I dibattiti

Aim: di forma e contenuti

Il principio dell'ente autonomo darà la possibilità di stare al passo con i tempi e concentrarsi sulla vocazione pubblica delle Aziende

C’è elettricità nell’aria?
(Ti-Press)

Dalle colonne de ‘laRegione’ del 13 ottobre, Eugenio Zippilli si chiede perché il Consiglio comunale di Mendrisio abbia deciso, nella seduta del luglio scorso, di approvare una mozione (firmata anche dal sottoscritto) che chiede al Municipio di avviare il processo per la trasformazione delle Aim in un ente autonomo di diritto comunale. Di primo acchito – e dopo aver partecipato al referendum del 2017 contro il cambiamento dello statuto giuridico dell’azienda municipalizzata in Sa a fianco dello stesso Eugenio – mi verrebbe da ribattere che questa mozione risponde appunto alle contrarietà sollevate nel rapporto di minoranza del 2017 (firmato da Françoise Gehring e Claudia Crivelli Barella) in relazione alla perdita di controllo democratico e all’opacità intrinseche di una società di diritto privato.

Un rapporto in cui, a pagina 4, si affermava che: “(…) La flessibilità nella gestione può essere raggiunta con altri costrutti giuridici che non prevedono un impianto che in futuro potrebbe essere usato per trasferire quote di proprietà a terzi, come ad esempio l’ente autonomo di diritto comunale (art. 193c LOC e segg.)”; la stessa posizione è stata poi ribadita in diversi interventi durante la campagna referendaria, prendendo quale modello virtuoso l’Amb di Bellinzona. All’epoca, pure Zippilli, proprio sulla Regione del 9 febbraio 2017, rimarcava come “di converso, l’azienda elettrica di Bellinzona, tuttora di diritto pubblico per decisione popolare, deve operare e opera in modo trasparente concorrendo al bilancio comunale con importanti utili”.

L’ente autonomo di diritto comunale (come, ad esempio, Ecam a Mendrisio o il Lac a Lugano), infatti, è una forma giuridica prevista dalla Legge organica comunale che, come si fa notare nel rapporto unico sulla mozione al centro delle preoccupazioni del compagno Zippilli, “(…) è retta per l’appunto dal diritto amministrativo e non dal diritto privato (…), permetterebbe ai collaboratori delle Aim di rimanere, come ad oggi, assoggettati al Rod. Inoltre, pur non sottostando la nuova forma giuridica a diritto di iniziativa e referendum, sarà possibile prevedere a livello statutario – come è stato fatto nel caso dalle Amb – che determinate decisioni strategiche vengano sottoposte al Legislativo, garantendo così i predetti diritti”.

Pertanto, fissati i capisaldi non negoziabili del mantenimento del massimo controllo democratico dell’azienda, della garanzia dell’offerta di un servizio pubblico di qualità e dei diritti dei dipendenti, per l’Alternativa, Verdi e Sinistra insieme, sono date le premesse per approfondire la discussione (ancora tutta da sviluppare e per la quale non si è firmato alcun assegno in bianco, è utile ricordarlo) su un’iniziativa che si inserisce comunque nel contesto della riorganizzazione amministrativa della Città, che ha di recente portato alla riduzione a soli sette Dicasteri e alla formazione di un dicastero multiservizi denominato ‘Ambiente e Servizi urbani’ in cui le competenze delle Aim saranno estese anche ad altri servizi comunali (rifiuti e canalizzazioni).

In conclusione, in un momento storico molto delicato per tutte le aziende distributrici di energia, è più che mai doveroso sondare la possibilità di disporre di una struttura organizzativa maggiormente al passo con i tempi, affidandosi sì a una precisa forma giuridica, ma – e qui sta la differenza rispetto al 2017 – concentrando e rafforzando l’attenzione sui contenuti e sulla vocazione pubblica delle nostre Aim.

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