Commento

Con il Ceneri il futuro è appena cominciato

La Città Ticino si costruirà anche facendo perno sulla galleria ferroviaria appena inaugurata

(foto Ti-Press)
5 settembre 2020
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Il terzo tassello dell’AlpTransit è ora arrivato. L’inaugurazione del tunnel di base del Monte Ceneri, dopo quello del Lötschberg oltre un decennio fa e del San Gottardo nel 2016, è il suggello a un’opera ambiziosa: trasformare la tratta alpina per eccellenza in una ferrovia di pianura in modo da facilitare il trasferimento delle merci alla rotaia. È questo, infatti, l’obiettivo principale dell’opera: evitare il traffico parassitario di mezzi pesanti attraverso la Svizzera e dare nel contempo concretezza all’articolo costituzionale (Iniziativa delle Alpi) che prevede al massimo 650mila transiti l’anno entro il 2018 proprio per tutelare l’arco alpino. Obiettivo ancora lontano visto che nel corso del 2019 sono stati oltre 900mila i Tir europei che hanno attraversato le Alpi. Per non rendere vano l’ingente sforzo finanziario (un investimento di 24 miliardi di franchi tutti svizzeri) serviranno ancora delle opere d’interconnessione con la rete europea. Ben venga, quindi, la ‘Dichiarazione di Locarno’ firmata dai ministri dei trasporti di molti dei paesi europei che mira a rafforzare il trasporto su rotaia, questa volta anche delle persone, in ottica di un’alternativa credibile all’aereo. Come è benvenuto l’accordo tra Italia e Svizzera, sempre firmato nei giorni scorsi in Ticino, per potenziare la linea Sempione-Novara e teso proprio a rendere più facile il trasbordo degli inquinanti autocarri sulla rotaia anche oltre il confine svizzero. Un modo, appunto, per valorizzare l’investimento infrastrutturale lungimirante fatto dalla Confederazione. Per questo bisogna, per forza di cose, cercare di coinvolgere i paesi confinanti nella politica di trasferimento, anche accollandosi investimenti che apparentemente vanno a beneficio di altri. La Svizzera è pur sempre il crocevia naturale dei traffici merci europei. Ricordarlo, non fa mai male.

Ma uno degli ‘effetti’, diciamo così collaterali, della nuova trasversale alpina è che oltre a rafforzare il traffico merci svizzero ed europeo lascia in Ticino un’opera fondamentale con valenza tutta cantonale. Dopo aver già accorciato le distanze con il resto della Svizzera grazie al tunnel di base del San Gottardo, aver ‘abbattuto’ metaforicamente il Ceneri, impalpabile confine politico tra due realtà ancorate ai rispettivi campanili, sarà forse il merito più grande che le si potrà concedere a questa opera. Da oggi alla fine dell’anno sarà un susseguirsi di test tecnici, ma già dal prossimo orario ferroviario di dicembre i pendolari ticinesi potranno assaggiare i benefici di una tratta – quella da Lugano a Bellinzona – che si percorrerà in soli quindici minuti. In mezz’ora si andrà dalle rive del Ceresio a quelle del Verbano. Ma la rivoluzione vera ci sarà solo dall’aprile del prossimo anno quando anche tutto il sistema dei trasporti pubblici ticinese sarà ridisegnato attorno alla nuova galleria. Per i prossimi quattro anni, infatti, il Cantone investirà 100 milioni di franchi l’anno proprio per cercare di decongestionare le strade aumentando l’offerta di trasporto collettivo. Il Ceneri da collina quasi ‘invalicabile’ diventerà l’infrastruttura metropolitana della futura Città Ticino che farà perno sui principali tre centri cittadini: Lugano, Bellinzona e Locarno. Insomma, il futuro è appena iniziato.

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