Curiosità

Black Mirror: le inquietudini di un futuro (quasi) presente

Vi hanno tenuto il posto
17 luglio 2017
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Fate un bel respiro: c’è un’altra serie televisiva da aggiungere alla lista di quelle da non perdere. Come se non bastassero Narcos, House of Cards, Game of Thrones, tutte lì ad aspettarvi per rubare ancora un’altra serata ai libri, o ad altro.

 La serie xi chiama Black Mirror, è inglese e in realtà è in circolazione dal 2011, ma se ne parla davvero solo ora. Non che le prime serie, trasmesse da Channel 4, lasciassero a desiderare; è che ci voleva la potenza globale di Netflix, che le distribuisce anche in Svizzera, per attirare davvero l’attenzione sulle idee visionarie dello sceneggiatore-produttore Charlie Brooker.

Black Mirror si compone di episodi indipendenti, in ciascuno dei quali si sviluppa una storia completa: per cui, volendo, potete anche guardarne solo una puntata a caso, senza dovervi preoccupare di esservi persi qualche informazione fondamentale.

Il futuro prossimo

Ogni episodio è ambientato in un “futuro prossimo”: una specie di presente gonfiato agli ormoni in cui le tecnologie di oggi si fanno ancora più raffinate, pervasive e potenti. Un tema che affascina gli spettatori di una società ormai convinta di poter catturare il futuro, fra macchine senza pilota e droni-postino, con reazioni che vanno dall’ottimismo sfrenato degli “integrati” alle geremiadi degli “apocalittici.”

Niente marziani e galassie lontanissime dunque, ma spazi a noi familiari, nei quali tuttavia ci si può innamorare di un sistema operativo (come nel film Her) o ottenere una copia artificiale della propria mente (come in un episodio della terza stagione.) Per capire di cosa stiamo parlando, meglio partire da alcuni esempi (occhio, ché ci sono alcuni spoiler).

Primo assaggio: il maiale

Nel primissimo episodio, un misterioso rapitore sequestra una principessa e costringe il primo ministro, per liberarla e per salvare la sua reputazione nei sondaggi, ad accoppiarsi con una scrofa in diretta Tv. Naturalmente tutto il Regno Unito è incollato al televisore: uno dei “black mirrors,” gli specchi neri che influenzano le nostre vite e le nostre scelte, trasformando la democrazia degli elettori in quella, surreale, dei guardoni.

 

Secondo assaggio: vota Waldo

Waldo è un cartone animato, un pupazzo blu volgare e aggressivo manovrato da un comico frustrato. Il suo produttore decide di candidare Waldo alle elezioni parlamentari. Privo di inibizioni e scrupoli, Waldo spazza via le convenzioni del dibattito politico proponendosi come “più vero” dei candidati veri. Vi ricorda qualcuno?


Terzo assaggio: vita da Uber

In questo episodio della terza stagione, ogni persona è soggetta al voto elettronico dei conoscenti, che in ogni momento possono esprimere un giudizio sulla sua “piacevolezza”, condizionandone comportamenti ed opportunità in tutti gli ambiti dell’esistenza. Un sistema simile a quello con il quale si possono valutare gli autisti di Uber dopo una corsa sui loro taxi, ma esteso ad ogni singolo aspetto della vita personale: apparire e riscuotere consensi diventa così un’ossessione che può portare alla rovina. Se vi siete mai preoccupati di scegliere la foto o le parole giuste per piacere di più su Facebook, questo è l’episodio che fa per voi.

 


Presente e futuro, fra Trump e Orwell

In Black Mirror, il futuro prossimo diventa dunque un’occasione per riflettere sul presente con un misto di preoccupazione, umorismo dark, passione e violenza. Come riassume il New York Times: ogni episodio è una critica alla compiacenza, alla tecnofilia, all’artificialità dei moderni contatti umani, alle nostre strutture politiche al collasso”. Il sapore finale, è quello di certe opere distopiche di George Orwell e Aldous Huxley. Tutte pagine che dovremmo (ri)leggere. Se solo non fossimo troppo presi davanti alla tv.

 

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