IL COMMENTO

La pornografia e il senso del ridicolo

Una campagna istituzionale rivolta ai preadolescenti sbaglia tutto quel che si può sbagliare in materia. Ma a suo modo, è un capolavoro

In sintesi:
  • “Ehi tu! Io ti osservo, e so cos’hai fatto ieri! Hai guardato un porno! Ahi ahi ahi! Così non va bene…”
  • Siamo nel 2023, santocielo, non è che puoi pensare ancora di terrorizzare i ragazzini
(Skp/Psc)
10 maggio 2023
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“Ehi tu! Io ti osservo, e so cos’hai fatto ieri! Hai guardato un porno! Ahi ahi ahi! Così non va bene…”

A un paio di settimane dal lancio, è difficile togliersi dalla testa la pubblicità progresso realizzata dalla ‘Prevenzione svizzera della criminalità’ (sorta d’incrocio tra un ufficio di Polizia intercantonale e una confraternita di social media manager, se ho capito bene). Da uno sfondo buio compare il cartone animato d’un brutto ceffo con la barba incolta, il naso rincagnato e le sopracciglia alla Beppe Bergomi. Così a occhio potrebbe essere un poliziotto in borghese, ma anche uno spaccabraccia della mala del Brenta. Con voce cavernosa e forte accento ticinese – dice anche “l’internèt” – il tizio continua a puntare il dito contro lo spettatore, verosimilmente un ignaro ragazzino, per metterlo in guardia contro le funeste conseguenze della consultazione di materiale pornografico.

Buttando tutto nello stesso calderone – pornografia legale, pedopornografia, sexting – il Serpico dei poveretti illustra allo sciagurato onanista le conseguenze delle sue azioni: “Arriva la polizia. Viene a prenderti a scuola, nella tua classe, al tuo banco, e ti porta via. Oppure viene a casa tua e perquisisce la tua stanza. E chiede ai tuoi genitori scioccati cos’altro combini. Lo vuoi davvero?” Dopo avere così atterrito il povero pischello, che a questo punto starà già meditando di rifarsi una vita a Santo Domingo, arriva il colpo di scena: “Tieni sempre presente: io ti osservo. Giorno e notte. Sono io…” Momento di suspense, il Grande Fratello si strappa la maschera e – tràc! – le sue vere fattezze scatenano l’agnizione, mentre la voce passa da Darth Vader a Sandra Zanchi sotto elio: “… Sono la tua mamma, e voglio solo il meglio per te, tesoro mio!”.

‘Distrugge le anime’

Elio, stavolta nel senso delle Storie Tese, si direbbe anche il responsabile del doppiaggio nella versione italiana, la più straniante. In quello francese, se non altro, il protagonista ha il tono sfavato d’un personaggio di Mathieu Kassovitz, uno che in realtà se ne frega e se fosse per lui ti venderebbe anche del fumo. Il video in tedesco, invece, è reso ancora più grottesco dal fatto che la vocina della Mutter sembra farla un uomo in falsetto.

In ogni caso viene da chiedersi di chi sia la mente spietata dietro a questo capolavoro. Stanley Kubrick? Padre Amorth? Rocco Tanica? Quale perverso burattinaio – fine conoscitore delle teorie freudiane sul perturbante, del mostruoso in Perrault, ma anche del poliziotto Hüber di Aldo Giovanni e Giacomo – è stato in grado di concepire una distopia così perfetta? E tutto al solo scopo di terrorizzare l’imberbe autoerotista che ora, anche solo per aver sbirciato qualche seno procace, può stare sicuro: lo trascineranno via da scuola davanti a tutti i suoi amichetti; i suoi genitori, distrutti dal dolore, lo ripudieranno (“dove abbiamo sbagliato?”); sua madre – che peraltro si è rivelata piuttosto incline al travestitismo – morirà di crepacuore; quanto a lui (o a lei), finirà i suoi giorni in una putrida galera, schifato e minacciato di morte da compagni di cella che certamente si saranno macchiati di reati meno infamanti, quali l’abigeato o il concorso in banda armata. Perché il porno “distrugge le anime, anche la tua”.

Tra Er Monnezza e Orwell

Sia chiaro: qui non s’intende banalizzare la questione, al contrario. La proliferazione di materiale pornografico su internet comporta tutta una serie di pericoli, ed è bene aiutare i più giovani a stare in guardia. Però non è così che si fa, come confermerebbe qualsiasi psicologo, sessuologo, educatore, a prescindere dalla ‘scuola’ e dall’orientamento politico. Non si aiutano persone che cercano di attraversare indenni la pubertà cercando di seminare paura e vergogna, con messaggi a mezzo tra “ora viene l’uomo nero” e “se ti tocchi diventi cieco” (a meno che non si creda all’umiliazione che aiuta a crescere, come quel ministruccio dell’Istruzione italiano che si diverte a titillare i neofascisti).

Chi si trova più in difficoltà nella scoperta della sua sessualità avrebbe semmai bisogno di sentirsi al sicuro, di sapere che può parlarne liberamente coi suoi genitori ed eventualmente anche con dei professionisti e con le autorità. Dovrebbe ricevere informazioni adeguate a distinguere certe innocue esplorazioni dalla pedofilia e dalle pornovendette. Il che diventa difficile, se provi a convincerlo che sua madre è un incrocio tra Torquemada, Er Monnezza e l’O’Brien orwelliano.

Onanismo istituzionale

Per fortuna queste operazioni si rivelano esse stesse, nella stragrande maggioranza dei casi, una forma d’onanismo, specie quando rivolte come in questo caso a un pubblico tra i dieci e i sedici anni. Uno spreco più o meno innocuo di soldi pubblici, visto che alla fine circolano quasi solo sui canali istituzionali. La speranza è che se davvero qualche giovinotto – o giovinotta – si troverà sottoposto a una simile tortura mediatica, sappia farsene beffe invece di spaventarsi. Dimostrando così di possedere già quel che manca a parecchi adulti: il senso del ridicolo.

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