laR+ IL COMMENTO

Marco Chiesa pensa a Palazzo civico: destra in subbuglio

Prende sempre più corpo l’ipotesi del presidente nazionale dell’Udc in lista per il Municipio di Lugano alle elezioni comunali di aprile

In sintesi:
  • Voci sempre più insistenti, ma il diretto interessato ancora non conferma
  • L’eventualità potrebbe rimescolare, forse definitivamente, i rapporti di forza tra Lega e Udc
  • Una discesa in campo del consigliere agli Stati porterebbe a una lista di fatto blindata, con alte probabilità di successo ma non senza creare scontento
Un derby rischioso e imprevedibile
28 dicembre 2023
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Sono giorni di febbrile attesa a Lugano. Ad agitare molti sonni della destra cittadina è la notizia della candidatura di Marco Chiesa alle elezioni comunali di aprile, ancora non confermata ma data ormai quasi per certa. Un’eventualità che avrebbe del clamoroso, perché promette(rebbe) di sparigliare le carte pesantemente. E con scosse telluriche in tutto il cantone.

Il presidente nazionale dell’Udc non ha mai nascosto il desiderio di tornare nella ‘sua’ Lugano – è di Villa Luganese –, città nella quale ha iniziato la carriera politica. Ma l’appuntamento sembrava più per il 2028 che per il 2024. Sebbene già da anni le voci si rincorressero, a frenarne la discesa in campo c’erano gli impegni federali – oltre alla presidenza del partito, c’è il seggio al Consiglio degli Stati agguantato nel 2019 e brillantemente confermato quest’autunno –, come pure dinamiche luganesi e ticinesi ancora non favorevoli. Ma in questo 2023 le costellazioni locali sono cambiate.

Chiesa è diventato locomotiva elettorale della destra, con un riscontro ben al di là di quello del partito. Udc che peraltro, pur in crescita, in Ticino è ancora in attesa dell’exploit. D’altro canto, la Lega dei Ticinesi ha incassato due sonore sconfitte sia alle elezioni cantonali sia a quelle federali, che aggiungendosi a quelle degli anni precedenti contribuiscono a renderne quantomai incerto il futuro. Resta loro la roccaforte luganese, orfana però del traino dell’ex sindaco Marco Borradori. Se per i leghisti è vitale fare bene nella propria ‘patria’, nel 2021 i democentristi hanno raggiunto un risultato storico con l’elezione di Tiziano Galeazzi. Quest’ultimo è, escluso Beat Feurer a Bienne, l’unico municipale dell’Udc in tutte le dieci più grandi città svizzere.

E proprio dalla volontà di consolidare le deboli posizioni partitiche nei centri urbani sembrerebbe essere partita la riflessione di Chiesa di candidarsi. Un proposito che si concilia con quello della Lega: confermare l’anomalia di Lugano, unica grande città svizzera ad avere un Municipio a maggioranza di centro-destra. Le convergenze sembrerebbero finire qui però. Quella che si profila come un’operazione politica ad alto tasso di successo rischia infatti di fare parecchi scontenti. Intanto perché con il sindaco Michele Foletti e l’altro uscente Lorenzo Quadri assieme a Chiesa si tratterebbe di una lista di fatto blindata. E, come ci insegna la storia anche recente ma a sinistra, può rivelarsi un boomerang pericoloso.

L’effettiva candidatura del consigliere agli Stati escluderebbe la rielezione di Galeazzi. Con quali conseguenze sugli equilibri interni? Stesso ostacolo che si troverebbero dinanzi gli altri candidati, magari giovani leghisti che hanno sì bisogno di crescere ma che incarnano un ricambio del quale il movimento di via Monte Boglia ha indubbiamente bisogno. Ma lo smacco maggiore andrebbe a toccare le alte sfere leghiste. Non è escluso che Chiesa possa superare Foletti e Quadri. Sembrerebbe che il democentrista in tal caso cederebbe il sindacato. Ma per il movimento si tratterebbe di un forte danno d’immagine con ripercussioni dall’esito imprevedibile sulla sua tenuta su scala cantonale, rappresentando il sorpasso (definitivo?) dell’Udc sulla Lega.

In attesa della conferma della notizia, o a questo punto di una sorprendente smentita, e dell’assemblea democentrista prevista a fine gennaio, non resta che chiedersi se la mossa possa davvero giovare all’area.

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