L'APPROFONDIMENTO

L'economia apre le porte a rifugiati apprendisti

In Ticino 150 pretirocini in agricoltura, sanità, logistica, meccanica e ristorazione

TI-PRESS
25 gennaio 2018
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Feruz, 19 anni, eritrea, porta una felpa rosa che la fa sembrare una bambina, adora i dolci e vorrebbe lavorare in una pasticceria: «Non al banco perché sono timida e non mi sento sicura con l’italiano, ma in panetteria a fare cornetti». Ahmad, 18 anni, ama il cricket e viene dall’Afghanistan, dove seguiva una scuola di corano, vorrebbe diventare chef: «Sto imparando l’italiano, vorrei studiare anche il tedesco. Vedo un futuro per me in Svizzera, vorrei fare il cuoco anche se il mio sogno da piccolo era costruire case», dice. Infine Yordanos, 24 anni, eritrea, che adora fare le pulizie. «Vorrei diventare aiuto cuoca, lavare i piatti e sistemare la cucina. Sto imparando l’italiano, mi piace molto studiare la matematica. Voglio diventare indipendente», dice la donna, che è sposata (ma senza figli) in Eritrea. Tutti sono ammessi provvisoriamente e vivono in appartamento. Sono tre dei 10 rifugiati (dai 17 ai 25 anni) che in settembre hanno iniziato il secondo pre-apprendistato del progetto ‘Ristor’apprendo’ (nato nel 2016), organizzato dall’impresa sociale Sostare di Sos Ticino. Un progetto pilota al quale se ne affiancheranno altri. Nei prossimi 4 anni, il Ticino inserirà almeno 150 giovani rifugiati in 5 settori: ristorazione, settore ausiliario ospedaliero, logistica, agricoltura e meccanica di produzione (vedi sotto).

Su 12, nove fanno l’apprendistato

Siamo andati al ristorante Casa del popolo per capire come funziona il progetto che propone un percorso formativo nella ristorazione con una preparazione pratica e scolastica in vista di un apprendistato in vari ambiti. Costo: 200mila franchi l’anno per 12 ragazzi. «Tre quarti della spesa sono coperti da fondi pubblici», ci spiega la responsabile Pelin Kandemir Bordoli. La responsabile di Sostare ci illustra i risultati del primo ciclo, quello iniziato nel 2016: «Su dodici rifugiati che hanno fatto il pre-tirocinio, nove stanno ora seguendo un apprendistato in vari settori (addetti cucina, ristorazione, aiuto muratore, uno è alla ditta Regazzi)». Ma, per tre non ha funzionato. «C’era chi aveva problemi di apprendimento e viene sostenuto in un altro percorso di integrazione socioprofessionale. Purtroppo due persone non hanno voluto iniziare l’apprendistato per paura o perché avevano altri obiettivi. Con loro abbiamo terminato il rapporto di formazione», spiega. Incidenti di percorso che in futuro si cercherà di evitare per dare la possibilità di formarsi a chi è pronto. L’impegno è notevole per tutti.

Altri dieci sono in formazione

«I dieci ragazzi che hanno iniziato il pretirocinio nel 2017 sono suddivisi in due gruppi per competenze linguistiche e scolastiche di base. Fanno in alternanza una settimana intensiva di formazione scolastica (lezioni di italiano, cultura generale, conoscenze del territorio, matematica, informatica) e una settimana di pratica e socializzazione al lavoro (tecniche legate alla ristorazione, ma più in generale al mondo del lavoro). «Questi giovani sono spesso soli, senza una rete familiare e vanno supportati per raggiungere la loro autonomia», spiega. All’inizio c’è tanta diffidenza. «C’è tutto un rapporto di fiducia da ricostruire, spesso l’adulto per loro non è una figura rassicurante». Il progetto andrà valutato per capire se è efficace: «Per ora l’alternativa è lasciarli senza prospettive. Senza qualifiche non hanno possibilità di trovare un lavoro».

Solo in Ticino gli asilanti si formano in meccanica di produzione

Il Consiglio federale ha stanziato 54 milioni di franchi per consentire ogni anno a mille persone di svolgere un pretirocinio d’integrazione. Lo scopo del programma pilota, che inizierà dall’autunno 2018 e durerà 4 anni, è velocizzare l’integrazione dei rifugiati riconosciuti e chi è ammesso provvisoriamente.
«In Ticino prevediamo 150 posti di pre­tirocinio nei quattro anni, saranno finanziati dalla Confederazione su base forfettaria per il solo periodo di preparazione all’apprendistato», spiega Furio Bednarz, responsabile dell’Ufficio formazione continua e innovazione. Berna prevede un forfait di 13mila franchi a partecipante. «Lo scopo è permettere ai beneficiari di integrarsi e rendersi finanziariamente autonomi grazie a una qualifica di base».

Meccanica di produzione, una prima

Mentre Zurigo punta sull’edilizia e Friborgo sull’agricoltura, il Ticino prova più strade: ristorazione, settore ausiliario ospedaliero, logistica, agricoltura e meccanica di produzione. «Abbiamo scelto 5 settori per rispondere ad attitudini diverse e non gravare su un solo ambito», precisa. Il funzionario del Decs spiega che nel programma nazionale saranno inseriti anche i due progetti iniziati nel 2016 (‘Ristor’apprendo’ di Sos Ticino e IntegraTi della Clinica Luganese).

Per gli altri ambiti si inizierà nell’anno scolastico 2018-2019 coinvolgendo le organizzazioni del mondo del lavoro e le scuole professionali.

«Nella logistica il partner è l’associazione di categoria Asfl. Poi c’è una prima nazionale con la meccanica di produzione (assemblaggi, piccole lavorazioni meccaniche) grazie ad AM Suisse e Login, l’azienda che forma anche gli apprendisti delle ferrovie. Infine, puntiamo sul settore agricolo con il Centro Professionale del Verde di Mezzana e l’Unione contadini. Tutti settori che offrono sbocchi professionali e dove vi é una certa difficoltà a trovare apprendisti locali», aggiunge.

Chi sarà selezionato lavorerà in azienda e farà formazione in alternanza. Servirà una grande flessibilità, perché in Ticino c’è una concentrazione di rifugiati con un livello di istruzione molto basso. L’obiettivo è inserirli nel mercato.

Una chance in più per trovare lavoro

Ci chiediamo se è fattibile, visto che tanti giovani, cresciuti qui, sono in assistenza. Risponde Bednarz: «Questi numeri sono accessibili e sostenibili. Lavoreremo in modo sistematico per aiutarli ad acquisire una formazione e inserirsi nel mondo del lavoro. Oltre il 50% di chi oggi è a carico dell’aiuto sociale non ha una qualifica. Averla dà una chance in più». 

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