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Pragmatismo senza liberalismo

(Ti-Press)

Secondo le rispettive definizioni, mentre il pragmatismo si concentra sull’utilità pratica e sul risolvere i problemi del mondo reale, il liberalismo si concentra sui principi filosofici e sull’ideologia politica. Tuttavia, non è necessariamente vero che queste due filosofie siano in conflitto l’una con l’altra, poiché un approccio pragmatico può essere utilizzato per raggiungere gli obiettivi liberali. Ma non è sempre così.

A nessuno piace sentirsi dire "devi essere più responsabile"! Molti lo vivrebbero come un attacco personale e si porrebbero in modalità difensiva. Questo mio scritto in nessun modo vuole richiamare ad una maggiore responsabilità collettiva ma semmai alla responsabilità individuale delle nostre scelte. Immersi in una società che corre, sollecitati da più fronti, è facile soccombere a semplificazioni all’apparenza concrete e semplici e sempre più spesso decidiamo pensando all’oggi senza considerare gli eventuali effetti nel lungo periodo. Mi spiego meglio attraverso un esempio concreto.

Tutto comincia con i risultati di un’indagine sui redditi e sulle condizioni di vita 2020 effettuata dall’Ufficio federale di statistica secondo la quale quasi il 10% della popolazione svizzera è in ritardo col pagamento dei tributi.

La soluzione, concreta e apparentemente semplice, arriva dall’iniziativa proposta da un consigliere nazionale socialista che propone di introdurre una deduzione facoltativa del salario per evitare i ritardi nei pagamenti. Sempre secondo il deputato vallesano, questi debiti fiscali hanno ripercussioni sulla salute del debitore generando maggiore assenteismo e riducendo la produttività. A mio parere qui si confondono gli effetti con le cause, ma non è neanche la parte che mi disturba maggiormente. Mi dà decisamente più fastidio che sulla base di un’analisi quantitativa (quasi il 10%) si pensi ad un’iniziativa parlamentare facendo astrazione di "oltre il 90%" di virtuosi. Di quelli che, molto semplicemente e responsabilmente, creano per esempio, un ordine permanente e alimentano un conto imposte. Trovo eccessivo pensare di avere uno dei sistemi fiscali meglio concepiti – flessibile, accurato ed anche elettronico –, da dovervi aggiungere un’ulteriore modalità di riscossione. Inoltre saranno a maggioranza le Pmi a subire l’impatto di un simile metodo. Esso non permetterebbe di risparmiare tempo altrove ma causerebbe solo inefficienza riducendo la competitività. In Svizzera le Pmi rappresentano il 99,7% delle aziende sul territorio, impiegano oltre 3 milioni di dipendenti e non necessitano di ulteriori balzelli amministrativi.

Il deputato socialista vallesano – Emmanuel Amoos – ci aveva già provato nel 2017 con il Gran Consiglio del suo cantone che però rifiutò a netta maggioranza già l’entrata in materia. L’elemento nuovo addotto dal deputato oggi, è che una applicazione federale ne migliorerebbe l’efficienza. Anche qui è vero il contrario. La legge tributaria è principalmente una competenza cantonale con aliquote che differiscono tra un cantone e l’altro. Vista la mobilità del personale in certe regioni e quindi la varietà di domicili fiscali, questo non farebbe altro che accrescere la complessità a scapito dell’efficienza. Forse, dopo il dato quantitativo, un’analisi qualitativa farebbe meglio luce sulle cause e permetterebbe di capire come risolvere il problema, senza voler mettere un elefante a fare le pulizie in un negozio di cristalli.

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