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A proposito di ‘social’

Il “social-pensiero” che ormai dilaga nella nostra vita quotidiana e attraverso il quale ognuno di noi ha la possibilità di interagire su tante tematiche e argomenti di attualità, è uno strumento di un enorme impatto mediatico sulla pubblica opinione e sul singolo!
Tuttavia, avrebbe esso i giusti requisiti per considerarsi reale espressione di una coscienza collettiva?
È una domanda che merita di essere analizzata, considerando che i tanti contenuti del “social-pensiero”, chiamiamolo pure così, si dispiegano in un vastissimo spazio dialettico, ma che, per tanti altri versi, purtroppo, degrada anche in pessime forme troppo spesso anche lesive della dignità di chicchessia e di cui vorremmo, molto volentieri, poterne fare a meno.
Poiché sui “social” vengono espressi giudizi molto personali sugli accadimenti nella nostra società, che riguardano tante diverse tematiche, verrebbe più spontaneo attribuire alle tante e disparate voci una valenza solo esclusivamente personale e quindi appartenenti a una categoria che potremmo più realisticamente definire dell’“ognuno per sé".
Sia che si tratti di argomenti gossip o frivoli, oppure di politica, economia, o quant’altro, ognuno si esprimerebbe secondo i propri intendimenti prevalentemente soggettivi.
Tuttavia, analizzando i vari commenti che la gente comune esprime attraverso i diversi siti comunicativi, nessuno escluso, e volendo sintetizzare il globale contenuto di tutti gli interventi, emergerebbe, sicuramente, una traccia seppur sottile, che avvicini le singole sensibilità, seppur nella loro vasta diversità, trasformandola in un sentire pressoché unitario.
In tal modo la sintesi generalizzata di un “social-pensiero” potrebbe meritare d’esser considerata “già acquisita” nell’ambito di un collettivo pensiero dominante.

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