laR+ IL COMMENTO

Ticiconsult, una nota che apre altri interrogativi

La questione che davvero conta è prettamente politica, e non riguarda soltanto Marco Chiesa e l’Udc: da Gobbi gesto di cortesia o sgambetto?

In sintesi:
  • Nessuno è stato finora in grado di confermare se un procedimento da parte dell’Autorità di vigilanza sia stato aperto o meno
  • La breve cronistoria della vicenda è stata portata ieri nell’aula del Gran Consiglio dal direttore del Di
A pochi giorni dalle elezioni federali
(Ti-Press)
17 ottobre 2023
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Con “atteggiamento collaborativo” e in “buona fede”, i rappresentanti della fiduciaria Ticiconsult, nella persona del suo socio fondatore Marco Chiesa, consigliere agli Stati Udc nonché presidente nazionale del primo partito svizzero, si sono presentati dinanzi all’Autorità di vigilanza di loro spontanea volontà, “anticipando l’intervento” di tale autorità “che sarebbe giunto di lì a poco” per chiedere delucidazioni sull’applicazione della LFid al loro caso concreto. Dopo i due incontri avvenuti tra le parti, si è giunti alla “sanatoria” della società con l’ingresso di un nuovo fiduciario autorizzato che ha sostituito la precedente uscente.

La breve cronistoria della vicenda Ticiconsult, ricostruita tramite una nota della stessa Autorità di vigilanza, è stata portata ieri nell’aula del Gran Consiglio dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. Una nota che apre più interrogativi di quelli che riesce a chiudere. Purtroppo le ambiguità comunicative contenute nel testo certamente non facilitano la comprensione della reale portata della faccenda. Siamo passati in queste settimane da chi ritiene il caso un “petardo bagnato” a chi grida allo scandalo: il tutto a pochi giorni dalle elezioni federali in cui Chiesa metterà in gioco il suo seggio agli Stati, oltre alla sua permanenza alla testa dell’Udc.

Il buon senso del cittadino medio direbbe che laddove si parla di “sanatoria” si stia dando per acquisito che precedentemente all’intervento “sanatore” c’era qualcosa di non conforme. Così come chiunque può pensare che davanti alla “buona fede” e a un “atteggiamento collaborativo” c’è poco da sospettare.

Resta il fatto che fino a oggi nessuno sia stato in grado di confermare se un qualsivoglia procedimento da parte dell’Autorità di vigilanza sia stato aperto o meno nei confronti della Ticiconsult per aver operato per 14 mesi senza un fiduciario regolarmente iscritto all’albo. Accertamenti sì, ma non è la stessa cosa.

L’impressione che se ne ricava è dunque che valga poco la pena soffermarsi esclusivamente sugli aspetti tecnico-giuridici: essi verranno più presto (ci auguriamo) che tardi chiariti da chi di dovere.

La questione che davvero conta è prettamente politica, e non riguarda soltanto Marco Chiesa e l’Udc. Sarebbe sul piano dell’opportunità che andrebbe semmai analizzata la scelta del binomio Chiesa-Marchesi di aprire una fiduciaria poco dopo la nomina del primo quale presidente nazionale del suo partito. Chiaro che le repliche sono a portata di mano: l’istanza per l’apertura della società sicuramente ha preceduto la nomina di Chiesa; ma soprattutto la loro attività politica, si sa, è un’attività di milizia.

C’è però un altro aspetto curioso in tutta questa storia: la mossa del consigliere di Stato Norman Gobbi di riportare il tema nell’aula del Gran Consiglio tramite la nota poco chiarificatrice dell’Autorità di vigilanza a scarsi cinque giorni dalle elezioni federali. Un gesto di cortesia dell’alleato leghista (tesserato Udc) oppure uno sgambetto? Difficile tralasciare il fatto che se non fosse stato per l’assist fornito dal capo delle Istituzioni oggi di questa faccenda probabilmente non staremmo nemmeno più parlando.

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