchi. Diverso – spiega il direttore della Fbm – il discorso per le aree di canneto fuori dalla riserva (come una parte del delta della Maggia, in sponda sinistra, o i canneti in zona Mappo), dove non esistono divieti d’accesso.

Caprara ad ogni modo si dice pronto a parlare con Patocchi delle raccomandazioni degli esperti di Sempach. Ma già sin d’ora fa notare che, dopo la rinaturazione effettuata nel 2012 del fiumiciattolo nella zona della pista finlandese, le anatre al Cst sono di casa e che la convivenza tra utenti, famiglie e pennuti è «molto interessante»; in inverno, le anatre si spingono addirittura fino alla piscina dove trovano un’acqua un po’ più calda.

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