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Spremuti come limoni

È di questi giorni la notizia che le Ffs intendevano installare, in 54 stazioni svizzere, da settembre, sistemi di videosorveglianza per il riconoscimento facciale. Con il nuovo sistema di raccolta dati, le Ffs si proponevano di conoscere, interpretare, classificare, correlare i comportamenti delle persone per spingerle a spendere e consumare di più. Secondo la rivista zurighese dei consumatori K-Tipp, citata da vari quotidiani, l’operazione avrebbe lo scopo di aumentare il "tasso di prelievo", cioè valutare "quanto è possibile far spendere" al viaggiatore. Un chiaro obiettivo di carattere commerciale, dunque.

Chiaramente non intendiamo negare l’utilità preventiva delle videoregistrazioni.

Secondo l’Ordinanza sulla videosorveglianza nei trasporti pubblici, del 2009 (Art. 2), lo scopo delle videoregistrazioni è di "proteggere i viaggiatori, l’esercizio e l’infrastruttura" e non di raccogliere dati per "spremere" il borsello dei passeggeri.

Ciò che ci sembra intollerabile è il fatto di registrare sempre più dati sulle singole persone. Valutare il percorso dei viaggiatori nella stazione, la loro età, il sesso, l’altezza, le dimensioni dei bagagli, la presenza di equipaggiamenti quali carrozzine, sedie a rotelle o biciclette, il tempo che i passeggeri rimangono in stazione, i negozi che visitano, come si comportano al loro interno, quanto denaro spendono in farmacie, chioschi, negozi di alimentari.

Anche se le Ffs sembrano dire il contrario, si tratta comunque di un’intrusione nella vita privata delle persone! Ci si dirà che i dati saranno distrutti e non potranno venire rubati… I rischi non possono certo essere negati.

Ci stupisce il fatto che, in nome dell’incremento del consumo, un’azienda di Stato non si ponga, prioritariamente, per le proprie scelte, criteri di ordine etico e di rispetto della sfera privata.

In nome del far soldi, le persone sono considerate solo dati da sfruttare, numeri utili per incrementare il consumo.

È importante manifestare la nostra opposizione al fatto di essere strumentalizzati, fotografati, analizzati, cosificati.

Mi si dirà che è già così, che siamo da tempo studiati, monitorati. Quando comperiamo con carte di credito o viaggiamo con la tessera del metà prezzo. Vero. Ma questo delle Ffs è un passo in più, una scelta eticamente molto più delicata, da rigettare. Ora sembra che, a seguito delle recenti critiche, la registrazione facciale sarà esclusa. Lo speriamo.

Ci deve allarmare anche solo per il fatto che le Ffs abbiano preso in considerazione, senza preoccupazioni d’ordine etico, sistemi di registrazione facciale analoghi a quelli utilizzati in Russia, in Cina, in Israele nei confronti dei Palestinesi, utili alla dittatura cinese per classificare, valutare, controllare, normalizzare, punire i comportamenti critici nei confronti del regime. È preoccupante il fatto che anche le democrazie, compresa la nostra, debbano ricorrere sempre più a strumenti di controllo e di condizionamento dei comportamenti.

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