laR+ IL COMMENTO

Israele, Ucraina nelle teste

Solo una generale pronunciata ruffianeria o cecità ideologica può spingerci al distinguo, a giustificare una guerra assolvendone un’altra

In sintesi:
  • Le guerre in corso dovrebbero interrogarci sul rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, che per definizione non possono essere a geometria variabile: o si rispettano o non si rispettano
  • La logica delle stolte tifoserie mina la stabilità, pone una seria ipoteca sul nostro futuro: è da estirpare, dalla vita sociale e politica, iniziando dalle nostre teste

Servito su un vassoio d’argento il menu ideologico offerto dalle guerre in corso. Che siano piatti di fritti misti politici o spremute a base di preconcetti di ogni sorta, tutto concorre a consolidare le rispettive certezze. Le varie consorterie vi trovano quanto cercavano, sono tassative e non ammettono corpi spuri. I tifosi picchiettano sulle loro tastiere fino a notte inoltrata attendendo le ovazioni precotte e riscaldate che le loro tesi inscatolate materializzano sotto forma di like. Quella che tecnicamente è stata battezzata bolla di filtraggio (o bolla cognitiva) altro non è che la grande gabbia nella quale è imprigionata la nostra mente e di riflesso, con incalcolabili ripercussioni politiche, il nostro modo di vedere il mondo: selezioniamo unicamente le informazioni che suffragano le nostre convinzioni, ignoriamo quelle che le smentiscono. Il tutto a scapito della coerenza e di quell’onestà intellettuale, che si nutre di conoscenza, di dubbi e rimesse in discussione, e che dovrebbero essere alla base del dibattito democratico.

Le guerre in corso dovrebbero interrogarci sul rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, che per definizione non possono essere a geometria variabile: o si rispettano o non si rispettano. Succede invece quasi sempre l’opposto: una seppur piccola fetta a sinistra che condanna Israele dopo aver sostenuto l’aggressione russa in Ucraina: sono i ‘Putinversteher’, in sostanza quelli che, mutatis mutandis, Lenin un secolo fa aveva battezzato ‘utili idioti’, occidentali che giustificavano tutto quanto faceva l’Urss. Singolarmente abbracciano posizioni identiche a quelle della destra radicale sovranista, (coerentemente) pure filo-putiniana, ma anti-israeliana per consolidato pregiudizio antisemita. Ci sono poi specularmente quanti un po’ a sinistra e soprattutto a destra, dopo aver condannato l’invasione dell’Ucraina, giustificano ora la carneficina ordita da Netanyahu la cui pioggia di bombe ha sepolto sotto le macerie decine di migliaia di civili, sottraendo ai sopravvissuti il loro futuro, consegnandoli a dolore, miseria, rabbia e – certamente per molti – alla sete di vendetta.

A chi obietta in tutto questo una stridente mancanza di coerenza, la risposta standard è immutabile e lapidaria: Ucraina e Palestina sono realtà diverse, non possono essere paragonate. Come se la vita di un bimbo bruciato dalle bombe russe a Mariupol avesse un valore diverso da quella di un bimbo ebreo trucidato da Hamas o di uno palestinese sepolto vivo dalla mattanza israeliana. Dimenticando poi che di fatto nessuna realtà è identica a un’altra: proprio per questo il diritto internazionale e quello umanitario intervengono stabilendo le regole e la giurisprudenza. Solo una generale pronunciata ruffianeria o cecità ideologica può spingerci al distinguo, a giustificare una guerra assolvendone un’altra, a postare foto di vittime ebraiche ignorando quelle palestinesi e viceversa, a invocare la memoria dell’Olocausto mentre si attua un’insopportabile strage di innocenti a Gaza, a tollerare l’appello del premier di un Paese che si auto-definisce democratico per ‘l’estinzione di Amalek’ (il biblico popolo nemico di quello ebraico, nda). La logica delle stolte tifoserie mina la stabilità, pone una seria ipoteca sul nostro futuro: è da estirpare, dalla vita sociale e politica, iniziando dalle nostre teste.

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