RUGBY

In Francia dopo le polemiche la parola passa al campo

Domani a St. Denis scatta il Campionato del mondo con la sfida tra gli All Blacks e il XV di Fabien Galthiè, dopo il polverone sollevato da Chalureau

(Keystone)
7 settembre 2023
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Il momento che tutta la Francia aspetta è infine arrivato: domani sera, alle 21.15, in uno Stade de France diventato il tempio del rugby francese – oltre che uno degli stadi più capienti d’Europa in assoluto, dall’alto dei suoi oltre 81mila posti a sedere –, les Tricolores festeggiano l’esordio nel Mondiale in casa loro sfidando una Nuova Zelanda che non necessita certo di presentazioni, e che – tra l’altro – nel giugno di sedici anni inflisse loro la peggior sconfitta della storia, con un 61-10 che ebbe il peso di un’umiliazione.

Un debutto, quello del XV di Fabien Galthiè, preceduto soprattutto dalla polemica attorno alla figura di Bastien Chalureau, seconda linea del Montpellier, convocato in Nazionale nonostante tre anni prima fosse stato condannato dal Tribunale di Tolosa a sei mesi (condizionalmente sospesi) per aver aggredito per strada due persone, da qui l’accusa di «atti di violenza commessi a causa di razza o etnia della vittima». Contro tale sentenza il rugbista aveva tuttavia fatto ricorso in Appello, e l’avvocato del trentunenne – senza rilasciare ulteriori dichiarazioni – ha precisato che tale udienza è prevista nel mese di novembre.

La convocazione di Chalureau, selezionato da coach Galthiè per sopperire all’assenza dell’infortunato Paul Willemse, ha naturalmente subito sollevato un polverone, nonostante il diretto interessato abbia subito provato a chiarire la propria situazione. «Ne abbiamo parlato con lo staff della Nazionale, lo sapevano dall’inizio – le parole di Chalureau –. È una storia vecchia e la conoscono tutti. Quel che posso dire è che ho riconosciuto i miei errori, che ho pagato per questo e nego qualsiasi insinuazione razzista. Ho voluto parlare davanti a voi (giornalisti, ndr) per rivolgermi a tutti i miei compagni, alla mia famiglia... Non è una cosa che tocca soltanto me» ha aggiunto, prima di scoppiare in lacrime.

La polemica, però, era già divampata. E non soltanto sui social media. Tanto che è dovuta intervenire anche la politica, con il premier francese Emmanuel Macron che in un’intervista concessa a L’Équipe ha detto che «sarebbe preferibile» che Chalureau non vestisse più la maglia della Francia nel caso in cui venisse condannato anche in Appello. Condanna che però, al momento, ancora non c’è. E nello stigmatizzare l’episodio, World Rugby, la Federazione internazionale, dice sì che «non c’è posto per il razzismo nel mondo della palla ovale», ricordando però al tempo stesso che esiste la presunzione d’innocenza.

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