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Da Venezia al Ticino, quale fastidio?

Dalla sala comando-ufficio della sua azienda, ben protetta da solleoni estivi e da intemperie, l’imprenditore Alberto Siccardi commenta quanto vive ogni giorno sulle strade del Ticino (e di Venezia). Si potrebbe desumere che non conosca quanto succede negli altri cantoni o in altri paesi, per esempio in Germania.

Le strade non servono solo alla circolazione dei mezzi di trasporto individuali, pubblici, dei fornitori, dei pedoni e dei ciclisti (sì, anche loro) ma accolgono nelle loro viscere le infrastrutture di alimentazione di elettricità, di gas e acqua, telecomunicazioni, fibre ottiche, spesso di teleriscaldamento. Vi risiedono pure le infrastrutture essenziali per allontanare le acque reflue, sporche o meteoriche. Tutto ciò per dire che la strada non è solo superficie ma ha un volume indispensabile per la funzionalità dell’ambiente urbano.

Il signor Siccardi pare non sappia che le infrastrutture hanno termini di scadenza, purtroppo non segnalati sui paracarri, a differenza dei prodotti che ci arrivano in casa.

Le pavimentazioni durano, a dipendenza del traffico supportato, 20-25 anni, spesso anche meno; le tubature fognarie o di approvvigionamento ogni 30-70 anni vanno rinnovate o potenziate; l’energia elettrica o del metano, devono seguire l’evoluzione di nuovi edifici industriali, commerciali o residenziali per soddisfare il crescente e variabile fabbisogno.

Per fortuna, dico io, il numero di persone necessarie per portare a termine i lavori è in costante diminuzione grazie all’evoluzione di macchinari sempre più performanti e ai materiali migliori. Tuttavia, capita spesso che quei pochi addetti, “raccolti in gruppetti di operai che chiacchierano” aspettano, per esempio, la fornitura dell’asfalto che giunge in cantiere alla giusta temperatura (160°), confezionato in un impianto a 30-40 km di distanza. O del beton che vi arriva fresco, appena confezionato alla centrale. Just in time, come si dice nell’industria! Inoltre, i materiali necessari per i lavori di costruzione o di manutenzione stradale non possono essere stoccati immediatamente vicini al cantiere ma devono essere forniti man mano che servono posati in opera: molto spesso, infatti, sul posto mancano spazi sufficienti e adeguati.

Non si dimentichi che un cantiere per infrastrutture è, nella sua specifica complessità e caratteristica, pur sempre un prototipo, anche se progettato e programmato con largo anticipo da professionisti specialisti.

Non difendo lo Stato accusato di “protervia” ma quale cittadino, già consigliere comunale e municipale (e professionista) mi sento colpito dall’affermazione di “non essere adeguatamente informato”.

Il nostro sistema democratico ci offre la possibilità di decidere cosa fare e come spendere o investire sia a livello comunale che a livello cantonale per garantire il funzionamento della nostra società, grazie ai Consigli comunali e al Parlamento cantonale che esaminano, discutono e decidono. I quotidiani, molto presenti e attenti a ciò che succede nei comuni e nel cantone, informano spesso e a volte in modo eccessivo, dettagliando il più banale tema e intreccio.

Il signor Siccardi saprà che negli ultimi 50 anni la popolazione in Ticino è aumentata di importante misura, così come è aumentato il numero dei frontalieri che contribuiscono in modo significativo al benessere e alla produttività dell’economia del nostro Cantone. È anche cresciuto a dismisura il traffico privato, la larghezza e il peso delle auto e dei camion (fino a 40 tonnellate) che riforniscono l’economia ed esportano i prodotti dell’industria.

Il tono polemico e inadeguato, dalle affermazioni azzardate, dello Spazio Libero di Siccardi non fa che fomentare sentimenti errati, fornendo argomenti a tanti tuttologi da barsport, disinformati e incompetenti, ma portatori di verità incrollabili.

In una società nella quale i generalisti sono sempre più rari, toccherebbe agli specialisti, ai “mono-culturali”, informarsi di ciò che succede al di fuori del proprio orto di competenze.

I cantieri non deturpano il paesaggio più di tanti orribili edifici e insegne. Creano sì, disagi, ma servono ai cittadini e all’industria. “Divorano fondi”? Sarebbe più corretto parlare di costi per la manutenzione e la conservazione del patrimonio, e di investimenti, ovviamente.

I cantieri “Intralciano la vita”? Servono proposte, più che polemiche.

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