ROLLER

Il sogno diventa realtà, Biasca campione svizzero

I ticinesi si impongono 4-3 contro il Diessbach e conquistano il primo titolo della storia per la società rivierasca. Decisivi Cleto Rè e Gregorio Boll

2 giugno 2019
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Ci è voluto poco più di un anno, ma le lacrime che rigavano il volto dei ragazzi di Orlandi dopo l’amaro epilogo della finale di Zuchwil si sono trasformate! Ruggiero e compagni piangono, questa volta lacrime di gioia, una gioia straripante e incontenibile, troppo a lungo strozzata in gola dopo quei maledetti 4 secondi contro il Montreux che nello scorso campionato avevano decretato la sconfitta nella finale secca. Straripante e incontenibile come Cleto Rè, miglior giocatore di questa finale e decisivo anche in gara 4, nel siglare le due reti che hanno ribaltato il risultato.

Il Diessbach si porta infatti inizialmente in vantaggio, con il solito Kissling, prima che Rè devii imparabilmente i tiri di Gregorio Boll e Giger mostrando cosi la via da seguire ai propri compagni. Con le spalle al muro i bernesi provano a rientrare in partita e, dopo il 3-1 sfiorato da Rè, ci riescono nuovamente grazie a Kissling, abile a incunearsi nella difesa ticinese e superare un incolpevole Figueiredo. Il primo tempo termina sul 2-2, con gli ospiti in vantaggio, però, di ben 9-1 nel computo dei falli. Nella ripresa Orlandi è bravo a risolvere una mischia e dare il nuovo vantaggio ai biaschesi. Sull’onda dell’entusiasmo arriva anche il 4-2 di Gregorio Boll, il quale dapprima si immola bloccando una conclusione e poi, sulla ripartenza di Scanavin, si fa trovare prontissimo davanti al portiere superandolo con una conclusione al volo.

Il capitano dei bernesi non ci sta a perdere e prova a prendere per mano i suoi con una terza rete personale, ma il fortino biaschese resiste anche al disperato assalto finale senza portiere e il Biasca si laurea così campione per la prima volta.

Risultato straripante e incontenibile come l'invasione di campo, rigorosamente pacifica, dei numerosi tifosi accorsi al Palaroller. Troppa era la voglia di andare ad abbracciare da vicino questi ragazzi che hanno saputo imparare in fretta dagli errori del passato e si sono presentati all’appuntamento con la storia con la consapevolezza che questa volta l’esito sarebbe potuto essere diverso. Per alcuni di loro era l’ultima occasione e hanno dato l’anima in campo, c’era una partita da vincere, un trofeo da conquistare, ma soprattutto un sogno da realizzare. Come ogni favola che si rispetti, anche quella del Biasca ha così il suo lieto fine.

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