Svizzera

Fobia delle zecche. Mai così tante consultazioni

(Meteoweb)
14 maggio 2017
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Vi è una paura esagerata in relazione alla malattia di Lyme (borreliosi), legata al propagarsi delle zecche, e c’è chi la sfrutta per far soldi: ne è convinto Renaud Du Pasquier, capo del servizio di neurologia all’ospedale Chuv di Losanna.

Nei primi quattro mesi dell'anno sono state registrate in Svizzera circa 2'400 consultazioni mediche in seguito a punture di zecche, ricorda 'Le Matin Dimanche' in un articolo odierno. Si tratta del numero più elevato dal 2008. Il dottor Du Pasquier è sicuro che la Svizzera è diventata una zona in cui la borreliosi è endemica, in particolare in certe regioni ai piedi della catena giurassiana. La malattia "è quindi una realtà, ma c’è anche un timore esagerato – alcuni parlano di psicosi – che si sviluppa intorno a questo batterio: in neuro-immunologia, abbiamo molte persone che pensano di soffrire di complicazioni neurologiche legate a questa patologia, ma che sono ’falsi Lyme cronici’". Lo specialista racconta che i suoi servizi accolgono diversi pazienti con sintomi di depressione, stanchezza e dolori vari, che pensano siano dovuti alla borreliosi cronica. Vengono quindi effettuati dei test: il problema è che anche se questi sono positivi non significa necessariamente che la persona sia affetta dalla malattia di Lyme. Potrebbe semplicemente essere stata esposta ai batteri una volta nella sua vita, sviluppando di conseguenza gli anticorpi.

Di fronte a sintomi vaghi – quali dolori, mal di testa, affaticamento e disturbi del sonno – viene fatto un secondo esame. In certi casi viene effettuata una puntura lombare: se la presenza di anticorpi è maggiore nel fluido cerebrospinale che nel sangue, significa che la persona ha potenzialmente la borreliosi. In caso contrario si spiega al paziente che non soffre della patologia. "Il problema è che su internet o altrove c’è sempre qualcuno che ti dice fare test specifici, di solito in laboratori in Germania. Si tratta di un business redditizio che, secondo noi, non ha una basa scientifica consolidata", afferma Renaud Du Pasquier. "Esperti auto-proclamati presentano una diagnosi di Lyme cronica e prescrivono cure con dosi elevate di antibiotici per mesi o addirittura anni. Con il rischio che si sviluppino effetti collaterali. La ricerca attuale mostra al contrario che è inutile trattare con antibiotici persone che soffrono di sintomi vaghi".

Ma perché la psicosi? "Probabilmente c’è una una componente di moda. Molte persone preferiscono pensare che hanno la malattia di Lyme, piuttosto che la depressione o la fibromialgia", spiega l’esperto.

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