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Targhe, l’aumento tradisce la volontà popolare

(Ti-Press)

Quale primo firmatario dell’iniziativa popolare ‘Per un’imposta di circolazione più giusta’, in questi ultimi giorni sono stato sollecitato da centinaia di cittadini, raccogliendo il malcontento di molti per l’aumento dell’imposta di circolazione. Naturalmente, ho avuto modo di spiegare loro cosa è successo e chi devono ringraziare.

Sull’imposta di circolazione sta succedendo esattamente ciò che era stato previsto e denunciato pubblicamente dal Centro, ovvero un aumento di quest’imposta per migliaia di ticinesi, contrariamente a quanto successo nel 2023 con la nostra iniziativa. L’avevamo detto e avevamo anche fatto una proposta parlamentare concreta per evitare di tradire la volontà popolare. Ma gli altri partiti non ci hanno ascoltato.

Certo, c’è chi paga anche di meno, ma per molti cittadini si tratta di un aumento ingiustificato perché i ticinesi nel 2022 hanno votato sulla riduzione dell’imposta al 92% degli automobilisti. Mentre ora, in base a stime non ufficiali, l’aumento toccherebbe più di 100’000 automobilisti. Esattamente ciò che il Centro ha combattuto ed evitato con la sua iniziativa.

A irritare non è solo l’aumento, ma anche il fatto che si tratta del terzo cambiamento di calcolo dal 2022 a oggi, andando anche a complicarne la comprensione per il cittadino medio.

Questo cambiamento del metodo di calcolo, inoltre, tradisce la volontà popolare che aveva sostenuto il principio “chi più inquina, più paga”. Infatti, Norman Gobbi ha voluto far rientrare nel calcolo sia peso che potenza dei veicoli cercando addirittura di far passare l’idea che fosse conforme all’iniziativa votata dai ticinesi che, invece, considerava solo l’emissione di CO2 quale unica variabile. Con la nuova formula applicata per il 2024, chi ha fatto una scelta virtuosa dal punto di vista della sostenibilità ambientale dopo l’esito della votazione popolare è ora sfavorito e paga di più: da una parte, per essere concreti, una Fiat 500 elettrica a zero emissioni pagherà di più a causa del peso delle batterie, mentre dall’altra un’Aston Martin Vantage V8 Coupé (328 g/km di emissioni) pagherà di meno.

Non da ultimo, dobbiamo parlare del peso a vuoto dei veicoli. Infatti, sin dal lancio dell’iniziativa popolare dicevamo che il peso avrebbe svantaggiato i veicoli elettrici (a causa delle batterie) e quelli familiari (notoriamente grandi e spaziosi). Nel mio caso, per citare un esempio, la Vw Touran (7 posti) – tipico veicolo per le famiglie – quest’anno ha subito un aumento del 70 per cento.

A quelle migliaia di ticinesi a cui è aumentata l’imposta di circolazione serve a poco comunicare – come ha fatto la Sezione della circolazione – che “l’insieme delle imposte di circolazione pagate nel corso del 2023 (pari a 80 milioni di franchi circa) rimarrà uguale anche nel 2024: ciò significa che non vi sarà alcun aumento per l’insieme delle detentrici e dei detentori di auto ticinesi”. Forse, ma sono di parte, il Dipartimento delle istituzioni e gli altri partiti (Plr, Lega, Udc, Ps e Verdi) avrebbero dovuto seguire il Centro quando chiedeva di replicare l’imposta del 2023 anche nel 2024 così da prenderci il tempo per fare i giusti approfondimenti e capire chi sarebbe stato toccato dai cambiamenti.

Certo, qualcuno ha affermato che le priorità dei ticinesi sono altre, ma come sempre è una questione di punti di vista. Chiedete a chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, quanto fa male anche solo un piccolo aumento dell’imposta di circolazione in un contesto in cui negli ultimi anni abbiamo solo subito aumenti del costo della vita. Per il Centro le priorità sono chiare: i più deboli vanno tutelati, il potere d’acquisto del ceto medio va mantenuto e la volontà popolare dei ticinesi va rispettata. Sugli aumenti dell’imposta sono ora gli altri partiti a prendersi le responsabilità sapendo che noi li avevamo avvisati in tutti i modi.

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