laR+ IL COMMENTO

I due pupilli del presidente

Macron dimostra un coraggio che manca a molti uomini di potere: quello di non temere di puntare su dei collaboratori che un domani possono fargli ombra

In sintesi:
  • Il giovanissimo primo ministro è ritenuto oggi un talento con pochi eguali
  • Puntando su di lui Macron cerca di ripercorrere il proprio passato
  • Il duo Macron-Attal non è sfuggito al sospetto di familismo
Il presidente insieme al 34enne neo-premier
(Keystone)
26 gennaio 2024
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Attal: manca solo la lettera “i” e verrebbe da pensare a uno dei maggiori intellettuali francesi della quinta repubblica. Parliamo dell’economista Jacques Attali, consigliere speciale di François Mitterrand e a detta di molti sua indiscussa eminenza grigia. In realtà, con il 34enne neo premier francese Gabriel Attal la situazione si inverte perché non è lui l’eminenza grigia del presidente, bensì il contrario. E non potrebbe essere altrimenti, visto che Macron è politicamente più scafato del successore di Élisabeth Borne. Diamogli tempo però, in quanto il giovanissimo primo ministro è ritenuto oggi un talento con pochi eguali. D’altronde, quando ancora non era approdato all’Hôtel Matignon ed era responsabile dell’Educazione, Gabriel Attal veniva ritenuto il ministro più popolare dell’intero governo. Di estrazione socialista, si è presto orientato verso il centro, tanto che un consigliere dell’Eliseo ha dichiarato a Le Monde che, nei suoi toni, ritroviamo “l’audacia del macronismo originale”.

Si può dire a questo punto che puntando su di lui Macron cerchi di ripercorrere il proprio passato, tanto che il suo pupillo è già considerato “presidenziabile”. Nel 2027 si terrà la prossima corsa per l’Eliseo e Gabriel Attal potrebbe trovarsi candidato a soli 37 anni. Tre anni in meno di quanti ne aveva Macron alla sua prima elezione. Nell’immediato lo attende, intanto, un impegno non da poco: ridare smalto all’esecutivo, in modo da contrastare una possibile vittoria del Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella alle elezioni europee del prossimo giugno. Poi, in luglio, ci saranno da gestire le Olimpiadi di Parigi in una capitale non ancora del tutto pacificata, con i Gilets jaunes che rifanno capolino e le periferie pronte a riesplodere. Senza dimenticare il difficile contesto di politica internazionale.

Visto che parliamo di politica estera, anche il duo Macron-Attal non è sfuggito al sospetto di familismo. Ministro degli Esteri è stato infatti nominato Stéphane Séjourné, ex marito, anche se il termine è improprio, del premier. I due, in passato, avevano convissuto e sottoscritto un Pacs, come si chiama in Francia l’unione registrata di coppie dello stesso sesso. Insomma, non siamo a un “caso Lollobrigida”, per citare il familismo di stampo meloniano, ma poco ci manca. Anche se il 38enne Séjourné sembra avere qualche marcia in più del cognato-ministro della premier italiana. Oltre a essere responsabile della diplomazia francese è deputato europeo e presidente di Renaissance, o En Marche! che dir si voglia, il partito di Emmanuel Macron. Di cui Séjourné è consigliere politico da una decina d’anni.

Nel rimpasto dell’esecutivo, che ha premiato i due pupilli del presidente, si è comunque manifestato un altro inciampo: la nuova ministra dell’Educazione, Amélie Oudéa-Castéra, colei che ha sostituito Attal nel suo precedente incarico, manda i figli alla scuola privata. Non un bel segnale per una scuola francese in difficoltà e spesso sull’orlo della rivolta.

Tornando al significato della promozione di Gabriel Attal e Stéphane Séjourné, ci sentiamo di dire che Emmanuel Macron sta dimostrando un coraggio che manca a molti uomini di potere: quello di non temere di circondarsi di collaboratori che, un domani, possano fargli ombra.

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