L'americana su Twitter punta il dito contro l'Usada (l'agenzia americana). Rea, secondo lei, di controllarla un po' troppo spesso.
Serena Williams insiste. Dopo aver definito «scioccante» il trattamento ricevuto durante il torneo di Wimbledon, dov'era arrivata in finale, la trentaseienne americana (vincitrice di ben 23 titoli nello Slam) prosegue la sua crociata contro le autorità antidoping. Ree, secondo lei, di non aver occhi per nessun'altra. «È stato provato, che di tutte le tenniste sono io la più controllata – scrive la tennista della Florida su Twitter –. Se c'è discriminazione? Penso di sì. Almeno manterrò lo sport pulito» dice, alludendo a un rapporto in cui si afferma che la più giovane delle sorelle Williams nel solo mese di giugno sarebbe stata controllata cinque volte, mentre le sue connazionali non più di una.
...and it’s that time of the day to get “randomly” drug tested and only test Serena. Out of all the players it’s been proven I’m the one getting tested the most. Discrimination? I think so. At least I’ll be keeping the sport clean #StayPositive
— Serena Williams (@serenawilliams) 25 luglio 2018
Serena era arrivata a Londra già parecchio arrabbiata per il controllo inopinato di cui era stata vittima qualche settimana fa, quando un agente dell'Usada (l'agenzia statunitense antidoping) si era presentato a casa sua alle 8.30 del mattino, ma lei in quell'occasione si trovava altrove. E il controllore si rifiutò di lasciare la proprietà, pur se alla fine fu costretto ad andarsene a mani vuote.