Atletica

La nuova battaglia di Semenya: ‘Questo è soltanto l'inizio’

La sudafricana torna a parlare dopo che la Cedu ha riconosciuto delle discriminazioni nei suoi confronti. ‘Sentenza significativa per tutti gli atleti’

La sentenza di Strasburgo, tuttavia, non risolve la questione legata all’iperandrogenismo nelle competizioni
(Keystone)
12 luglio 2023
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Il giorno dopo la sentenza della Corte europea dei Diritti dell'uomo, che alimenta la sua speranza di tornare a gareggiare con le donne, Caster Semenya è pronta all'inizio di una nuova battaglia. Lo lasciano intendere le sue parole: «La giustizia si è finalmente espressa, ma questo è solo l'inizio» dice la campionessa olimpica dopo che la Cedu ha stabilito che il Tribunale dello Sport di Losanna prima, e il Tribunale federale poi, hanno discriminato la trentaduenne sudafricana, respingendo i ricorsi che lei stessa aveva presentato contro la Federazione internazionale di atletica, che le aveva imposto di assumere farmaci per abbassare i livelli di testosterone per poter continuare a gareggiare in campo femminile. Classificata come una persona con «differenze nello sviluppo sessuale», Caster Semenya legalmente è sempre stata identificata come donna ed ha rifiutato di prendere i farmaci da quando la federazione internazionale ha introdotto delle regole in materia, nel 2018. Da quel momento in poi le è stato impedito di gareggiare sulla sua distanza preferita, gli 800 metri. Oggi Semenya dice che la decisione del Cedu è «significativa per tutti gli sportivi, e solleva dubbi sul futuro di regole simili». La sudafricana esprime inoltre la speranza che tale sentenza garantirà il rispetto da parte di tutti gli organismi sportivi «della dignità e dei diritti umani degli atleti con cui hanno a che fare».

Cosa intenderà fare ora non è chiaro, anche perché nonostante la decisione della Cedu, è altamente probabile che la Federatletica internazionale non cambierà il suo giudizio in merito. In altre parole, la sentenza di Strasburgo sembra essere soprattutto simbolica. «I miei diritti violati. La mia carriera rovinata. Tutto questo così dannoso. Mentalmente, emotivamente, fisicamente e finanziariamente» conclude Semenya, senza accennare a quelli che saranno i suoi prossimi passi.

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