Tecnologia

Le dimensioni contano

‘Molto più che grande’ è lo slogan con cui viene pubblicizzato il nuovo telefono di Cupertino
31 ottobre 2014
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‘Nessuno comprerà un telefono grande’, ebbe a dire Steve Jobs nel 2010. Si sbagliava, tanto che l’iPhone 6 abbandona la dimensione a prova di pollice e lancia l’era del phablet con la Mela. ‘Questione di mercato’, fa notare Paolo Attivissimo. ‘Nulla di nuovo, Cupertino ha sempre preso le misure prima di confezionare un abito d’alta moda’, replica Michael Gibbert.

Dev’essere che negli ultimi due anni le dita umane si sono allungate. O, più semplicemente, che Apple abbia cambiato buon senso, passando da quello ergonomico a quello di mercato.

“Il tuo pollice va da qui a qui. Questo schermo più grande va da qui a qui”, recitava lo spot con cui, nel settembre del 2012, Cupertino presentava il suo nuovo iPhone 5. Motivo del vanto, il fatto che il melafonino non seguisse la moda dettata dalla concorrenza, ovvero ingrandire a dismisura i dispositivi. Telefonini sempre più grandi che erano (e sono) difficilmente utilizzabili con una sola mano. Primo esempio tra tutti, nel 2012, il Galaxy S3 di Samsung. Questione “di buon senso” puntare uno schermo piccolo e maneggevole, recitava la réclame. Esattamente due anni più tardi l’iPhone 6 è più grande e largo dell’S3.

Cos’è cambiato? Il mondo, verrebbe da dire: negli ultimi 24 mesi la richiesta di telefonini da 5 pollici o più è letteralmente esplosa (più 369% nel primo trimestre del 2014, secondo Canalys), con Cupertino ferma a 4 pollici e incapace di soddisfare il mercato. «La virata di Apple l’hanno notata tutti – rileva il giornalista ed esperto di tecnologia Paolo Attivissimo –. Da una visione quasi messianica di Steve Jobs, il quale riteneva che l’iPhone avesse misure perfette e non ne servissero altre varianti, si è arrivati a due dispositivi entrambi più grandi. È un segno che a Cupertino stanno guardando al mercato».

Secondo Attivissimo il cambiamento è da attribuire anche al fatto che la Mela non può ormai più limitarsi a soddisfare i fedelissimi: «Quando si è piccoli si possono fare magie, ma oggi è impossibile proporre un prodotto unico sperando che vada bene a tutti». 

I motivi di una scelta

Eppure la strategia di Apple non è poi tanto cambiata, fa notare dal canto suo     Michael Gibbert, decano della facoltà di Scienze della comunicazione a Lugano ed esperto di marketing. «Dicendo che Apple sta inseguendo gli altri si perde di vista il fatto che, storicamente, lo ha sempre fatto. Il motto dell’azienda è da sempre ‘essere differenti’, però non completamente differenti, ma almeno un po’. Del resto, per esempio, l’iPod non era il primo lettore Mp3 e l’iPhone non era un vero e proprio telefono. Apple è un po’ come un sarto: prima prende le misure delle cose e poi inizia a cucire. La differenza è che quando confeziona un capo, lo fa con lo spirito della ‘haute couture’». 
È vero, aggiunge il professore, «nel caso specifico le due misure dell’iPhone 6 sono una risposta alla strategia di Samsung», che da tempo ha lanciato sul mercato anche i cosiddetti phablet, apparecchi che rappresentano – dal punto di vista della diagonale dello schermo – una via di mezzo tra un tablet e uno smartphone. «Ci sono motivi validi che hanno spinto Tim Cook (nuovo Ceo di Cupertino, ndr) in questa direzione. In primis il fatto che il mercato cinese, in crescita del 50% per Apple, è innamorato degli apparecchi con schermo grande». In secondo luogo «c’è la necessità per Cook di smarcarsi dall’eredità di Jobs». Ovvero da colui che un giorno ebbe a dire: “Nessuno comprerebbe un telefono grande”.

Dal cannibalismo al Watch

Se la strategia di ispirarsi alle migliori pratiche del mercato non è nuova, la vera rivoluzione a questo giro di ruota è il fatto di aver messo in concorrenza due prodotti ‘di casa’; mai fino ad ora un prodotto Apple aveva rischiato di oscurarne un altro. «Aumentando di misura, l’iPhone 6 Plus diventa sempre più simile a un iPad mini e siccome fanno le stesse cose, viene a crearsi una concorrenza interna», commenta Gibbert.
La vera domanda, prosegue il decano  dell’Università della Svizzera italiana, è su cosa punterà davvero Apple. «In questa strategia conterà anche l’Apple Watch – prosegue –. Sarà molto interessante vedere se verrà proposto in abbinamento con l’iPhone o con l’iPad mini. Personalmente ho l’impressione che Cupertino stia puntando sul telefono, visto che nel mercato dei tablet sta perdendo la battaglia. Il futuro della Mela potrebbe essere un phablet con un orologio – o altri piccoli dispositivi – da usare come interfaccia esterna» facilmente accessibile. C’è però un ma, fa notare Gibbert: i phablet sono un ibrido e gli ibridi «possono riassumere sia il meglio che il peggio di due mondi. Il mulo, per esempio, combina la resistenza del cavallo e il mantello dell’asino, adatto a trasportare grandi pesi. Cosa succede però se invece di accoppiare un asino e una cavalla si fa il contrario? Si ottiene il bardotto, che ha il pelo più morbido ed è meno adatto al trasporto. Ebbene, ora resta da vedere se i phablet sono muli o bardotti».


Storia e diagonali 

Lo smartphone nasce con uno schermo monocromatico da 4,58 pollici. È montato sull’Ibm Simon, un telefono cellulare venduto negli Stati Uniti da Bell­South tra il 1994 e il 1995.

Attorno al 2003, sempre negli Stati Uniti, iniziano a prendere piede i primi BlackBerry. Benché non si parlasse ancora in modo così marcato di dimensioni, i modelli Quark (tra i primi smartphone ad avere un forte successo sul mercato occidentale) erano attrezzati con un display monocromatico da 2,6 pollici. Nel frattempo oltre Atlantico avevano già iniziato a circolare i primi dispositivi Windows Mobile. Molti dei display di allora non superavano i 3,5 pollici con risoluzione 320 per 240 pixel (attualmente si parla di 1’920 per 1’080 pixel).

Uno dei primi smartphone ad aver avuto successo in Europa fu il Nokia N95, che si presentava con uno schermo da 2,6 pollici.

Nel 2007 arrivò sul mercato il primo iPhone: fu una rivoluzione in termini di design, ma il display restò a 3,5 pollici (320 per 480 pixel), dimensione che il melafonino conserverà fino al settembre 2012, quando fu presentato l’iPhone 5 da 4 pollici. Nel frattempo Htc aveva già rilasciato il suo One X da 4,7 pollici e Samsung il suo Galaxy S3 da 4,8 pollici. Da allora le dimensioni hanno superato i 5 pollici. Nel 2011 uscì il Galaxy Note, considerato il primo phablet: era dotato con uno schermo dalla diagonale di 5,29 pollici. Oggi ne ha 5,7.

 

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