Commento

Giovani e media, fra dubbi e fai da te

I giovani hanno sempre meno fiducia nei giornalisti quando trattano temi politici. Quale insegnamento possiamo trarre?

12 aprile 2018
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I giovani hanno sempre meno fiducia nei giornalisti quando trattano temi politici.

È un dato impietoso (almeno per chi scrive) emerso da un recente sondaggio promosso dalla Federazione svizzera dei parlamenti dei giovani. Citiamo dallo studio: ‘Il ruolo del giornalista, come figura che verifica e pubblica informazioni sulla politica, è sempre più sotto pressione: da un lato a causa del cambiamento mediatico in corso; dall’altro anche a causa della necessità di offrire una cronaca oggettiva e veritiera’.

La fiducia al ribasso si traduce quindi in un minor interesse per le informazioni politiche riportate dalla stampa. Così i mass media che se ne occupano finiscono per esser meno consultati dai giovani. Al contrario, piattaforme sé dicenti ‘neutrali’ (che si basano – a detta del sondaggio – ‘esplicitamente sui fatti’) stanno diventando sempre più interessanti, perché ritenute ‘canali affidabili’.

Quale insegnamento possiamo trarre noi giornalisti?

La prima lezione è capire/accettare che il mondo dell’informazione si sta trasformando radicalmente e che la rivoluzione copernicana in corso sarà permanente. Si stanno affermando modelli molto più orizzontali di comunicazione, che permettono a chiunque di cercare e (teoricamente!) di verificare se quanto vien detto o scritto sia vero e giusto, e anche se chi informa ci abbia messo del proprio nel tentare di influenzare il lettore. Così, non appena il fruitore di notizie sente puzza di zolfo, che fa? Si indirizza molto più facilmente di prima verso altre fonti d’informazione considerate più dirette e, a suo parere, meno inquinate.

Quindi, prima conclusione per noi giornalisti che lavoriamo al fronte: cerchiamo di essere il più possibile lineari nell’affrontare le tematiche e il più possibile rispettosi di chi ci legge, nel senso che dobbiamo sforzarci di dare tutti gli elementi (i fatti) necessari perché il lettore possa farsi autonomamente un’opinione. Loro, i giovani, non riusciremo mai a conquistarli se crederanno di avere di fronte mass media che tentano (quasi fossero genitori ansiosi e protettivi) di condurli per mano. Ragionamento che vale per loro, ma non solo per loro!

Stupisce comunque che i rimproveri vengano proprio dai giovani che sono immersi in un mondo nuovo nel quale (purtroppo) spesso l’affidabilità delle fonti ‘fai da te’ è abbastanza difficile da verificare. Le (contagiose e velenose) ‘fake news’ abbondano infatti nella rete, mentre non dovrebbero esistere sulle testate tradizionali a prova di deontologia, dove c’è chi maneggia informazione per mestiere ed è chiamato a rispettare le regole dell’arte, mettendoci la penna, la firma e la faccia.

Molto probabilmente uno sforzo è dunque necessario su entrambi i fronti: come detto sul nostro di giornalisti nel rilucidare la credibilità e in quello dei giovani nell’imparare anche a dubitare almeno un pochino dell’affidabilità delle notizie acchiappate qui e là.

Chiari moniti in questo senso stanno giungendo a tutti, proprio in questi giorni, sui rischi e i pericoli della giungla digitale. Rischi e pericoli saliti alla ribalta con lo scandalo Cambridge Analytica e coi tentativi di influenzarci come consumatori e (ahinoi!) pure come elettori con notizie persino create da algoritmi. Per fugare almeno in parte questi nuovi dubbi, che investono frontalmente in primis Facebook, non bastano certo i recenti mea culpa di mister Mark Zuckerberg!

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