Commento

Urca la Peppa

Venerdì nero per il governo, messo nuovamente sotto pressione su due fronti: dal parlamento e dalla procura

24 febbraio 2018
|

Venerdì nero per il governo, messo nuovamente sotto pressione su due fronti: dal parlamento e dalla procura. Il nodo è quello dei rimborsi, dei salari extra e dei doni ai membri del Consiglio di Stato, precisamente: un bel regalo (esentasse) del valore massimo di 10mila franchi a fine mandato (da qualcuno percepito negli anni persino in soldoni tintinnanti), un paio di salari mensili extra sempre a fine mandato, e un analogo trattamento forfettario di 6mila franchi per il cancelliere. Urca la Peppa! Dulcis in fundo, i 300 franchi mensili per il telefonino, oltre ad altre cosette minori. Tutto ’sto po’ po’, che va ad arrotondare il salario dei consiglieri di Stato necessita di una base legale. Che non c’è. Per questo mercoledì alla fine del dibattito tenutosi in Gran Consiglio – che ha persino spinto il capogruppo Ppd a chiedere l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta – il governo si è affrettato a scrivere alla presidenza del legislativo di essere disposto a regolare formalmente le diverse questioni: per loro e per il cancelliere. Tutto a posto, dunque? Macché! Mostrando perlomeno scarso tatto politico, il governo ha pure avvertito i membri della presidenza che ‘salvo avviso contrario da parte vostra, la prassi vigente rimane immutata’. Tradotto: sappiamo che non abbiamo le carte in regola, le metteremo a posto, ma intanto continueremo a versarci quello che crediamo ci spetti se non ci intimate l’‘Alt’! Ma quell’‘Alt’ era già giunto in serata forte e chiaro dal parlamento e prima ancora dalle limpide motivazioni del decreto di abbandono della procura. O ci sbagliamo? Così l’ufficio presidenziale del parlamento ha dovuto ribadire cosa è legale all’indirizzo del governo.

Ma era proprio necessario, per l’esecutivo, spingersi fino a quel punto? Se lo stanno chiedendo in tanti. Per diverse contingenze. Uno: se vien detto al governo che su alcuni rimborsi è fuorilegge, siccome le leggi valgono per tutti, perché continuare come se nulla fosse? Secondo: il Paese sta già assistendo allibito alla vicenda Argo 1. Non basta forse già come (pesante) monito? Terzo: è emerso abbastanza palesemente quanto la questione dei rimborsi e dei privilegi dei ministri si trascini, non senza polemiche, da ormai vent’anni. Lo sapevano che stavano camminando sulle uova! Mancassero un paio di mesi alle elezioni, quella richiesta boomerang non l’avrebbero mai fatta.

Scriviamo queste righe pur sapendo che fra i ministri non mancano quelli che hanno, per senso dello Stato e rispetto delle istituzioni, persino rinunciato a gettoni a cui avevano diritto a favore dell’ente pubblico. Ma insistere così, ora e subito, per ottenere anche pochi franchi significa esporsi a interminabili polemiche e nutrire l’anti-politica che guarda al palazzo con diffidenza. Il caso di Bellinzona, coi salari dei municipali fucilati alle urne, è sintomatico.

Quanto all’ultimissima novità, ossia la riapertura del procedimento penale contro ignoti per abuso di autorità, essa aggiunge sconcerto allo sconcerto. Il procuratore generale aveva appena assicurato che l’esecutivo si era limitato ad avere un comportamento ‘superficiale e omissivo’ ma non doloso. Urca la Peppa bis. Si vedrà.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔