L'analisi

Clima, un ipocrita passo indietro

Alla conferenza polacca di Katowice, soltanto impegni non vincolanti per limitare il riscaldamento globale

Le energie fossili avranno ancora una lunga vita (Keystone)
17 dicembre 2018
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E finsero felici e contenti. Il congedo dei delegati della conferenza sul clima di Katowice si è celebrato in una girandola di applausi e volti raggianti con una standing ovation paragonabile per fragore all’ampiezza della sfacciata ipocrisia che contraddistingue e chiude la Cop24 svoltasi a Katowice, in Polonia. Dietro al comunicato finale vi è vertiginoso vuoto, un nulla di fatto gravido di conseguenze per il pianeta. Nulla è sembrato più liberatorio dell’esser riusciti a ergersi a paladini del bene comune, occultando collettivamente in un abbraccio impostore il senso di colpa per la comprovata inazione. Trascinati da un’amministrazione americana allegramente irresponsabile, Paesi quali Arabia Saudita, Russia o Kuwait hanno puntato i piedi.

Le energie fossili, prime responsabili del surriscaldamento climatico, hanno certamente un bel futuro davanti a sé. Coadiuvati dal Brasile del nuovo corso dalle tonalità politiche nero-brune, certamente non verdi, i Paesi produttori di petrolio hanno fatto muro: sull’altare del business si può continuare a sacrificare l’intero ecosistema. Nessun progresso reale dunque e una fragorosa risata potrebbe accompagnare la lettura del comunicato finale se in gioco non vi fosse realmente il futuro, anche immediato, della Terra: “Impegnarsi ad approntare i meccanismi per applicare gli accordi di Parigi del 2015”… bla bla bla…

Le premesse non lasciavano presagire niente di buono e il futile chiacchiericcio si profilava all’orizzonte sin dal primo giorno: l’armata negazionista capitanata da Donald Trump aveva respinto il rapporto presentato dal maggiore centro di studi sul clima, l’International panel on climate change (Ipcc) che in sostanza anticipava al 2030 le già catastrofiche previsioni per la fine del secolo. Temperature in crescita e impennata delle emissioni di anidride carbonica in grado di trasformare alla lunga l’atmosfera in una gigantesca camera a gas: il più recente rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale fa stato di una concentrazione record di CO2 di 410 parti per milione, un aumento di un terzo rispetto alle prime rilevazioni, 60 anni fa.

L’impegno a progredire, assunto a Katowice, è naturalmente non vincolante: come dire che ognuno potrà continuare impunemente a distruggere l’ambiente mentre i Paesi poveri potranno continuare ad attendere quei 100 miliardi di aiuti promessi loro, in chiave ecologica, dalla... Cop15 tenutasi a Copenaghen quasi dieci anni fa. A riprova che in queste occasioni la retorica prevale regolarmente sul senso del ridicolo, l’esito del summit di Katowice è stato definito dal suo presidente polacco “un piccolo passo che corrisponde a un grande successo”. La responsabilità del velocissimo degrado ambientale vede certamente corresponsabili le istituzioni, l’industria e la finanza che lucrano senza badare ai danni collaterali, ma anche – non bisogna dimenticarlo – i cittadini nei loro comportamenti quotidiani (dal boom delle grosse cilindrate a quello delle vacanze mordi e fuggi in aereo, senza dimenticare le scelte alimentari). Principi e regole vincolanti degli Stati sono dunque la ‘condicio sine qua non’ affinché in un mondo globalizzato e competitivo, l’economia non penalizzi i più virtuosi sul fronte ambientale. I piccoli passi della retorica, di cui si vanta la Cop24, non servono a nulla. Come ha ben sintetizzato in una reazione a caldo Durwood Zaelke, presidente dell’Institute for governance and sustainable development, in emergenza se l’ambulanza non ti porta subito in ospedale, muori. 

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