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L’autorità del nuovo Lugano. ‘Serviva nuova chimica nelle linee’

Dopo la rivoluzione offensiva decisa da Gianinazzi, i bianconeri vincono (e convincono) a Rapperswil. ‘Penso che abbiamo avuto diverse risposte positive’

Carr, LaLeggia e Fazzini hanno più di un motivo per esultare
(Keystone)
29 novembre 2023
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C’era una volta la rabbia di Luca Gianinazzi, dopo il weekend bernese col broncio. Così come, tanto tempo fa (anche alla luce di come sono cambiate le cose nel frattempo), c’era quel mostruoso 1-6 d’inizio ottobre alla Cornèr Arena, rifilato a un Lugano davvero brutto da un Rapperswil che pareva al settimo cielo. Se, due mesi dopo, suppergiù, Calvin Thürkauf e compagni serbavano ancora del rancore, l’onta di quello sfregio viene lavata sul ghiaccio della St. Galler Kantonalbank Arena, in un martedì davvero senza storia. Quello che precede il derby, tra l’altro, e che permette ai bianconeri di rifarsi una salute al termine di una serata trionfale non solo per via delle sei reti rifilate al ‘Rappi’ di Stefan Hedlund, che – e chissà poi perché – riesce a esaltarsi soltanto quando gioca in Champions.

Il men che si possa dire, è che la rivoluzione del lineup decisa da Gianinazzi dopo la sconfitta di Berna abbia dato i suoi frutti. E non soltanto per i sei gol bianconeri, in una partita mai davvero in bilico: a balzare all’occhio è soprattutto il rendimento di tutte le linee offensive, che riescono a crearsi ottime occasioni per passare. Dando prova, almeno le prime tre, di grande scaltrezza sotto porta, ma non solo: le prime quattro reti ticinesi sono tutte originate da altrettanti lanci dalla distanza. Lanci millimetrici, oltretutto: di Arcobello per Ruotsalainen il primo – con quest’ultimo che riesce infine a ritrovare la via del gol (è il suo quarto in stagione), dopo aver viaggiato alla media di un assist nelle precedenti cinque uscite) –, di Granlund per Joly il secondo, di LaLeggia ancora per lo scatenato Joly il terzo e, infine, di capitan Thürkauf per Carr il quarto. Quattro reti fotocopia o quasi, nate in primo luogo da un’ottima lettura del gioco, da parte di un Lugano che riesce ad accelerare improvvisamente la manovra non appena intravvede un varco nel (lacunoso, va pur detto) sistema difensivo avversario, grazie a precise quanto micidiali verticalizzazioni. Insomma, se quei quattro gol arrivano tutti in quel modo non può essere un caso, così come probabilmente non è un caso se nelle quattro occasioni Nyffeler non riesce mai a fermare il giocatore che gli piomba addosso, a dimostrazione dell’efficacia offensiva di un Lugano che nell’occasione dà l’impressione di poter combinare qualcosa ogni volta che si presenta nel terzo avversario col puck sul bastone.

Quando il povero Nyffeler è costretto a raccattare dal fondo del sacco il quarto disco della serata, la partita ha superato soltanto da cinque minuti il giro di boa, ma a ben vedere è già finita lì. Nonostante Hedlund decida di chiamare il timeout dopo il 3-1 di Joly, per provare a dare la scossa ai suoi. Invece non succede un bel nulla, anche perché il Lugano è bravissimo a gestire la situazione, segnando altre due volte nel periodo conclusivo per merito di Fazzini e Thürkauf. Stavolta, però, senza lanci chirurgici da una trentina di metri. «Abbiamo reagito come squadra a un weekend che non era stato positivo per noi – dice, ai microfoni di Rsi, Luca Gianinazzi –. L’intento era quello di cambiare un attimino la chimica all’interno delle linee, perché non eravamo così contenti non solo a livello di risultati, ma a tratti anche del gioco prodotto: a volte durante la stagione hai anche l’opportunità di cercare delle alternative e penso che stavolta abbiamo avuto diverse risposte positive».

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